I MOTIVI
Il 1996 segna il primo capitolo della storia IndyCar post scissione, con la nascita della IRL e la conseguente uscita di scena di Indianapolis dal calendario CART. In un clima di polemiche e incertezza che raggiunge il culmine nella paradossale contrapposizione tra Indy500 e US500, la stagione segna l’inizio di una nuova era sportiva, con l’ascesa del motore Honda e delle gomme Firestone a sovvertire gli equilibri tecnici. Dopo un disastroso debutto e una parziale riscossa nel ’95, la casa giapponese lascia indietro gli altri costruttori, introducendo un propulsore estremamente potente, ma anche affidabile. La Firestone prosegue nel ’96 la buona strada intrapresa al debutto, sconfiggendo la Goodyear in un confronto comunque equilibrato. Il pacchetto nippo-americano, accoppiato al telaio Reynard, fa la fortuna del team Ganassi, che porta al titolo l’ormai maturo Vasser, oltre a lanciare Alex Zanardi, sconosciuto ai più a inizio stagione ma ben presto acclamato come nuova stella della serie. Per l’americano il titolo arriva al termine di una lunga opera di contenimento su Andretti, Unser e il nuovo compagno di squadra, ma fino alle ultime prove la corsa al titolo coinvolge anche De Ferran e Fittipaldi, senza contare le numerose “intromissioni” al vertice di molti protagonisti, a confermare il sempre elevato livello di competizione che anima la serie.
Il ’96 passa purtroppo agli annali anche per il violentissimo incidente che a Toronto costa la vita al debuttante Jeff Krosnoff e al commissario Gary Avrin.
NOVITà REGOLAMENTARI
Molte sono state le novità approvate dal consiglio tecnico della CART per limitare le allarmanti prestazioni raggiunte dalle IndyCar negli anni passati, specie sugli ovali. Obiettivi principali: ridurre la deportanza e migliorare la sicurezza attiva delle vetture.
A questo proposito la CART ha imposto ai telaisti un restringimento dei tunnel sul fondo vettura, cui si è associato per le squadre un limite minimo dell’angolo d’attacco da usare sulle ali da super speedway. Negli intenti della commissione le misure adottate avrebbero dovuto ridurre la deportanza di circa il 30%.
Sul fronte della sicurezza la commissione ha imposto l’adozione di pance laterali più alte a maggiore protezione dell’abitacolo, le cui pareti sono state ispessite di circa il 30%. Queste hanno quindi subito un ulteriore innalzamento a protezione del capo dei piloti, insieme all’adozione sugli ovali di sostegni laterali più efficaci per la testa e il collo.
Per quanto riguarda il regolamento sportivo la CART ha introdotto una nuova procedura di gestione delle bandiere gialle sugli ovali, in modo da rendere più chiara e divertente la procedura di ripartenza. Nel momento in cui avviene la neutralizzazione, la pit lane viene chiusa. Nel giro in cui questa viene aperta, solo le vetture a pieni giri possono effettuare la sosta, che diventa possibile anche per le vetture doppiate dal giro successivo. Alla ripartenza le vetture devono quindi disporsi su due file, i doppiati sul lato esterno e le vetture a pieni giri su quello interno. La vettura in testa deve sempre essere la prima dietro la pace car, permettendo alle vetture davanti al leader al momento della neutralizzazione di recuperare il giro, a differenza di quanto accadeva in passato, in cui i doppiati rimasti “imbottigliati” tra pace car e pilota in testa non potevano recuperare il giro e prendevano la bandiera verde davanti a quest’ultimo. Secondo la nuova procedura infine, i sorpassi in ripartenza sono ammessi solo una volta attraversato il traguardo e non più dal momento in cui viene data la bandiera verde. Negli stradali invece viene confermata la partenza su fila singola ma le vetture doppiate devono lasciare strada a quelle a pieni giri prima della bandiera verde.
CALENDARIO
La scissione CART-IRL porta anche le varie piste a schierarsi. Indianapolis esce ovviamente dal calendario insieme agli ovali di Phoenix e Loudon. La 500 miglia dell’Indiana è rimpiazzata dalla US500, organizzata a Michigan la domenica del Memorial Day. La prova di apertura rimane in Florida, spostandosi nel nuovissimo Metrodade Complex di Homestead, mentre il secondo appuntamento si tiene in Brasile, sul nuovo e particolare ovale di Rio. Il numero totale di prove scende a 16.
Gara | Data | Pista | Tipologia |
1 | 3 marzo | Homestead | Ovale medio – 1.5 miglia |
2 | 17 marzo | Rio de Janeiro | Ovale medio – |
3 | 31 marzo | Surfers Paradise | Cittadino |
4 | 14 aprile | Long Beach | Cittadino |
5 | 28 aprile | Nazareth | Ovale corto |
6 | 26 maggio | US 500 – Michigan | Super speedway |
7 | 2 giugno | Milwaukee | Ovale corto |
8 | 9 giugno | Detroit | Cittadino |
9 | 23 giugno | Portland | Stradale permanente |
10 | 30 giugno | Cleveland | Stradale – aeroporto |
11 | 14 luglio | Toronto | Cittadino |
12 | 28 luglio | Michigan 500 | Super speedway |
13 | 11 agosto | Mid Ohio | Stradale permanente |
14 | 18 agosto | Road America | Stradale permanente |
15 | 1 settembre | Vancouver | Cittadino |
16 | 8 settembre | Laguna Seca | Stradale permanente |
TEAM E PILOTI
Team Green
Pilota | Raul Boesel (BRA) |
Vettura | #1 Brahma |
Telaio | Reynard 96i |
Motore | Ford |
Gomme | Goodyear |
Ingegnere | Tino Belli |
Stratega | Barry Green |
Capo meccanico | Tony Cotman |
From hero to zero in pochi mesi per il team Green, passato dalla doppietta Indy-titolo con Jacques Villeneuve a una stagione insulsa con Raul Boesel. Dopo anni di occasioni sprecate il brasiliano sembrava aver trovato l’occasione per puntare finalmente al vertice, ma il pacchetto tecnico vincente nel ’95 non ha potuto contrastare gli enormi progressi della concorrenza, dando vita a un’annata passata sempre nelle retrovie a causa di prestazioni mediocri e un’affidabilità disastrosa.
