I MOTIVI
La stagione ’98 ripropone lo strapotere di Alex Zanardi e del Team Ganassi. Il pilota italiano incredibilmente non conquista pole, ma in gara è praticamente inarrestabile, in buona parte per via di un ritmo spesso insostenibile e una grinta quasi sempre incontenibile, ma anche grazie alla straordinaria affidabilità della sua vettura, che magicamente sembra resistere meglio delle altre anche ai contatti. Non si spiega altrimenti la vittoria di Long Beach, dove il bolognese trionfa addirittura con il braccetto dello sterzo piegato! Leggendo la classifica si potrebbe pensare che il campione in carica non abbia avuto avversari, ma in realtà quasi nessuna delle sue sette vittorie è arrivata con tranquillità. La stagione ha infatti proposto gare altamente combattute e spettacolari, con numerosi piloti ad alternarsi nello sfidare l’italiano, primo fra tutti Franchitti, in grado di concretizzare in modo quasi sorprendente l’ottimo potenziale espresso nella stagione d’esordio. Vasser e Moore hanno invece dominato la scena sugli ovali, risultando più concreti di Michael Andretti, spesso il più veloce ma talvolta tradito dal proprio pacchetto tecnico, oltre che autore di diversi errori. Chi è davvero mancata però è la Penske, alle prese con un telaio problematico, un motore da sviluppare e delle gomme inferiori. Nonostante il potenziale della PC27 e il buon livello di competitività raggiunto dalla Swift infatti, dopo l’incertezza iniziale la stagione ha indicato chiaramente nella configurazione Reynard-Honda-Firestone l’unica capace di garantire concrete possibilità di successo su ogni tipologia di circuito.
NOVITA REGOLAMENTARI
Dal punto di vista tecnico la stagione 1998 presenta due fondamentali novità riguardanti le corse ovali. Nei super speedway di Michigan e Fontana si ha l’introduzione dell’ala Handford, un nuovo alettone posteriore imposto a tutte le vetture con lo scopo di ridurre la deportanza e porre un freno alle impressionanti velocità raggiunte dalle ChampCar nel 1997.
Sempre al fine di limitare le prestazioni sugli ovali, a St. Louis la CART prova per la prima volta a utilizzare le ali da super speedway su un ovale corto, allarmata dai record sbriciolati dalle vetture ’98 a Nazareth e Milwaukee.
CALENDARIO
Le novità principali della stagione riguardano l’entrata in calendario di due nuove piste. L’ovale di Motegi segna il debutto della CART In Giappone, come giusto tributo all’impegno di Honda e Toyota nella serie. Lo stradale di Houston, inserito a fine stagione, punta invece a rimediare all’assenza di una tappa nel sud del paese, facendo “concorrenza”, seppur in periodi diversi, alla corsa IRL sull’ovale di Fort Worth. Tra gli appuntamenti confermati, l’ovale di Homestead vede una variazione del disegno delle curve, che vengono “arrotondate” dietro richiesta dei piloti, preoccupati dal rischio di impatto frontale del precedente layout quadriovale. Il cittadino di Detroit subisce una variazione del primo tratto, con un lungo rettilineo a sostituire le s iniziali, nel tentativo di creare una chiara opportunità di sorpasso. L’ormai classico appuntamento di Surfers Paradise, sostituito a marzo da Motegi, viene invece spostato in coda al calendario, due settimane prima del gran finale di Fontana.
