2017

IL PUNTO DI METà STAGIONE

I MOTIVI

La stagione di addio degli aerokits, responsabili di una divisione in due classi della griglia nelle due stagioni precedenti, si rivela paradossalmente la più combattuta del triennio. Nell’inverno la Honda infatti cambia approccio nella gestione elettronica del motore, adottando mappature molto più aggressive che permettono non solo ai nuovi arrivati del team Ganassi di lottare per il titolo, ma anche a compagini come SPM e Coyne di arrivare al successo. La contropartita è però un’affidabilità tutt’altro che esemplare, specialmente a Indianapolis, dove i propulsori giapponesi saltano a più riprese. Chi vede il traguardo però lo fa da protagonista, come Takuma Sato, che al termine di una prestazione maiuscola, nega a Castroneves il quarto sigillo al Brickyard sfruttando l’indubbio vantaggio di potenza del motore targato HPD. Sugli scudi chiude anche Ed Jones, veloce e solido debuttante che a fine anno porta a casa il titolo di rookie of the year. Quello di rookie a Indianapolis gli viene però soffiato da Fernando Alonso, la cui clamorosa partecipazione risveglia l’interesse internazionale sulla corsa. In ombra a Indy eccezion fatta per Castroneves, la Penske mena però le danze nel resto della stagione, guidata da uno stellare Josef Newgarden, capace di imporsi nella squadra fin dalla prima stagione, mettendo in mostra una solidità mentale oltre le aspettative, che gli permette nel finale di avere la meglio su un altrettanto superlativo Dixon e il campione in carica Pagenaud.

 

CALENDARIO

Gara Data Evento Pista Tipologia
1 12 marzo Firestone Grand Prix of St. Petersburg St. Petersburg Cittadino
2 9 aprile Toyota Grand Prix of Long Beach Long Beach Cittadino
3 23 aprile Honda Indy Grand Prix of Alabama Barber Stradale permanente
4 29 aprile Desert Diamond West Valley Phoenix Grand Prix Phoenix Ovale corto
5 13 maggio INDYCAR Grand Prix Indianapolis GP Stradale permanente
6 28 maggio 101st Indianapolis 500 Indianapolis Super speedway
7 3 giugno Chevrolet Detroit Grand Prix Race 1 Detroit 1 Cittadino
8 4 giugno Chevrolet Detroit Grand Prix Race 2 Detroit 2 Cittadino
9 10 giugno Rainguard Water Sealers 600 Texas Ovale medio
10 25 giugno Kohler Grand Prix Road America Stradale permanente
11 9 luglio Iowa Corn 300 Iowa Ovale corto
12 16 luglio Honda Indy Toronto Toronto Cittadino
13 30 luglio Honda Indy 200 Mid Ohio Stradale permanente
14 20 agosto ABC Supply 500 Pocono Super speedway
15 26 agosto Bomarito Automotive Group 500 Gateway Ovale corto
16 3 settembre INDYCAR Grand Prix at the Glen Watkins Glen Stradale permanente
17 17 settembre Go Pro Grand Prix of Sonoma Sonoma Stradale permanente

 

TEAM E PILOTI

 

Nonostante la sorprendente rimonta Honda, il team Penske ha ancora una volta capitalizzato il potenziale del pacchetto Chevrolet, dimostratosi ancora superiore nelle piste da alto carico, ma ancora deficitario sul terreno più caro alla casa di Detroit, Indianapolis. In lotta per il titolo con tutti e quattro i piloti, nonostante la tensione tra Pagenaud e Newgarden questa volta Tim Cindric e compagni hanno gestito il finale di stagione con intelligenza, evitando ulteriori duelli fratricidi e scongiurando l’ennesima beffa da un Dixon sempre in agguato.

Pilota Simon Pagenaud (FRA) Josef Newgarden (USA)
Vettura #1 HP/PPG/Menard’s #2 Verizon
Pacchetto tecnico Chevrolet Chevrolet
Ingegnere Ben Bretzman Brian Campe
Stratega Kyle Moyer Tim Cindric
Capo meccanico Billy Vincent Vance Welker