Team Penske
Pilota | Al Unser Jr. (USA) | Paul Tracy (CAN) |
Jan Magnussen (DEN) | ||
Vettura | #2 Marlboro | #3 Marlboro |
Telaio | Penske PC25 | Penske PC25 |
Motore | Mercedes | Mercedes |
Gomme | Goodyear | Goodyear |
Ingegnere | Grant Newbury | Nigel Beresford |
Stratega | Roger Penske | |
Capo meccanico | Rick Rinaman | Jon Bouslog |
Dopo un 1995 difficile la Penske era chiamata al riscatto, ma il ’96 si è dimostrato addirittura peggiore. Quasi imbattibile ma frenata da errori e sfortune sugli ovali corti, la nuova PC25 non ha risolto i problemi incontrati dal modello precedente con la nuova costruzione degli pneumatici Goodyear, evidenziando un comportamento imprevedibile su sconnessioni e cambi di pendenza, cosa che ha complicato la vita a Tracy e Unser su buona parte di stradali e cittadini. Per il canadese una stagione tremenda, con sfortune ed errori a rovinare una buona, dal punto di vista velocistico, fase iniziale di stagione, prima del brutto incidente in agosto a Michigan. Il suo posto per Mid Ohio è stato preso da Jan Magnussen. Unser, sempre obbligato a giocare in difesa, è rimasto fino all’ultimo in lotta per il titolo grazie alla sua regolarità, ma le sue speranze sono in realtà finite con la terribile delusione di Elkhart Lake.
Chip Ganassi Racing
Pilota | Alessandro Zanardi (ITA) | Jimmy Vasser (USA) |
Vettura | #4 Target | #12 Target |
Telaio | Reynard 96i | Reynard 96i |
Motore | Honda | Honda |
Gomme | Firestone | Firestone |
Ingegnere | Morris Nunn | Julian Robertson |
Stratega | Chip Ganassi | Tom Anderson |
Capo meccanico | Rob Hill | Grant Weaver |
Nonostante avesse costruito un team di tutto rispetto, Chip Ganassi sapeva di dover prendere dei rischi per battere i soliti top team. Dopo la scommessa sul telaio Reynard nel ’94, il manager di Pittsburgh per il ’96 ha puntato ancora più in alto, accordandosi con Honda e Firestone e ingaggiando il disoccupato Zanardi. Tre scelte felici, che aggiunte alla conferma di Jimmy Vasser hanno trasformato un buon team in una corazzata. L’americano ha corso da campione a inizio stagione, vincendo tutto il possibile per poi entrare in una lunga serie incolore, prima che il secondo posto di Mid Ohio e i piazzamenti di Vancouver e Laguna Seca ponessero la parola fine su un titolo comunque meritato. Parallelamente si è assistito all’ascesa di Zanardi. L’italiano ha faticato inizialmente a vedere la bandiera a scacchi, ma dopo il liberatorio successo di Portland è diventato un rullo compressore. Avrebbe potuto vincere il titolo nonostante gli errori e le grosse sfortune sugli ovali, ma gli incidenti evitabili di Long Beach e Vancouver sono stati determinanti. L’incredibile successo di Laguna Seca è comunque passato alla storia più di qualunque campionato conquistato.
Walker Racing
Pilota | Robby Gordon (USA) | Scott Goodyear (CAN) |
Mike Groff (USA) | ||
Fredrik Ekblom (SWE) | ||
Vettura | #5 Valvoline | #15 Valvoline |
Telaio | Reynard 96i | Reynard 96i |
Motore | Ford | Ford |
Gomme | Goodyear | Goodyear |
Ingegnere | ||
Stratega | Derrick Walker | |
Capo meccanico | Dan Miller |
Mai parco o banale nelle dichiarazioni, Robby Gordon ha espresso più volte le sue perplessità riguardo al nuovo motore Ford, principale responsabile a suo dire della fallimentare stagione del team Walker. Atteso tra i contendenti al titolo dopo le due vittorie del ’95, l’americano è stato competitivo solo nelle prime due prove, sparendo letteralmente di scena per buona parte dell’anno, eccezion fatta per alcuni incidenti. Non miglior sorte è toccata a Goodyear, il cui già ridotto calendario è stato ulteriormente accorciato da un brutto incidente occorsogli nei primi test stagionali, che ne ha di fatto segnato la stagione.
Newman Haas Racing
Pilota | Michael Andretti (USA) | Christian Fittipaldi (BRA) |
Vettura | #6 Texaco/Havoline | #11 Budweiser |
Telaio | Lola T96/00 | Lola T96/00 |
Motore | Ford | Ford |
Gomme | Goodyear | Goodyear |
Ingegnere | Peter Gibbons | Brian Lisles |
Stratega | ||
Capo meccanico | Tim Bumps | John Simmonds |
Dopo un 1995 molto deludente Michael Andretti torna a lottare per il titolo, seguendo un percorso tutt’altro che monotono. Il ruolino di marcia del campione ’91 ha infatti alternato errori e problemi a podi e vittorie. In mezzo, niente. Alla fine l’americano ha portato a casa 5 successi, 3 dei quali frutto di fiuto e un po’ di fortuna, avendo il merito di rimanere in corsa contro motori e gomme più prestanti, nonostante il doppio zero delle corse in Michigan e il fondamentale ritiro di Cleveland, tutti a causa di problemi tecnici. Gli errori dell’americano a Homestead e Surfers Paradise hanno fatto il resto. Per Christian Fittipaldi un ’96 di conferme. Il suo rendimento sugli ovali rimane insufficiente ma il brasiliano ha comunque messo alla frusta il capo squadra in buona parte di stradali e cittadini. Anche nel suo caso però la rincorsa al titolo si è fermata con lo sfortunato ritiro di Elkhart Lake.