Gara | Data | Pista | Tipologia |
1 | 15 marzo | Homestead | Ovale medio – 1.5 miglia |
2 | 28 marzo | Motegi | Ovale medio – 1.5 miglia |
3 | 5 aprile | Long Beach | Cittadino |
4 | 27 aprile | Nazareth | Ovale corto |
5 | 10 maggio | Rio de Janeiro | Ovale medio – |
6 | 23 maggio | St. Louis | Ovale corto |
7 | 31 maggio | Milwaukee | Ovale corto |
8 | 7 giugno | Detroit | Cittadino |
9 | 21 giugno | Portland | Stradale permanente |
10 | 12 luglio | Cleveland | Stradale – aeroporto |
11 | 19 luglio | Toronto | Cittadino |
12 | 26 luglio | Michigan 500 | Super speedway |
13 | 9 agosto | Mid Ohio | Stradale permanente |
14 | 16 agosto | Road America | Stradale permanente |
15 | 6 settembre | Vancouver | Cittadino |
16 | 13 settembre | Laguna Seca | Stradale permanente |
17 | 4 ottobre | Houston | Cittadino |
18 | 18 ottobre | Surfers Paradise | Cittadino |
19 | 1 novembre | Fontana | Super speedway |
TEAM E PILOTI
Chip Ganassi Racing
Pilota | Alessandro Zanardi (ITA) | Jimmy Vasser (USA) |
Vettura | #1 Target | #12 Target |
Telaio | Reynard 98i | Reynard 98i |
Motore | Honda | Honda |
Gomme | Firestone | Firestone |
Ingegnere | Morris Nunn/Steve Clark | Julian Robertson |
Stratega | Chip Ganassi | Tom Anderson |
Capo meccanico | Rob Hill | Grant Weaver |
Il team campione in carica si è presentato al via della stagione ’98 confermando in blocco la formazione vittoriosa nei due anni precedenti, nonostante l’impegno parziale di Morris Nunn. L’ingegnere inglese, fondamentale nei successi di Zanardi, ha assistito la squadra solo nei week end di gara, lasciando il lavoro di sviluppo nelle mani del nuovo arrivo Steve Clark, oltre che di Julian Robertson. Zanardi ha riproposto in tono ancora più prorompente la superiorità mostrata nel ’97, manifestatasi non tanto in termini di continua supremazia velocistica, ma di costante presenza nelle parti alte della classifica. La proverbiale grinta, il rispetto della meccanica e una crescente fiducia negli ovali lo hanno reso un avversario quasi imbattibile. Lo straordinario rendimento di Honda e Firestone, i frequenti problemi degli avversari e un po’ di sana fortuna in occasione di diversi contatti poi hanno fatto il resto, producendo un record di punti e piazzamenti difficilmente battibile. Vasser è stato una validissima spalla. Decisamente migliorato in qualifica, l’americano è stato superlativo sugli ovali, mettendosi in mostra anche in diversi stradali e cittadini. Rallentato da varie sfortune e problemi tecnici (Homestead, Cleveland, Mid Ohio), avrebbe potuto chiudere il campionato con un passivo meno pesante, ma è comunque risultato vincitore del duello con Franchitti per il secondo posto.
Penske Racing
Pilota | Al Unser Jr. (USA) | André Ribeiro (BRA) |
Vettura | #2 Marlboro | #3 Marlboro |
Telaio | Penske PC26/PC27 | Penske PC27 |
Motore | Mercedes | Mercedes |
Gomme | Goodyear | Goodyear |
Ingegnere | Ian Reed | Nigel Beresford |
Stratega | Roger Penske | |
Capo meccanico | Rick Rinaman | Jon Bouslog |
Doveva essere la stagione della rinascita, ma il 1998 ha invece fatto ripiombare la Penske nel periodo buio di metà anni ’80, quando le vetture costruite a Poole non reggevano la concorrenza di March e Lola. L’avveniristica PC27 progettata da John Travis ha presentato soluzioni innovative e un’efficienza aerodinamica invidiabile, soprattutto nella zona posteriore. A questo fine si è però costretta la Mercedes a realizzare un motore esageratamente compatto, a svantaggio della guidabilità, cosa che ha fatto penare tutte le squadre fornite dalla casa tedesca. Se a questo si sommano le note problematiche delle gomme Goodyear e un cambio veloce quanto fragile, è chiaro come la PC27 abbia passato più tempo ai box che in pista. Le poche volte in cui la macchina ha funzionato a dovere, è stata poi la sfortuna a mettere i bastoni tra le ruote ad Unser e Ribeiro, spesso attardati da problemi banali o coinvolti in contatti causati da altri. Alla fine il miglior risultato è stato il secondo posto dell’americano a Motegi, troppo poco per una vettura che avrebbe dovuto schiacciare la concorrenza. Sul fronte piloti Ribeiro ha vissuto una stagione orribile, continuamente costellata da problemi tecnici, oltre ai brutti incidenti di Nazareth e Road America. Il brasiliano ha però faticato a inserirsi in una realtà come la Penske, risultando quasi sempre meno efficace di un Unser non certo al top. Il due volte campione CART ha fatto vedere buone cose a Motegi, Cleveland e Michigan, ma il resto della sua stagione ha ricordato molto il non positivo ’97. Verrebbe quindi da chiedersi cosa avrebbe potuto ottenere la PC27 nelle mani del giubilato Tracy.