indycar.com; Chris Jones

indycar.com; Chris Owens
indycar.com; Chris Owens

Per Newgarden un titolo ampiamente meritato. Nonostante qualche errore di troppo, il pilota del Tennesse si è infatti dimostrato l’unico vero mattatore della stagione, vincendo ben 4 volte e su tutti i tipi di piste, eccetto gli ovali veloci. Soprattutto ha avuto il merito di inserirsi immediatamente in una realtà complessa come la Penske, instaurando subito un ottima collaborazione con il suo ingegnere Brian Campe, reduce da una deludente stagione con Montoya. Implacabile nel passo gara e duro quanto basta nel traffico, l’americano ha confermato di essere la potenziale superstar a stelle e strisce tanto attesa dalla serie. Pagenaud cede lo scettro con onore, al termine di una stagione positiva ma non esaltante. Inizialmente in difficoltà con il nuovo sistema frenante e raramente in totale sintonia con la sua vettura, il francese non ha mai mostrato il passo da dominatore del 2016, puntando tutto sulla regolarità. Fortunato in più occasioni a inizio stagione, è stato malamente beffato da una bandiera gialla proprio a Toronto, la gara che più avrebbe meritato. La sua stagione si è però decisa a St. Louis, dove i quindici punti persi nel discusso contatto con Newgarden hanno fatto la differenza nella classifica finale.

Pilota Helio Castroneves (BRA) Will Power (AUS)
Vettura #3 Hitachi/Shell #12 Verizon
Pacchetto tecnico Chevrolet Chevrolet
Ingegnere Jonathan Diuguid Dave Faustino
Stratega Roger Penske Jon Bouslog
Capo meccanico Travis Law Matt Jonsson

indycar.com; Chris Jones
indycar.com; Chris Jones

indycar.com; Chris Jones
indycar.com; Chris Jones

La miglior stagione degli ultimi anni è incredibilmente anche l’ultima in IndyCar per Helio Castroneves, dirottato in IMSA nel 2018. Sempre consistente ma anche incredibilmente veloce, il brasiliano dopo la vittoria (finalmente!) in Iowa e la pole a Toronto sembrava lanciatissimo in chiave titolo, motivato anche dalla speranza di rimanere in IndyCar, ma nelle ultime corse lo slancio si è smorzato, facendogli perdere la via del podio. Rimane comunque una stagione di alto livello, impreziosita da una superba prestazione a Indianapolis che avrebbe meritato miglior esito. Diversamente da Pagenaud, costante ma raramente spettacolare, nel 2017 Will Power ha alternato gare di assoluto dominio ad errori e prestazioni sottotono. Sul suo bilancio pesano in particolare l’evitabilissimo contatto con Kimball a Long Beach, la foratura in Alabama e l’incidente solitario di St. Louis. Nonostante le sei poles, il campione 2014 è sembrato soffrire Newgarden nella seconda metà stagione. Costante miglioramento in generale sugli ovali, con due successi e una vittoria sfiorata in extremis a Phoenix.

 

Dopo due anni catastrofici con Honda il team Foyt sperava di invertire la tendenza passando a Chevrolet, ma il tempismo non poteva essere peggiore. Mentre il pacchetto nipponico faceva infatti significativi progressi, il kit di Detroit ha mostrato il proprio potenziale solo nelle mani del team Penske. Con pochi test a disposizione, la squadra texana ha quindi impiegato metà stagione per venire a capo del nuovo pacchetto, non aiutata dalla ristrutturazione interna, con il direttore tecnico Will Phillips in difficoltà dopo anni passati a capo del team ingegneristico della serie. Ne è scaturita quindi una stagione sconfortante, con entrambe le vetture solo in sporadiche occasioni in grado di affacciarsi in top ten.

Pilota Conor Daly (USA) Carlos Munoz (COL)
Vettura #4 ABC Supply #14 ABC Supply
Pacchetto tecnico Chevrolet Chevrolet
Ingegnere Mike Colliver Will Phillips
Stratega Larry Foyt George Klotz
Capo meccanico

indycar.com; Chris Jones
indycar.com; Chris Jones

indycar.com; Chris Owens
indycar.com; Chris Owens

Difficile in questo caos tecnico trovare colpe dei piloti. In grande difficoltà con i freni nelle prime gare, Conor Daly ha vissuto un avvio di stagione orrendo, con il punto più basso segnato dall’evitabile incidente di Indianapolis e dal ritiro per problemi tecnici a Phoenix, corsa in cui il kit Chevy avrebbe garantito un posto in top ten. Grazie ad alcuni test proficui, l’americano è poi stato protagonista di un finale di stagione in crescendo, cogliendo un grande quinto posto a St. Louis, il miglior risultato del team. Munoz si è invece segnalato come la punta della squadra nella prima fase della stagione, riuscendo a mettere insieme 6 arrivi in top ten, tra cui Indianapolis.