Team Rahal
Pilota | Bobby Rahal (USA) | Bryan Herta (USA) |
Vettura | #7 Miller Lite | #28 Shell Motor Oil |
Telaio | Reynard 96i | Reynard 96i |
Motore | Mercedes | Mercedes |
Gomme | Goodyear | Goodyear |
Ingegnere | Tim Reiter | Ray Leto |
Stratega | Tim Cindric | Scott Roembke |
Capo meccanico | Jim Prescott | Larry Ellert |
Un’annata interlocutoria per il team Rahal, ancora a secco di vittorie. Al termine di una problematica transizione Lola-Reynard, la stagione del team è decollata nella seconda parte, con un’ottima striscia di piazzamenti da parte di Herta, culminata con la quasi vittoria di Laguna Seca, sfuggita all’ultimo. Il giovane americano ha però faticato molto sugli ovali corti, finendo dietro il capo squadra, costante come al solito e talvolta in forma vittoria, come a Road America e Vancouver. Se la squadra avesse trovato subito il giusto ritmo su stradali e cittadini Rahal, su cui pesa l’errore alla US500, avrebbe potuto dire la sua in chiave titolo.
Team Hall
Pilota | Gil De Ferran (BRA) |
Vettura | #8 Pennzoil |
Telaio | Reynard 96i |
Motore | Honda |
Gomme | Goodyear |
Ingegnere | Bill Pappas/Chuck Matthews |
Stratega | Gerald Davies |
Capo meccanico | Alex Hering |
Dopo un ’95 positivo in termini di velocità ma sottotono come risultati, De Ferran ha mostrato maggiore concretezza, conquistando un altro successo e rimanendo nella lotta per il titolo fino a Road America, dove è stato incolpevolmente eliminato da Zanardi. Il pacchetto Reynard-Honda-Goodyear si è dimostrato assolutamente competitivo, ovali corti a parte, ma la campagna del brasiliano è stata affondata dal doppio incolpevole zero di Michigan e i contatti al primo giro a Mid Ohio, Road America e Laguna Seca, il primo dei quali assolutamente evitabile. Nel complesso una buona stagione, ma ci si attendeva di più.
Hogan/Penske – Racing
Pilota | Emerson Fittipaldi (BRA) |
Jan Magnussen (DEN) | |
Vettura | #9 Marlboro |
Telaio | Penske PC25 |
Motore | Mercedes |
Gomme | Goodyear |
Ingegnere | Tom Brown |
Stratega | Carl Hogan |
Capo meccanico |
Lavorando in una struttura esterna ma con materiale e supporto tecnico assolutamente ufficiali, Fittipaldi ha confermato le prestazioni poco brillanti del ’95, eccezion fatta per gli ovali corti, dove la Penske PC25 ha sicuramente dato il meglio di sé. Su stradali e cittadini invece il brasiliano ha lamentato le stesse problematiche riscontrate dai compagni, risultando nel complesso meno efficace. In un week end potenzialmente positivo a Michigan è poi arrivato il brutto incidente che lo ha costretto di fatto al ritiro. Il subentrante Magnussen ha mostrato a tratti una buona velocità, rivaleggiando con Tracy in qualifica. Dopo essere stato coinvolto in diversi contatti nelle prove precedenti, il danese ha portato a casa un positivo ottavo posto a Laguna Seca.
Team Galles
Pilota | Eddie Lawson (USA) |
Davy Jones (USA) | |
Vettura | #10 Delco |
Telaio | Lola T96/00 |
Motore | Ford |
Gomme | Goodyear |
Ingegnere | Mike Wright |
Stratega | |
Capo meccanico | Owen Snyder |
Partiti i dollari messicani di Fernandez, il team Galles ha ridotto i ranghi nel ’96, mettendo in campo una sola Lola per il 4 volte campione del mondo 500 Eddie Lawson. L’impegno in CART poteva sembrare un po’ troppo impegnativo per il californiano, che si è invece comportato più che discretamente. Spesso in difficoltà in qualifica, si è quasi sempre tenuto lontano dai guai in gara, riuscendo talvolta a risalire il gruppo per conquistare alcuni buoni piazzamenti in top ten. Rick Galles ha però pensato che la sua vettura fosse capace di meglio, sostituendo Lawson con Davy Jones, secondo a Indianapolis e vincitore due settimane più tardi a Le Mans. Le cose però non sono affatto migliorate e Jones ha fatto notizia più che altro per il capottone rimediato a Road America in regime di pace car.
Team Bettenhausen
Pilota | Stefan Johansson (SWE) |
Vettura | #16 Alumax |
Telaio | Penske PC23/Reynard 96i |
Motore | Mercedes |
Gomme | Goodyear |
Ingegnere | Bernie Marcus |
Stratega | Tony Bettenhausen |
Capo meccanico |
La lunga avventura di Johansson con il team Bettenhausen si chiude con una stagione incolore. Perennemente all’inseguimento di squadre meglio finanziate e con un pacchetto tecnico buono ma non eccezionale, lo svedese ha fatto il possibile, cogliendo un eccellente 4° posto a Road America e piazzandosi in top ten nelle corse bagnate di Detroit e Portland, dove le Goodyear si sono dimostrate superiori alle Firestone. Il coinvolgimento nell’incidente di Krosnoff pone purtroppo una cappa nera sull’ultima stagione in CART di Johansson.