Walker Racing
Pilota | Gil De Ferran (BRA) |
Vettura | #5 Valvoline |
Telaio | Reynard 98i |
Motore | Honda |
Gomme | Goodyear |
Ingegnere | Bill Pappas |
Stratega | Derrick Walker |
Capo meccanico | Dan Miller |
Dopo un ’97 tutto sommato da protagonista, da De Ferran e Walker si aspettava una nuova caccia al titolo condita da vittorie. Se queste ultime hanno continuato a latitare, nel ’98 è mancata anche la consistenza, oltre che la fortuna. Errori strategici e soprattutto guasti improbabili hanno afflitto la squadra in alcune corse fondamentali. A Long Beach una foratura e poi il cambio hanno negato a De Ferran una vittoria quasi certa, mentre a Michigan e Road America è stato addirittura il motore Honda a lasciare a piedi il brasiliano. Nel mezzo qualche errore (Rio su tutti), i soliti problemi della Goodyear e la cronica inefficacia del team sugli ovali corti hanno fatto il resto, trasformando le tante promesse in delusione.
Newman Haas Racing
Pilota | Michael Andretti (USA) | Christian Fittipaldi (BRA) |
Roberto Moreno (BRA) | ||
Vettura | #6 Texaco/Havoline | #11 Kmart |
Telaio | Swift 009.c | Swift 009.c |
Motore | Ford | Ford |
Gomme | Goodyear | Goodyear |
Ingegnere | Peter Gibbons | Brian Lisles |
Stratega | Ed Nathman | |
Capo meccanico | Tim Bumps | Kevin Chambers |
Michael Andretti e il team Newman Haas sono stati indubbiamente la delusione della stagione. Dopo la bella vittoria di Homestead, l’annata del pilota americano è presto naufragata in una serie di possibili vittorie rovinate da errori strategici, di guida e qualche inconveniente tecnico. Nell’inverno la Swift ha compiuto progressi evidenti, migliorando prestazioni e affidabilità, ma soprattutto sulle piste più abrasive è stata la Goodyear a rallentare la squadra, come testimoniano corse scialbe come Detroit, l’eccessivo degrado di Toronto o la gomma esplosa a Road America, la seconda dopo Long Beach, dove il pilota ha comunque avuto le sue responsabilità. La brutta stagione di Andretti è poi finita malamente con un contatto con Tracy in Australia assolutamente evitabile e un errore imperdonabile (il secondo dopo Nazareth) a Fontana. L’annata di Fittipaldi è stata al limite del tragicomico, tante sono state le sventure del pilota brasiliano. Complessivamente meno efficace di Andretti anche su stradali e cittadini, l’ex pilota Minardi è stato coinvolto in numerosi contatti incolpevoli, dovendo anche saltare la corsa di Milwaukee per un brutto incidente nelle prove. I podi nel finale di stagione di Road America e Surfers Paradise hanno almeno risollevato il morale in vista del 1999.
Team Rahal
Pilota | Bobby Rahal (USA) | Bryan Herta (USA) |
Vettura | #7 Miller Lite | #8 Shell |
Telaio | Reynard 97i/98i | Reynard 98i |
Motore | Ford | Ford |
Gomme | Firestone | Firestone |
Ingegnere | Tim Reiter | Ray Leto |
Stratega | Tim Cindric | Scott Roembke |
Capo meccanico | Jim Prescott | Larry Ellert |
A guardare la classifica non si notano grosse differenze, ma il passaggio alle Firestone ha indubbiamente aiutato il team Rahal a inserirsi stabilmente nelle posizioni di testa. Se la velocità sugli stradali non aveva mai fatto difetto a Herta, questa volta il giovane americano ha avuto gli strumenti per giocarsi le corse fino in fondo, arrivando al tanto agognato successo sull’asfalto di Laguna Seca, proprio davanti a quel Zanardi che anche nel ’98 era stato fino a quel momento la sua bestia nera. La vittoria ha certamente salvato la stagione del californiano, velocissimo in diverse occasioni ma spesso coinvolto in contatti evitabili, come nel caso di Mid Ohio. Le Firestone hanno però potuto poco per migliorare il rapporto con gli ovali, che restano il punto debole della squadra. Rahal ha fatto il suo dovere, mettendo insieme un’ultima stagione di alto livello, guidando con grinta e facendo vedere alcuni spunti velocistici di tutto rispetto. Rispondendo al brutto incidente di Motegi con la prima fila di Long Beach, l’americano ha mostrato la consueta consistenza e solo la sfortuna lo ha privato di un probabile podio sulle strade californiane, arrivato comunque più tardi nell’appuntamento di casa a Mid Ohio.