 

Pilota James Hinchcliffe (CAN) Mikhail Aleshin (RUS)/Sebastian Saavedra (COL)/ Jack Harvey (ENG)
Vettura #5 Arrow Electronics #7 SMP
Pacchetto tecnico Honda Honda
Ingegnere Allen McDonald Blair Perschbacher
Stratega Robert Gue Nick Snyder
Capo meccanico

indycar.com; James Hinchcliffe
indycar.com; Chris Jones

indycar.com; Chris Jones
indycar.com; Chris Jones

Un 2016 in crescita e la stabilità dell’organico facevano ben sperare per il team SPM, protagonista di un avvio di stagione scoppiettante con James Hinchcliffe, velocissimo a St. Petersburg e poi stupendo vincitore a Long Beach. Dopo metà stagione però la luce sembra essersi spenta per la squadra, in grave difficoltà sugli stradali, il terreno meno adatto al pacchetto Honda insieme agli ovali corti. Le inaspettate difficoltà di Aleshin, meno veloce di Hinchcliffe e troppo spesso coinvolto in incidenti, hanno fatto il resto, portando ad un avvicendamento di piloti sulla vettura #7 che non ha certo aiutato lo sviluppo.

 

Pilota Max Chilton (ENG) Scott Dixon (NZL)
Vettura #8 Gallagher #9 Camping World/NTT Data
Pacchetto tecnico Honda Honda
Ingegnere Brandon Fry Chris Simmons
Stratega Julian Robertson Mike Hull
Capo meccanico Jamie Coates Blair Julian

indycar.com; Chris Owens
indycar.com; Chris Owens

indycar.com; Chris Jones
indycar.com; Chris Jones

Un campionato a due velocità per il team Ganassi, super competitivo con Scott Dixon ma solo mediocre con gli altri tre programmi. La squadra ha dimostrato ancora una volta la sua strepitosa abilità tecnica, tirando subito fuori il meglio dal complesso kit Honda, caratterizzato da una banda di utilizzo molto più stretta rispetto a un pacchetto Chevrolet più “user friendly”. Il neozelandese, autore per una volta di un avvio di stagione efficace, ha guidato la carica mancando solo per sfortuna la vittorie nelle prime corse sui cittadini e dimostrandosi l’unico pilota Honda in grado di rivaleggiare con le Penske sugli stradali. Dopo il capolavoro di Road America, nonostante una leggera flessione nelle ultime corse il kiwi avrebbe potuto fare suo il titolo senza gli sfortunati (e del tutto incolpevoli) incidenti di Indy e Texas, costati ben oltre 50 punti.

Pilota Tony Kanaan (BRA) Charlie Kimball (USA)
Vettura #10 NTT Data #83 Novo Nordisk/Tresiba
Pacchetto tecnico Honda Honda
Ingegnere Todd Malloy Eric Cowdin
Stratega Barry Wanser Scott Harner
Capo meccanico Kevin O’Donnell Ricky Davis

indycar.com; Chris Owens
indycar.com; Chris Owens

indycar.com; Chris Owens
indycar.com; Chris Owens

Insieme al 2009, l’ultima stagione di Kanaan al team Ganassi è stata forse la peggiore della carriera. Inizialmente coinvolto in vari contatti sfortunati, il brasiliano ha perso via via motivazione, rimanendo sempre lontano da Dixon su stradali e cittadini, non riuscendo a brillare neanche sul terreno solitamente amico degli ovali, dove ha comunque aiutato il compagno in più di un’occasione. La stagione di Kimball si riassumo con i due motori rotti di Indy e Texas, le uniche due corse in cui il californiano, all’ultima stagione col team, ha effettivamente mostrato un buon potenziale. Senza acuti e particolari progressi anche la stagione di Chilton, in testa più a lungo di tutti a Indy grazie alla strategia e autore di prove effettivamente convincenti solo a Road America e Watkins Glen, confermando un adattamento alla serie ancora parziale.

 

Pilota Graham Rahal (USA)
Vettura #15 United Rentals/Stake ‘n Shake
Pacchetto tecnico Honda
Ingegnere Eddie Jones
Stratega Ricardo Nault
Capo meccanico Donnie Stewart

indycar.com; Chris Jones
indycar.com; Chris Jones 

Dopo un 2016 di conferme, un’altra stagione solida per Graham Rahal, che pur non riuscendo a inserirsi nel discorso titolo si è sempre segnalato tra i più veloci piloti Honda, mettendo insieme ben 12 arrivi in top ten e 6 presenze in Fast Six. Il momento topico della stagione è ovviamente arrivato a Detroit, dove l’americano ha guidato il dominio Honda in casa Chevy, cogliendo due perentorie affermazioni che lo hanno reso l’unico pilota in grado di vincere almeno una corsa nelle tre stagioni con l’aerokit giapponese. La doppietta del Michigan è andata a sanare la delusione di Indianapolis, dove il pilota dell’Ohio ha dovuto dire addio alle speranze di vittoria per via di una foratura.