PacWest Racing Team
Pilota | Mauricio Gugelmin (BRA) | Mark Blundell (ENG) |
Teo Fabi (ITA) | ||
Vettura | #17 Hollywood | #18 Visa |
Telaio | Reynard 96i | Reynard 96i |
Motore | Ford | Ford |
Gomme | Firestone | Firestone |
Ingegnere | Andy Brown | Tim Neff |
Stratega | ||
Capo meccanico | Paul Harcus |
Dopo un 1995 positivo, con vari podi e alcune prestazioni maiuscole di Gugelmin, il team PacWest ha vissuto un ’96 deludente. Il motore Ford in configurazione ’95 ha certamente garantito affidabilità, contribuendo al doppio podio di Gugelmin e ai piazzamenti di Blundell nelle due 500 miglia, ma su stradali e cittadini la squadra ha faticato a schiodarsi dal centro classifica, incapace di ripetere gli exploit della stagione precedente. Gugelmin ha fatto il solito lavoro consistente, sfruttando le poche occasioni presentatesi. La stagione di Blundell è stata ovviamente segnata dal terribile incidente di Rio, da cui l’inglese è comunque riuscito a riprendersi psicologicamente, centrando un buon quinto posto al suo rientro a Michigan. A Long Beach e Nazareth l’inglese è stato sostituito da Teo Fabi.
Patrick Racing
Pilota | Scott Pruett (USA) |
Vettura | #20 Firestone |
Telaio | Lola T96/00 |
Motore | Ford |
Gomme | Firestone |
Ingegnere | Steve Newey |
Stratega | Jim McGee |
Capo meccanico | Mike Sales |
Stagione deludente per il team Patrick, a secco di vittorie dopo un positivo ’95. Nonostante alcune buone prestazioni, soprattutto in qualifica, Pruett raramente ha mostrato il passo di un contendente al titolo, sparendo dalle prime posizioni dopo un inizio stagione promettente. Con una Lola in buona forma e gomme Firestone sicuramente vincenti, parte delle colpe risiedono sicuramente nel nuovo motore Ford- XD, meno potente di Honda e Mercedes e non troppo affidabile, come dimostrano i ritiri nelle due corse di Michigan. Nella seconda tappa in particolare, il pilota americano ha dovuto rinunciare a un duello finale con Ribeiro a causa del cedimento del propulsore, non potendo replicare il bel successo del ’95.
Team Arciero/Wells
Pilota | Jeff Krosnoff (USA) |
Max Papis (ITA) | |
Vettura | #25 MCI/WorldCom |
Telaio | Reynard 96i |
Motore | Toyota |
Gomme | Firestone |
Ingegnere | Gordon Coppuck |
Stratega | |
Capo meccanico |
Tasman Racing
Pilota | Andre Ribeiro (BRA) | Adrian Fernandez (MEX) |
Vettura | #31 LCI/Marlboro | #32 Tecate/Quaker State |
Telaio | Lola T96/00 | Lola T96/00 |
Motore | Honda | Honda |
Gomme | Firestone | Firestone |
Ingegnere | Don Halliday | Diane Holl |
Stratega | Steve Horne | |
Capo meccanico |
Stagione estremamente positiva per il team di Steve Horne, con qualche errore di troppo dei piloti a limitare il piazzamento in classifica finale. Il pacchetto Lola -Honda-Firestone si è dimostrato in grado di vincere in ogni condizione, anche se la squadra ha faticato a schierare vetture competitive sugli ovali corti, un po’ come accaduto per il team Ganassi. La differenza è arrivata dai piloti: Ribeiro ha offerto un ottimo rendimento sugli ovali, conquistando due successi mentre sugli stradali è risultato piuttosto incostante e incline a qualche contatto e incidente di troppo. Fernandez ha continuato la sua maturazione, dimostrando di poter essere un vincente anche a questo livello, ma deve ancora progredire per diventare un pilota top.
Dale Coyne Racing
Pilota | Hiro Matsushita (JPN) | Roberto Moreno (BRA) |
Vettura | #19 | #34 |
Telaio | Lola T96/00 | Lola T96/00 |
Motore | Ford | Ford |
Gomme | Goodyear | Goodyear |
Ingegnere | ||
Stratega | ||
Capo meccanico |
All American Racers
Pilota | Juan Manuel Fangio II (ARG) | PJ Jones (USA) |
Vettura | #36 Castrol | #96 Castrol |
Telaio | Eagle MK V | Eagle MK V |
Motore | Toyota | Toyota |
Gomme | Goodyear | Goodyear |
Ingegnere | ||
Stratega | ||
Capo meccanico |
Team Della Penna
Pilota | Richie Hearn (USA) |
Vettura | #44 Ralph’s |
Telaio | Lola T96/00 |
Motore | Ford |
Gomme | Goodyear |
Ingegnere | David Cripps |
Stratega | John Della Penna |
Capo meccanico | Brendan Cleave |
Team Brix/Comptech
Pilota | Parker Johnstone (USA) |
Vettura | #49 Motorola |
Telaio | Reynard 96i |
Motore | Honda |
Gomme | Firestone |
Ingegnere | Ed Nathman |
Stratega | |
Capo meccanico | Shad Huntley |
Una piccola struttura con però a disposizione un pacchetto tecnico di assoluto valore, il team Comptech e Parker Johnstone hanno faticato a elevarsi dal ruolo di outsider visto nelle poche uscite del ’95. I punti più alti della stagione sono stati la US500, dove la potenza del propulsore giapponese ha messo le ali all’americano, andato vicino a uno storico successo, oltre ovviamente al secondo posto di Long Beach, in cui i ritiri di De Ferran e Zanardi sono stati coronati da una grande difesa nel finale su Al Unser Jr. Nelle altre corse Johnstone si è visto poco, nonostante un pacchetto tecnico di prim’ordine e un ingegnere valido come Ed Nathman. La poca esperienza con le monoposto e l’assenza di una seconda vettura non lo hanno però sicuramente aiutato nel compito.