Hogan Racing
Pilota | J.J. Lehto (FIN) |
Vettura | #9 |
Telaio | Reynard 98i |
Motore | Mercedes |
Gomme | Firestone |
Ingegnere | Alan Langridge/ Casper Van der Schoot |
Stratega | Carl Hogan |
Capo meccanico | Simon Morley |
Tante erano le aspettative per il binomio Hogan-Lehto, considerando le buone prestazioni di Franchitti nel ’97 e le indubbie capacità del pilota finlandese, principale indiziato per il titolo di rookie of the year dopo dei test invernali promettenti. Dopo un buon debutto sugli ovali a Homestead, il finlandese ha invece faticato a ingranare, non riuscendo quasi mai a emulare quegli spunti velocistici che avevano illuminato la stagione inconcludente di Franchitti, anche per via di un quadro tecnico meno favorevole, con i problemi del nuovo motore Mercedes e il passaggio di alcune squadre alla Firestone.
Team Della Penna
Pilota | Richie Hearn (USA) |
Vettura | #10 Budweiser |
Telaio | Swift 009.C |
Motore | Ford |
Gomme | Firestone |
Ingegnere | Steve Conover |
Stratega | John Della Penna |
Capo meccanico | Les Channen |
Project Indy
Pilota | Roberto Moreno (BRA) |
Mimmo Schiattarella (ITA) | |
Vettura | #15 |
Telaio | Reynard 97i |
Motore | Mercedes |
Gomme | Goodyear |
Ingegnere | Brian Bertholdt |
Stratega | |
Capo meccanico | Antonio Pio |
Team Bettenhausen
Pilota | Helio Castroneves (BRA) |
Vettura | #16 Alumax |
Telaio | Reynard 97i/98i |
Motore | Mercedes |
Gomme | Goodyear |
Ingegnere | Tom Brown |
Stratega | Tony Bettenhausen Jr. |
Capo meccanico | Vince Kremer |
Alle prese con il motore Mercedes e le gomme Goodyear, la corsa di Castroneves al titolo di rookie of the year sembrava partire in salita rispetto a quelle di Kanaan e Lehto, ma il brasiliano ha comunque avuto modo di mettersi in mostra. Come con Carpentier nel ’97, il giorno di gloria del team Bettenhausen è arrivato su un ovale, questa volta Milwaukee, dove Castroneves ha guidato da veterano capitalizzando una strategia rischiosa e precedendo di un soffio sul traguardo Unser. Un podio arrivato un po’ come redenzione per il paulista, che dopo i brutti incidenti a Homestead e Nazareth, aveva maturato per gli ovali parecchia diffidenza. L’altra grossa occasione per Castroneves è arrivata sul terreno a lui più congeniale di Long Beach, dove una strategia sfalsata per un incidente in partenza lo avrebbe probabilmente condotto alla vittoria, non fosse stato per un errore da…rookie in un duello inutile con Blundell. Per il resto il brasiliano ha raccolto qualche punto quà e là, arrendendosi con onore a Kanaan nella corsa ai rookie. Difficile chiedergli di più.