 

Pilota Sebastien Bourdais (USA)/James Davison (AUS)/Esteban Gutierrez (MEX) Ed Jones (EAU)
Vettura #18 Sonny’s #19 Boy Scouts of America
Pacchetto tecnico Honda Honda
Ingegnere Craig Hampson Michael Cannon
Stratega Dale Coyne Darren Crouser
Capo meccanico Todd Phillips

indycar.com; Chris Owens
indycar.com; Chris Owens

indycar.com; Chris Owens
indycar.com; Chris Owens

 

Pilota Ed Carpenter (USA) JR Hildebrand (USA)/Zach Veach (USA)
Spencer Pigot (USA)
Vettura #20 Fuzzy Vodka #21 Fuzzy Vodka
Pacchetto tecnico Chevrolet Chevrolet
Ingegnere Matt Barnes Justin Taylor
Stratega Tim Broyles Brent Harvey
Capo meccanico

indycar.com; Chris Jones
indycar.com; Chris Jones

indycar.com; Chris Jones
indycar.com; Chris Jones

Una stagione di scommesse perse per Ed Carpenter, a secco di vittorie per la prima volta dal 2013. I tre anni di assenza da un impegno full time non hanno infatti giovato a JR Hildebrand, mai a suo agio su stradali e cittadini. Non ha inoltre pagato la scelta di affiancare all’americano un ingegnere talentuoso ma esordiente nella serie come Justin Taylor. Non sorprende quindi che i due abbiano brillato solo negli ovali corti, dove Hildebrand ha potuto contare sulle efficacissime basi di assetto sviluppato dal duo Newgarden-Milless nel 2016. La punta del team è stato quindi più volte Spencer Pigot, spettacolare nelle prime corse in alcune  rimonte dal centro gruppo, viziate però spesso da errori evitabili e qualche problema tecnico. Il californiano, ancora insufficiente in qualifica, ha però faticato a ripetere tali guizzi nella seconda metà di stagione. Stessa storia per Carpenter, raramente in grado di competere con Hildebrand sugli ovali.

 

Dopo due stagioni buie, eccezion fatta per Indianapolis, arriva finalmente il ritorno alla competitività per il team Andretti, in generale meno efficace del duo Ganassi-Dixon, ma comunque in grado di schierare almeno una vettura da top 5 in quasi ogni appuntamento, cosa verificatasi raramente nel 2016. Prezioso a questo proposito l’innesto di Ben Bretzman, che come nelle intenzioni ha fatto da collante nel reparto tecnico, oltre che di Jeremy Milless, subito in sintonia con Rossi.

Pilota Takuma Sato (JPN) Marco Andretti (USA)
Vettura #26 Panasonic #27 Snapple/hhgregg
Pacchetto tecnico Honda Honda
Ingegnere Garrett Mothersead Nathan O’Rourke
Stratega Bryan Herta
Capo meccanico

indycar.com; Chris Jones
indycar.com; Chris Jones

indycar.com; Chris Owens
indycar.com; Chris Owens

Un anno memorabile per il trionfo a Indianapolis, ma incredibilmente con qualche rimpianto per Sato. Per nulla scoraggiato dalle ultime due stagioni catastrofiche al team Foyt, il giapponese ha mostrato la velocità e la grinta dei giorni migliori, centrando un successo che oltre a coronarne la carriera sembrava poterlo lanciare nella lotta per il titolo, sensazione confermata anche da un positivo Dual in Detroit. Peccato che poi sia arrivata la follia del Texas a frenare gli entusiasmi, con una stagione proseguita poi tra buone prestazioni (soprattutto in qualifica) alternate a qualche errore e varie sfortune. Per Andretti solo timidi miglioramenti ma niente di quanto la collaborazione con Herta faceva presagire. L’ex pilota californiano ha portato calma e metodo nella pit stand #27, contribuendo a migliorare la gestione dell’evento di Andretti, spesso tra i più veloci nelle prove libere ma poi immancabilmente in ombra in qualifica. Innumerevoli problemi tecnici nelle prime corse hanno poi fatto il resto, interrompendo la progressione e portando alla solita stagione da comparsa.