Player’s Forsythe Racing
Pilota | Greg Moore (CAN) |
Vettura | #99 Player’s Forsythe |
Telaio | Reynard 96i |
Motore | Mercedes |
Gomme | Firestone |
Ingegnere | Steve Challis |
Stratega | Tony Brunetti |
Capo meccanico | Phil LePan |
Acclamato come “the next big thing” dopo il sensazionale successo in IndyLights, Greg Moore ha complessivamente rispettato le attese, inserendosi tra le star della serie nella sua stagione d’esordio, nonostante la poca esperienza, sua e del fidato ingegnere Steve Challis. Il canadese ha dato spettacolo nelle prime corse, rischiando di vincere a Homestead e Rio e centrando il podio a Nazareth e in Australia. La seconda parte di stagione è stata invece meno entrusiasmante a causa di vari problemi tecnici e qualche errore di troppo del canadese, compresi i contatti con Fittipaldi e Ribeiro che hanno scatenato qualche malumore durante i briefing dei piloti.
RACCONTO DELLA STAGIONE
Il nuovo ovale di Homestead ospita la prima prova stagionale, dove Paul Tracy conquista la pole position e comanda la gara in tranquillità. Dopo una partenza difficile a causa delle condizioni meteo critiche, che portano a diverse interruzioni per pioggia, l’azione è concentrata dietro il leader con un gruppetto capeggiato da De Ferran e Vasser in cui il rookie Greg Moore guadagna e perde posizione battagliando con Rahal, Pruett e Gordon. Tutto cambia quando Tracy si ritira per problemi alla trasmissione e Vasser soffia la testa della corsa a De Ferran in una fase di traffico. Moore si ritrova dietro di un giro per una penalità e comincia a risalire il gruppo, chiudendo alla fine settimo. Vasser conquista il primo successo stagionale davanti a De Ferran, mentre Gordon beffa in volata Pruett e Rahal per il terzo gradino del podio.
La seconda tappa va in scena sul nuovo ovale di Rio de Janeiro, dove il team Ganassi conquista la prima fila. Dopo qualche schermaglia con Ribeiro e Moore, Zanardi prende saldamente il comando della gara, interrotta a lungo dal bruttissimo incidente di Blundell, che impatta quasi frontalmente contro il muro della curva 3. L’inglese salterà i tre successivi appuntamenti, sostituito da Teo Fabi a Nazareth e Long Beach. Un errore strategico spedisce però Zanardi nelle retrovie e quando anche la gara di Moore e De Ferran è compromessa da problemi tecnici, è Ribeiro a prendere il comando delle operazioni e conquistare la vittoria casalinga davanti ad Al Unser Jr. e Pruett, che precede Zanardi in volata.
A Surfers Paradise è di nuovo Jimmy Vasser a fare la voce grossa. L’americano parte in pole e comanda la gara in lungo e in largo, controllando Tracy, Andretti e Zanardi, fermo a metà gara per un problema al cambio. Dopo aver colpito Gugelmin a Homestead, Andretti si ripete però con Tracy, tentando un impossibile attacco che rovina la corsa a entrambi. A ringraziare è Scott Pruett, che chiude secondo dietro Vasser e precede Greg Moore, al primo podio in carriera.
Long Beach ospita la quarta tappa stagionale, che vede in prima fila i protetti Reynard, De Ferran e Zanardi. I due prendono subito il largo, ma quando la sosta del brasiliando lascia la testa della corsa a Zanardi, l’italiano esce di scena per un’ incomprensione con il doppiato Rahal. De Ferran riprende il controllo della gara ma a quattro giri dalla fine un problema al turbo lo costringe a cedere il comando a Vasser, che sul traguardo precede un soprendente Johnstone e Unser Jr. Il pre gara è animato dalla polemica che Gugelmin, Tracy e Gordon inscenano contro Andretti, indossando una maglietta con su scritto “La scuola guida di Michael Andretti per i ciechi: se non puoi passarli, buttali fuori!”. In una gara tutt’altro che entusiasmante, l’americano è poi coinvolto in un altro contatto con il doppiato Fabi, rimediando un periodo di probation, mentre nel paddock scoppia una mezza rissa tra i meccanici dei team Newman Haas e PacWest.
Pos. | Pilota | Punti |
1 | Jimmy Vasser | 67 |
2 | Scott Pruett | 44 |
3 | Al Unser Jr. | 39 |
4 | Gil de Ferran | 33 |
5 | Christian Fittipaldi | 28 |
6 | Andre Ribeiro | 25 |
7 | Greg Moore | 20 |
8 | Bobby Rahal | 18 |
9 | Parker Johnstone | 16 |
10 | Alex Zanardi | 14 |
Nazareth vede ancora il dominio di Tracy, che con la Penske parte in pole e domina la corsa precedendo Fittipaldi, Pruett e Andretti. Il padrone di casa però non tarda a portarsi in seconda posizione e infine in testa quando Tracy, totalmente in controllo della corsa, rovina tutto arrivando lungo sulla sua piazzola e travolgendo tre meccanici, che se la cavano senza grossi danni. Per Andretti arriva invece un successo scaccia crisi davanti a Moore, che negli ultimi giri ha la meglio su Fittipaldi e Unser Jr, alla fine terzo.
La domenica del Memorial Day per la prima volta i piloti IndyCar non corrono a Indianapolis, ma bensì a Michigan per la US500, la 500 miglia che la CART organizza in opposizione alla decisione di Tony George di riservare 25 dei 33 posti di partenza della Indy500 ai piloti regolarmente impegnati in IRL. La CART punta a umiliare la serie rivale con una corsa che metta in mostra il talento dei propri piloti, che però tradiscono malamente le attese quando la prima fila, occupata da Vasser, Fernandez e Herta, innesca un incidente a catena che fa fuori mezza griglia in un colpo solo. Dopo un’ora di bandiera rossa, quasi tutti si ripresentano ai nastri di partenza, ma questa volta è l’affidabilità a falcidiare il gruppo. Zanardi, scampato all’incidente della prima partenza, prende subito il comando della corsa, dominando su Moore e un drappello di vetture motorizzate Honda. L’esplosione del motore costringe per l’italiano al ritiro, lasciando la testa a un gruppetto composto da Vasser, Johnstone, Ribeiro, Moore e Gugelmin. Johnstone però rimane a secco prima dell’ultima sosta, Moore rompe il motore dopo essere sopravvissuto a un testacoda e Ribeiro, senza telemetria, deve fermarsi per un rabbocco a 10 giri dalla fine. Vasser è quindi libero di andare a vincere davanti a Gugelmin e un grande Moreno, che coglie il terzo posto per il team Payton/Coyne.