Pilota Ryan Hunter-Reay (USA) Alexander Rossi (USA)
Vettura #28 DHL #98 Napa/Castrol
Pacchetto tecnico Honda Honda
Ingegnere Ray Gosselin Jeremy Miless
Stratega Ray Gosselin Rob Edwards
Capo meccanico

indycar.com; Chris Jones

indycar.com; Joe Skibinski
indycar.com; Joe Skibinski

 

IL RACCONTO DELLA STAGIONE

Il week end di St. Pete si apre con un grosso punto interrogativo sul sistema frenante ibrido PFC-Brembo, che dopo dei primi test incoraggianti da parecchi grattacapi nelle ultime prove di Sebring e poi anche in Florida. Scott Dixon e il team Ganassi dominano le prove, guidando la sorprendente carica delle squadre Honda. A beffare tutti in qualifica è per il solito Will Power, che dopo una bandiera gialla iniziale per un incidente tra Rahal e Kimball deve cedere il comando all’arrembante Hinchcliffe. Mentre Power è tra i primi a visitare la corsia box, il canadese comanda con margine la prima fase di gara, fino a quando la pace car non è mandata in pista per eliminare alcuni detriti. L’infelice chiamata della direzione gara segna la corsa, spedendo in fondo alla classifica il gruppo di testa, che fermandosi sotto bandiera gialla finisce dietro ai piloti già transitati in pit lane. A trarne vantaggio sono Pagenaud, in difficoltà con i freni nelle prove, e Bourdais, contro le gomme in qualifica. Il pilota di Coyne, partito ultimo, dopo aver passato il connazionale assume il comando delle operazioni, controllando un non irresistibile Pagenaud fino al traguardo per andare a cogliere un’insperato successo. Alle loro spalle Sato occupa a lungo la terza piazza, prima che un ultima sosta difficile lo spedisca dietro al rimontante Dixon, bravo a recuperare fino al podio dopo essere finito quasi in fondo al gruppo. Un bel finale conduce al quarto posto Hunter-Reay, che beffa Sato in vista del traguardo, mentre problemi elettronici costano un buon piazzamento a Power.

A Long Beach nelle prove Castroneves tiene alto l’onore Chevrolet, conquistando la terza pole di fila in California in una Fast Six che coinvolge ben cinque piloti Honda. Un problema di elettronica lascia però indietro il brasiliano in partenza, lanciando al comando Scott Dixon, che dopo una neutralizzazione per un incidente tra Kimball e Power guida la corsa pressato da Hunter-Reay, Hinchcliffe e Rossi, fino a quando Andretti non rallenta in pista. Memore del disastro strategico di St.Pete, Mike Hull richiama subito Dixon in pit lane, ma l’intervento della pace car non arriva. Il neozelandese è quindi costretto ad abbandonare la strategia a due soste, rassegnandosi alle tre fermate come molti avversari tra cui Pagenaud, in rimonta dopo essere partito dal fondo per una penalità in qualifica. Quando tutti completano l’ultima sosta, Hinchcliffe assume il comando della corsa davanti ad Hunter Reay e Rossi. Dopo aver passato spettacolarmente il compagno, il rookie of the year 2016 si lancia all’inseguimento del canadese, prima di essere tradito dal motore. Poco dopo problemi elettronici costano il ritiro anche a Sato e Hunter Reay, completando il disastro del team Andretti. In seconda posizione si ritrova così Bourdais, che nel finale lascia andare Hinchcliffe, guardandosi le spalle da Newgarden. Per il canadese arriva quindi il primo successo dopo l’incidente di Indy 2015, mentre il francese consolida il comando in classifica e Newgarden coglie il primo podio per la Penske. Dixon porta a casa un deludente quarto posto precedendo Pagenaud, sopravvissuto anche a una foratura.

Dopo due corse difficili, Will Power centra la seconda pole position stagionale a Barber, precedendo Castroneves. Newgarden è solo settimo, ma con un treno di gomme fresche in più comincia la sua rimonta, facendosi largo a ruotate tra Hinchcliffe e Pagenaud, per poi installarsi in seconda piazza dopo la prima sosta. Nonostante un certo elastico rispetto al duo Dixon-Newgarden, Power in testa sembra avere la corsa in pugno, ma una foratura nel finale lo obbliga a una sosta supplementare, lasciando il campo libero al nuovo arrivato, che dopo un bel sorpasso in ripartenza contiene Dixon fino al traguardo, centrando il primo successo stagionale.

Come ampiamente previsto, la Chevrolet la fa poi da padrona a Phoenix, occupando i primi cinque posti in qualifica. La gara è quindi un affare privato tra le Penske e Hildebrand. Peccato che anche la loro battaglia sia però quasi del tutto dipendente dai pit stop, data l’estrema difficoltà di sorpasso indotta da una deportanza esagerata. Mentre Newgarden getta al vento un probabile podio rovinando per ben due volte la propria ala anteriore nel traffico, Power domina la gara, rimanendo però beffato da una bandiera gialla che lancia al comando Pagenaud. Protetto da un mare di doppiati Honda, il francese nel finale è quindi libero di veleggiare verso il primo successo su ovale, precedendo l’australiano, che nel finale deve guardarsi le spalle da un aggressivo Hildebrand. Un incidente multiplo alla prima curva rovina invece la corsa del capo classifica Bourdais.

Pos. Pilota Punti
1 Simon Pagenaud 159
2 Scott Dixon 141
3 Josef Newgarden 133
4 Sebastien Bourdais 128
5 James Hinchcliffe 120
6 Helio Castroneves 118
7 Will Power 91
8 Tony Kanaan 87
9 Ryan Hunter-Reay 82
10 Ed Jones 81

Will Power ci riprova nel successivo Indy GP, precedendo ancora Castroneves. L’australiano comanda le prime fasi, subendo però il sorpasso del compagno dopo la prima sosta. Mentre un problema in pit lane rovina la spettacolare rimonta di Pigot, risalito ai margini della top 5 dal 15° posto, e Newgarden compromette la sua corsa con una penalità, Dixon stacca Pagenaud e Hunter-Reay, avvicinandosi al duo di testa. Su una strategia di gomme diversa dagli altri, Castroneves decide però di chiudere la corsa con pneumatici duri, trovandosi costretto a lasciare spazio non solo a Power, ma anche a Dixon e al duo Hunter-Reay Pagenaud. Per l’australiano arriva così il tanto sospirato primo successo stagionale.

Scott Dixon prosegue il momento positivo centrando la più veloce pole position a Indianapolis dal 1996, il giorno dopo aver visto il violentissimo incidente in cui Bourdais (velocissimo fino a quel momento) si frattura il bacino. In gara il neozelandese è poi fortunato a uscire illeso da un incredibile incidente, che dopo 50 giri lo vede finire centrare la vettura fuori controllo di Howard, decollare e infine impattare contro le reti interne, con il casco a sfiorare il muretto per pochi centimetri. Fino a quel momento la corsa vive sull’incredibile prestazione di Fernando Alonso, assoluto catalizzatore del mese di maggio, che dopo un inizio titubante prende autorevolmente il comando della corsa. Alla ripresa delle ostilità lo spagnolo continua poi a gravitare nelle posizioni di testa, alternandosi al comando con i compagni del team Andretti, ancora una volta padrone della corsa grazie alla maggiore potenza del motore Honda. Dopo metà gara però i piloti della casa giapponese cominciano a tremare per una sequenza di rotture che in breve costringe al ritiro Kimball, Hunter-Reay e lo stesso Alonso, acclamato dai 300.000 in tribuna. Nel finale Max Chilton, a lungo in testa per via di una strategia alternativa, deve lasciar strada a Takuma Sato, il meglio piazzato dei piloti Andretti, e Helio Castroneves, sopravvissuto per miracolo alla  carambola di Dixon. Il brasiliano negli ultimi giri mette a segno alcune manovre spettacolari che mandano in visibilio il pubblico, ma alla fine deve arrendersi alla maggiore velocità di un irriducibile Sato, che porta a casa il successo sfuggitogli nel 2012. Terzo un sorprendente Ed Jones.

Reduce da una 500 miglia sfortunata, Graham Rahal conquista a sorpresa la pole della prima corsa di Detroit, precedendo Castroneves. Dopo una neutralizzazione per un testacoda di Hinchcliffe alla prima curva, il pilota dell’Ohio domina le prime fasi mentre un errore strategico di Roger Penske esclude il brasiliano dalla lotta per la vittoria. Le posizioni si assestano dopo l’ultimo pit stop, con Rahal che va vincere in scioltezza davanti a Dixon, che nonostante la piccola frattura al piede rimediata a Indy riesce a emergere da un gruppetto comprendente Rossi, Newgarden e Hinchcliffe, incredibilmente terzo dopo il contrattempo iniziale.