A Milwaukee si rivede la Penske, con Paul Tracy in pole position davanti a Emerson Fittipaldi. I due guidano le prime fasi di gara, fino a quando Michael Andretti non completa la sua esaltante rimonta dal centro gruppo, prendendo il comando. Parallelamente però anche Unser risale fino al secondo posto, che diventa primo grazie al veloce lavoro dei meccanici Penske durante il secondo turno di soste. Andretti torna in testa durante i pit stop successivi ma Unser, su gomme più dure, ha un passo superiore, riprendendo presto il comando. Proprio la scelta delle gomme si rivela però fatale al pilota del New Mexico: una bandiera gialla nel finale ricompatta infatti il gruppo, permettendo ad Andretti, su gomme più morbide, di prendere nuovamente il comando in ripartenza. Pochi secondi dopo un mezzo testacoda di Moore, unico a tenere il passo di Andretti e delle Penske, causa un’altra neutralizzazione, negando ad Unser la possibilità di replicare. Per Andretti arriva quindi il secondo successo stagionale, davanti al trio Penske Unser-Tracy-Fittipaldi.
Pruett e Ribeiro centrano una prima fila tutta Firestone a Detroit, ma le gomme nippo-americane non sono altrettanto efficaci in gara a causa della pioggia. Fin dai primi giri infatti i piloti Goodyear si installano nelle prime posizioni, capitanati da Christian Fittipaldi, che comanda con margine su De Ferran, Tracy e Andretti. L’asciugarsi della pista nella seconda metà gara vede poi risalire il gruppo anche Unser, Rahal e Pruett, ma tutti e tre finiscono la loro gara nelle gomme: Unser mentre cerca di passare Tracy, Rahal e Pruett nel tentativo di soffiare il terzo posto a De Ferran. Nella ripartenza successiva all’incidente di Rahal si ha però la vera svolta della gara, quando Fittipaldi arriva leggermente lungo in una curva, dovendo lasciare strada ad Andretti. Dopo aver dominato tutta la corsa per il brasiliano, in difficoltà con un assetto da bagnato su pista ormai asciutta, non c’è più niente da fare. Andretti guida quindi una doppietta Newman-Haas mentre un solido De Ferran centra un ottimo terzo posto.
Pos. | Pilota | Punti |
1 | Jimmy Vasser | 98 |
2 | Al Unser, Jr. | 75 |
3 | Michael Andretti | 71 |
4 | Christian Fittipaldi | 58 |
5 | Gil de Ferran | 55 |
6 | Scott Pruett | 54 |
7 | Greg Moore | 46 |
8 | Paul Tracy | 45 |
9 | Andre Ribeiro | 43 |
10 | Bobby Rahal | 32 |
Dopo Rio, Zanardi torna in pole position a Portland, davanti a Pruett. Mentre Tracy esce nei primi giri e anche l’americano è protagonista di un testacoda, Zanardi prende subito il largo comandando su Vasser e De Ferran. La pioggia che arriva poco dopo però scompagina le carte. Mentre i primi rimangono sorpresi e nell’indecisione mantengono le slicks, Unser passa alle gomme da bagnato, prendendo presto il comando su Zanardi. Poco dopo però il sole fa di nuovo capolino, asciugando una traiettoria già poco umida e permettendo a Zanardi di tornare al comando, mentre Unser perde terreno lasciando spazio a De Ferran e Fittipaldi, che danno vita a una grande battaglia per il secondo posto. Dopo un’ultima bandiera gialla per l’incidente di PJ Jones, Zanardi riapre un ampio margine sugli inseguitori, andando a conquistare la prima vittoria in CART davanti a De Ferran, Fittipaldi e un combattivo Unser.
Jimmy Vasser guida una prima fila tutta Ganassi a Cleveland, ma alla prima curva è Zanardi a prendere il comando. Mentre il capo classifica perde terreno, Michael Andretti recupera da centro gruppo installandosi alle spalle di Zanardi e De Ferran. Il brasiliano soffia poi al bolognese la testa della corsa, permettendosi anche un consumo di carburante molto più efficace dei rivali. In virtù di ciò, nel finale di gara De Ferran lascia andare Zanardi e Andretti, sperando di evitare lo splash and go finale. Mentre la gara del campione ’91 è rovinata da un problema tecnico, dopo il rabbocco Zanardi negli ultimi giri arriva in scia a De Ferran, tentando un attacco all’esterno durante il doppiaggio di Johansson. La manovra però non va in porto e De Ferran conquista il primo successo stagionale davanti all’italiano e a Moore, che chiude terzo grazie a una strategia simile a quella del vincitore.
A Toronto Ribeiro conquista la pole position davanti a Zanardi, che si impossessa subito della prima posizione con una gran staccata in curva 3. L’italiano comanda la corsa su Rahal e Fernandez fino all’ultima sosta ai box, insolitamente lenta per il team Ganassi. Tornato in pista in terza posizione, Zanardi supera Rahal con un altro gran sorpasso in curva 3, ma la rimonta su Fernandez è bloccata dalla pace car, uscita per recuperare la vettura di Andretti. Alla ripartenza Zanardi perde l’attimo giusto, lasciando scappare Fernandez, che ha chiaramente la gara in pugno quando una battaglia alla frenata della curva 3 tra Ribeiro, Fittipaldi, Johansson e Krosnoff, scatena un incidente tremendo: Johansson esce infatti di scia al brasiliano proprio mentre Krosnoff compie la stessa manovra. Il contatto tra le gomme lancia in aria la Reynard del team Arciero, che colpisce mortalmente il commissario Gary Avrin per poi schiantarsi contro un palo dell’illuminazione. Per Krosnoff non c’è niente da fare. La gara viene interrotta con la bandiera rossa e Fernandez dichiarato vincitore davanti a Zanardi e Rahal.
La seconda visita a Michigan vede il team Ganassi e Moore occupare la prima fila. La partenza è purtroppo col botto a causa di un contatto tra il canadese ed Emerson Fittipaldi, che toccando la ruota anteriore destra della Reynard in curva 1, finisce in testacoda e duramente contro il muro, ripartendo serie lesioni alla schiena, al bacino e a un polmone. Alla ripartenza Zanardi prende subito il comando su Vasser, lottando a lungo con Moore e Andretti, prima che entrambi siano attardati da problemi meccanici. Come nella US500 le vetture Honda hanno un chiaro vantaggio: Zanardi comanda a lungo battagliando con Ribeiro, De Ferran e Fernandez, ma la sua corsa finisce tristemente contro il muro della curva 4, danneggiando anche il brasiliano, investito da alcuni detriti. Con Fernandez fermo per problemi al cambio, le ultime fasi vedono una bella battaglia tra Ribeiro e Pruett, ma anche l’americano deve alzare bandiera bianca per problemi al motore. Negli ultimi giri a Ribeiro basta quindi controllare Herta e Gugelmin per conquistare il secondo successo stagionale.
Pos. | Pilota | Punti |
1 | Jimmy Vasser | 112 |
2 | Al Unser, Jr. | 111 |
3 | Gil de Ferran | 92 |
4 | Christian Fittipaldi | 87 |
5 | Michael Andretti | 73 |
6 | Alex Zanardi | 72 |
6 | Greg Moore | 72 |
8 | Andre Ribeiro | 71 |
9 | Scott Pruett | 62 |
10 | Paul Tracy | 59 |
A Mid Ohio il team Ganassi conquista un’altra prima fila, questa volta con Zanardi davanti a Vasser. L’italiano comanda la gara in tutta tranquillità dall’inizio alla fine, mentre molti rivali del compagno perdono terreno in chiave titolo. De Ferran si autoelimina in partenza tamponando Gugelmin, Unser non vede il traguardo scontrandosi con Johnstone all’ultimo giro dopo una corsa ai margini della top ten, Moore è frenato da problemi al turbo ma rovina una gran rimonta con un attacco assurdo a Ribeiro. Zanardi continua quindi la sua rimonta in campionato conquistando il secondo successo stagionale, mentre Vasser si rimette in carreggiata con un solido secondo posto. Degli altri contendenti al titolo, solo Andretti guadagna punti, difendendosi con le unghie il terzo posto da Herta e Rahal.
Zanardi prosegue la sua sequenza di partenze in prima fila staccando la pole position anche a Road America. La corsa dell’italiano prende però subito una brutta piega nelle prime curve, quando un movimento di troppo in frenata lo vede spingere fuori pista l’incolpevole De Ferran e danneggiare una sospensione. Del caos risultante, che costa il ritiro anche a Magnussen, approfitta il duo Newman Haas con Fittipaldi che prende il comando davanti ad Andretti, superato poco dopo da Herta e Rahal. I pit stop successivi agli incidenti di Moore, Jones, Ribeiro e i piloti Pac West, lanciano però al comando Al Unser Jr., che dopo l’ennesima ripartenza precede Andretti, superato però da un grintoso Fittipaldi. I piloti Newman Haas, raggiunti nel finale dal rimontante Rahal, non sembrano in grado di attaccare Unser, ma la beffa per Fittipaldi arriva nei giri finali, quando la sua bella gara finisce col motore in fumo. All’ultimo giro la vittoria per Unser sembra ormai in cassaforte, ma anche il suo motore esplode incredibilmente a tre curve dal traguardo, regalando la vittoria a un fortunato (per una volta) Andretti, che precede sul traguardo Rahal e Zanardi.
A Vancouver Zanardi ottiene la quinta pole stagionale davanti a Michael Andretti. Entrambi sperano in una vittoria e un passo falso di Vasser per riaprire completamente il discorso titolo, ma per l’italiano le speranze finiscono subito. Dopo aver costruito un buon margine sugli inseguitori infatti, Zanardi si imbatte in PJ Jones, dietro il quale perde buona parte del vantaggio accumulato, fino a quando un’incomprensione al tornantino finale non spedisce il bolognese contro le barriere. Il comando passa quindi nelle mani di Andretti, che deve difendersi da Rahal, mentre più indietro Vasser e Unser si marcano stretto. La svolta arriva durante una neutralizzazione, quando Vasser deve scontare una penalità per eccesso di velocità ai box e Roger Penske richiama Unser, in quel momento secondo, per un rabbocco supplementare nel tentativo di terminare senza ulteriori soste. Mentre Andretti, Rahal e Fittipaldi prendono margine, i due principali contendenti al titolo si ritrovano nel gruppo, con Unser che risale più rapidamente del rivale, bloccato da Herta. Purtroppo per loro, un’altra bandiera gialla aiuta i primi ad arrivare al traguardo senza ulteriori soste, permettendo ad Andretti di cogliere il quinto successo stagionale e il secondo posto in classifica, mentre Rahal conquista un altro secondo posto davanti a Fittipaldi. Unser raccoglie invece un quinto posto terminando comunque davanti a Vasser, settimo.
Pos. | Pilota | Punti |
1 | Jimmy Vasser | 142 |
2 | Michael Andretti | 128 |
3 | Al Unser, Jr. | 125 |
4 | Alex Zanardi | 110 |
5 | Christian Fittipaldi | 107 |
6 | Gil de Ferran | 104 |
7 | Bobby Rahal | 96 |
8 | Andre Ribeiro | 76 |
8 | Greg Moore | 76 |
10 | Bryan Herta | 70 |
“Staccando” di 15 millesimi Bryan Herta, Zanardi centra l’ennesima pole position nell’appuntamento decisivo di Laguna Seca, dove Vasser si presenta con 14 punti su Andretti e 17 su Unser. Al pilota di Chip Ganassi basterebbe un piazzamento tra i primi 6 per portare a casa il titolo, mentre Andretti deve arrivare almeno sul podio e sperare in un passo falso del capo classifica.