Detroit 2

Pos. Pilota Punti
1 Scott Dixon 303
2 Helio Castroneves 295
3 Takuma Sato 292
4 Simon Pagenaud 278
5 Josef Newgarden 259
6 Graham Rahal 251
7 Alexander Rossi 246
8 Will Power 233
9 Tony Kanaan 223
10 James Hinchcliffe 216

In Texas Charlie Kimball conquista la sua prima pole position, precedendo Scott Dixon. Dopo una movimentata fase iniziale in cui Vautier da spettacolo in sostituzione di Bourdais, le Penske di Power e Pagenaud prendono il controllo della corsa, interrotta lungamente da numerose incidenti. Il peggiore vede Kanaan, già coinvolto nel precedente ritiro di Rossi, stringere Hinchcliffe contro il compagno Aleshin, innescando un incidente a catena che fa fuori 8 vetture ma non il suo artefice, punito con due giri di penalità. Se non bastassero gli incidenti, tra cui quello solitario di Newgarden, la corsa viene interrotta a più riprese per motivi di sicurezza legati ad un anomalo consumo delle gomme. Si creano quindi i presupposti per un finale di gruppo che negli ultimi giri vede Power respingere i decisi attacchi di Dixon, fino a quando Sato non si inserisce nella lotta, finendo per travolgere il neozelandese e causare l’ultima neutralizzazione che chiude le ostilità, consegnando a Power il successo davanti a Pagenaud e Kanaan.

Un incredibile dominio Penske in qualifica, con Castroneves a precedere Power, sembrerebbe ridurre ai quattro piloti del Capitano la rosa dei possibili vincitori a Road America. Nessuno tiene però conto di Dixon, che fa fuori Power e Pagenaud dopo la prima sosta e dopo aver bruciato Castroneves supera all’esterno Newgarden in una ripartenza. Nel finale neanche il brutto incidente di Kanaan, mandato contro il muro della curva “Kink” da Rossi, mette in dubbio il risultato, con Newgarden che può solo scortare il capo classifica fin sotto la bandiera a scacchi.

IOWA

TORONTO

Pos. Pilota Punti
1 Scott Dixon 423
2 Helio Castroneves 420
3 Simon Pagenaud 404
4 Josef Newgarden 400
5 Will Power 359
6 Graham Rahal 359
7 Takuma Sato 351
8 Alexander Rossi 330
9 Tony Kanaan 306
10 James Hinchcliffe 297

MID OHIO

POCONO

St. Louis, ultimo arrivato tra gli ovali corti in calendario, conferma il dominio Chevy su questo tipo di pista. Will Power guida infatti il solito poker Penske in qualifica, con Carpenter a chiudere la top 5. Dopo la bella vittoria di Pocono, St. Louis chiude però subito le speranze di titolo dell’australiano, in testacoda e contro il muro in curva 1 (insieme allo stesso Carpenter) dopo aver ceduto il comando a Newgarden. Il capo classifica mena le danze per quasi tutta la corsa, simile nella sua noiosità a Phoenix. All’ultima sosta collettiva però un pit stop lento sembra potergli negare il quarto successo, ma quando Pagenaud sembra avviato verso la vittoria, Newgarden trova un pertugio insperato in curva 1, spostando fisicamente il francese per prendere il comando. Il campione in carica evita il contatto col muro, non potendo però nulla contro Dixon, inaspettatamente veloce nel finale, che lo precede fino al traguardo. Per Newgarden arriva così l’ennesimo successo, nonostante una feroce polemica interna al team con Pagenaud.

Pos. Pilota Punti
1 Josef Newgarden 547
2 Scott Dixon 516
3 Helio Castroneves 505
4 Simon Pagenaud 504
5 Will Power 464
6 Graham Rahal 436
7 Alexander Rossi 422
8 Takuma Sato 410
9 Tony Kanaan 365
10 James Hinchcliffe 351

A Watkins Glen Alexander Rossi in qualifica mette d’accordo Dixon e Newgarden, centrando la prima pole position in carriera. La corsa è però condizionata dalla pioggia mattutina, che rende la scelta dell’assetto una lotteria. Le Penske puntano su una gara bagnata, ma dopo i primi giri sull’umido il resto della gara si corre sull’asciutto, mandando in crisi i piloti del Capitano. Rossi comanda a lungo la corsa, dovendosi però guardare da Dixon, in continua rimonta dopo varie vicissitudini in pit lane. Anche quando una bandiera gialla rischia di rovinare la corsa del californiano, finito in fondo al gruppo, un’altra neutralizzazione nel finale rimette a posto le cose, creando le premesse per il duello finale a colpi di giri da qualifica in cui Rossi riesce a precedere Dixon fin sotto il traguardo. Per il neozelandese un secondo posto fondamentale, considerando l’incredibile incidente che nel finale vede Newgarden centrare il muretto in uscita dalla pit lane, costringendolo a un 18° posto che compatta la classifica in vista dell’ultimo appuntamento di Sonoma. La grande giornata del team Andretti è completata da Hunter-Reay, che chiude il podio davanti a Castroneves e Rahal.