Al via Zanardi comanda agevolmente, mentre Vasser si accontenta di precedere i rivali per il titolo, in difficoltà nel gruppo. Dopo la prima sosta un treno di gomme difettoso rallenta però l’italiano, permettendo a Herta di chiudere il distacco e prendere il comando. Più indietro intanto Vasser sale al terzo posto. Con Andretti che danneggia il braccetto di una sospensione in un disperato attacco a Rahal e Unser in difficoltà con le gomme, il titolo non è mai in pericolo per Vasser, ma l’ultimo cambio gomme rivitalizza Zanardi, che negli ultimi giri si fa minaccioso nei confronti di Herta. L’italiano non sembra sufficientemente vicino per tentare un attacco ma all’ultimo giro, con una staccata da “tutto o niente” al Cavatappi, Zanardi sorprende Herta, prende il comando e nonostante un’escursione nella sabbia va a vincere una corsa che passa alla storia. All’ultimo giro Vasser non prende rischi, cedendo il terzo posto a Pruett, ma il piazzamento è ovviamente sufficiente a conquistare il primo titolo in carriera. Un nono posto ottenuto per gentile concessione di Fittipaldi, permette comunque ad Andretti di chiudere il campionato al secondo posto con gli stessi punti di Zanardi, ma due vittorie in più.
Classifica finale | ||||||||||||
Pos. | Pilota | Punti | Distacco | Corse | Vittorie | Podi | Top 5 | Top 10 | Poles | LL | L | GPV |
1 | Jimmy Vasser | 154 | 0 | 16 | 4 | 5 | 6 | 14 | 4 | 162 | 8 | 1 |
2 | Michael Andretti | 132 | 22 | 16 | 5 | 6 | 6 | 9 | 0 | 281 | 7 | 1 |
3 | Alex Zanardi | 132 | 22 | 16 | 3 | 6 | 7 | 7 | 6 | 610 | 11 | 6 |
4 | Al Unser, Jr. | 125 | 29 | 16 | 0 | 4 | 8 | 12 | 0 | 125 | 3 | 0 |
5 | Christian Fittipaldi | 110 | 44 | 16 | 0 | 3 | 5 | 13 | 0 | 80 | 3 | 1 |
6 | Gil de Ferran | 104 | 50 | 16 | 1 | 4 | 6 | 9 | 1 | 172 | 4 | 1 |
7 | Bobby Rahal | 102 | 52 | 16 | 0 | 3 | 5 | 10 | 0 | 1 | 1 | 0 |
8 | Bryan Herta | 86 | 68 | 16 | 0 | 2 | 5 | 8 | 0 | 41 | 1 | 0 |
9 | Greg Moore | 84 | 70 | 16 | 0 | 3 | 5 | 8 | 0 | 73 | 4 | 1 |
10 | Scott Pruett | 82 | 72 | 16 | 0 | 3 | 4 | 9 | 1 | 12 | 3 | 0 |
11 | Andre Ribeiro | 76 | 78 | 16 | 2 | 2 | 3 | 7 | 1 | 166 | 3 | 0 |
12 | Adrian Fernandez | 71 | 83 | 16 | 1 | 1 | 2 | 7 | 0 | 17 | 1 | 1 |
13 | Paul Tracy | 60 | 94 | 14 | 0 | 1 | 4 | 6 | 3 | 214 | 4 | 2 |
14 | Mauricio Gugelmin | 53 | 101 | 16 | 0 | 2 | 4 | 4 | 0 | 12 | 2 | 0 |
15 | Stefan Johansson | 43 | 111 | 16 | 0 | 0 | 2 | 5 | 0 | 0 | 0 | 0 |
16 | Mark Blundell | 41 | 113 | 13 | 0 | 0 | 2 | 5 | 0 | 0 | 0 | 0 |
17 | Parker Johnstone | 33 | 121 | 15 | 0 | 1 | 2 | 2 | 0 | 35 | 1 | 0 |
18 | Robby Gordon | 29 | 125 | 16 | 0 | 1 | 1 | 5 | 0 | 2 | 1 | 0 |
19 | Emerson Fittipaldi | 29 | 125 | 12 | 0 | 0 | 2 | 3 | 0 | 0 | 0 | 1 |
20 | Eddie Lawson | 26 | 128 | 11 | 0 | 0 | 0 | 4 | 0 | 0 | 0 | 0 |
21 | Roberto Moreno | 25 | 129 | 16 | 0 | 1 | 1 | 3 | 0 | 2 | 1 | 0 |
22 | Raul Boesel | 17 | 137 | 16 | 0 | 0 | 0 | 3 | 0 | 0 | 0 | 0 |
23 | Jan Magnussen | 5 | 149 | 4 | 0 | 0 | 0 | 1 | 0 | 0 | 0 | 0 |
24 | Scott Goodyear | 5 | 149 | 4 | 0 | 0 | 0 | 1 | 0 | 0 | 0 | 0 |
25 | Juan Fangio II | 5 | 149 | 16 | 0 | 0 | 0 | 1 | 0 | 0 | 0 | 0 |
26 | Max Papis | 4 | 150 | 3 | 0 | 0 | 0 | 1 | 0 | 0 | 0 | 0 |
27 | P.J. Jones | 4 | 150 | 6 | 0 | 0 | 0 | 1 | 0 | 0 | 0 | 0 |
28 | Richie Hearn | 3 | 151 | 3 | 0 | 0 | 0 | 1 | 0 | 0 | 0 | 0 |
29 | Hiro Matsushita | 3 | 151 | 16 | 0 | 0 | 0 | 1 | 0 | 0 | 0 | 0 |
30 | Eliseo Salazar | 2 | 152 | 4 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 |
31 | Davy Jones | 1 | 153 | 5 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 |
32 | Marco Greco | 1 | 153 | 2 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 |