Pos. Pilota Punti
1 Josef Newgarden 560
2 Scott Dixon 557
3 Helio Castroneves 538
4 Simon Pagenaud 526
5 Will Power 492
6 Alexander Rossi 476
7 Graham Rahal 466
8 Takuma Sato 421
9 Tony Kanaan 375
10 James Hinchcliffe 360

Newgarden reagisce alla grande all’errore del Glen, conquistando a Sonoma la prima pole position stagionale a capo del solito poker Penske, con Dixon sesto. Mentre il leader della classifica guida agevolmente le prime fasi, la marcia del neozelandese è invece rallentata da Castroneves, che tiene Dixon a distanza dai compagni e sotto attacco da parte di Rahal e Hunter-Reay. Se buona parte del gruppo opta per una strategia a tre soste, Pagenaud e Kyle Moyer scelgono invece di fare quattro stint a ritmo di qualifica, tentando la carta delle quattro fermate. L’azzardo riesce, proiettando negli ultimi giri il francese davanti a Newgarden, che istruito da Tim Cindric si accoda. Dopo l’ultima sosta intanto Dixon ha finalmente la meglio su Castroneves, ma è ormai troppo lontano per impensierire Newgarden, che tagliando il traguardo dietro Pagenaud si laurea meritatamente campione IndyCar 2017.

 

Classifica finale
Pos. Pilota Punti Distacco Corse Vittorie Podi Top 5 Top 10 Poles LL L GPV
1 Josef Newgarden 642 0 17 4 9 10 13 1 390 12 4
2 Simon Pagenaud 629 13 17 2 6 13 15 0 187 6 2
3 Scott Dixon 621 21 17 1 7 10 16 1 131 8 1
4 Helio Castroneves 598 44 17 1 3 9 16 4 442 10 2
5 Will Power 562 80 17 3 7 9 10 6 443 10 2
6 Graham Rahal 522 120 17 2 3 6 12 2 110 5 1
7 Alexander Rossi 494 148 17 1 3 5 10 1 99 3 1
8 Takuma Sato 441 201 17 1 1 4 7 1 41 3 1
9 Ryan Hunter-Reay 421 221 17 0 3 4 8 0 72 4 0
10 Tony Kanaan 403 239 17 0 1 3 7 0 55 3 2
11 Max Chilton 396 246 17 0 0 1 6 0 64 5 0
12 Marco Andretti 388 254 17 0 0 1 5 0 16 2 0
13 James Hinchcliffe 376 266 17 1 3 3 7 0 50 4 0
14 Ed Jones 354 288 17 0 1 1 5 0 0 0 0
15 JR Hildebrand 347 295 16 0 2 2 2 0 42 3 0
16 Carlos Munoz 328 314 17 0 0 0 6 0 0 0 0
17 Charlie Kimball 327 315 17 0 0 0 5 1 53 5 0
18 Conor Daly 305 337 17 0 0 1 4 0 3 1 0
19 Mikhail Aleshin 237 405 12 0 0 0 3 0 1 1 0
20 Spencer Pigot 218 424 12 0 0 0 3 0 8 1 0
21 Sebastien Bourdais 214 428 8 1 2 2 5 0 74 2 1
22 Ed Carpenter 169 473 6 0 0 0 1 0 5 1 0
23 Gabby Chaves 98 544 3 0 0 1 2 0 0 0 0
24 Juan Pablo Montoya 93 549 2 0 0 0 2 0 1 1 0
25 Esteban Gutierrez 91 551 7 0 0 0 0 0 0 0 0
26 Sebastian Saavedra 80 562 4 0 0 0 0 0 0 0 0
27 Oriol Servia 61 581 3 0 0 0 0 0 0 0 0
28 Jack Harvey 57 585 3 0 0 0 0 0 0 0 0
29 Fernando Alonso 47 595 1 0 0 0 0 0 27 1 0
30 Pippa Mann 32 610 1 0 0 0 0 0 0 0 0
31 Zachary Claman De Melo 26 616 1 0 0 0 0 0 0 0 0
32 Jay Howard 24 618 1 0 0 0 0 0 0 0 0
33 Zach Veach 23 619 2 0 0 0 0 0 0 0 0
34 Sage Karam 23 619 1 0 0 0 0 0 0 0 0
35 James Davison 21 621 1 0 0 0 0 0 2 1 0
36 Tristan Vautier 15 627 1 0 0 0 0 0 15 1 0
37 Buddy Lazier 14 628 1 0 0 0 0 0 0 0 0
L: Gare condotte in testa

LL: Giri condotti in testa

GPV: Giri più veloci

 

 Foto di copertina: autoweek.com; LAT Photographic

Scroll Up