PacWest Racing Team
Pilota | Mauricio Gugelmin (BRA) | Mark Blundell (ENG) |
Vettura | #17 Hollywood | #18 Motorola |
Telaio | Reynard 97i/98i | Reynard 97i/98i |
Motore | Mercedes | Mercedes |
Gomme | Firestone | Firestone |
Ingegnere | Andy Brown | Al Bodey |
Stratega | John Anderson | Russel Cameron |
Capo meccanico | Mark Moore | Daryl Fox |
Che fine ha fatto il team rivelazione del ’97? Attesi come contendenti al titolo, Gugelmin e Blundell hanno invece fatto una stagione di presenza, faticando spesso a entrare in top 10, eccezion fatta per l’ultima corsa di Fontana. Dopo aver iniziato la stagione con il telaio ’97, la squadra ha faticato a mettere a punto la nuova Reynard, entrando in una confusione tecnica forse addirittura acuita dal programma di sviluppo aerodinamico portato avanti dal proprio reparto ricerca e sviluppo. Altri problemi sono poi arrivati dal motore Mercedes, compatto e leggero ma come già visto afflitto da seri problemi di guidabilità.
Team Payton/Coyne
Pilota | Michel Jourdain Jr. | Gualter Salles (BRA) |
Dennis Vitolo (USA) | ||
Vettura | #19 Herdez | #34 Nicorette |
Telaio | Reynard 97i/98i | Reynard 97i |
Motore | Ford | Ford |
Gomme | Goodyear | Goodyear |
Ingegnere | Dave Morgan | Louis D’Agostino |
Stratega | ||
Capo meccanico | Doug Myers | Mark Mason |
Patrick Racing
Pilota | Scott Pruett (USA) | Adrian Fernandez (MEX) |
Vettura | #20 Firestone/Brahma | #40 Firestone/Brahma |
Telaio | Reynard 97i | Reynard 97i/98i |
Motore | Ford | Ford |
Gomme | Firestone | Firestone |
Ingegnere | Tom German | John Wark |
Stratega | Jim McGee | Steve Newey |
Capo meccanico | Mike Sales |
Team Arciero/Wells
Pilota | Massimiliano Papis (ITA) | Hiro Matsushita (JPN) |
Robby Gordon (USA) | ||
Vettura | #25 MCI/WorldCom | #26 Panasonic |
Telaio | Reynard 98i | Reynard 97i/98i |
Motore | Toyota | Toyota |
Gomme | Firestone | Firestone |
Ingegnere | Iain Watt | Ken Anderson |
Stratega | ||
Capo meccanico | John Stanchina | Bobby Golasinsky |
Team Kool Green
Pilota | Paul Tracy (CAN) | Dario Franchitti (SCO) |
Vettura | #26 Kool | #27 Kool |
Telaio | Reynard 98i | Reynard 98I |
Motore | Honda | Honda |
Gomme | Firestone | Firestone |
Ingegnere | Tino Belli / Tony Cicale | Don Halliday |
Stratega | Barry Green | Kim Green |
Capo meccanico | Tony Cotman | Kyle Moyer |
Team Tasman
Pilota | Tony Kanaan (BRA) |
Vettura | #31 LCI Communications |
Telaio | Reynard 98i |
Motore | Honda |
Gomme | Firestone |
Ingegnere | Diane Holl |
Stratega | Steve Horne |
Capo meccanico | Steve Ragan |
Player’s Forsythe Racing
Pilota | Patrick Carpentier (CAN) | Greg Moore (CAN) |
Vettura | #33 Player’s | #99 Player’s |
Telaio | Reynard 98i | Reynard 98i |
Motore | Mercedes | Mercedes |
Gomme | Firestone | Firestone |
Ingegnere | Lee Dykstra | Steve Challis |
Stratega | Neil Mickelwright | |
Capo meccanico | George Klotz | Chris Schoefild |
All American Racers
Pilota | Alex Barron (USA) | PJ Jones (USA) |
Vincenzo Sospiri (ITA) | ||
Vettura | #36 Castrol | #96 Castrol |
Telaio | Reynard 97i/98i / Eagle 987 | Reynard 97i/98i |
Motore | Toyota | Toyota |
Gomme | Goodyear | Goodyear |
Ingegnere | Kyle Brannan | Bernie Marcus |
Stratega | ||
Capo meccanico | John West | Derek Ige |
Davies Racing
Pilota | Arnd Meier (GER) |
Vettura | #77 Hafferoder |
Telaio | Lola T97/T98 |
Motore | Ford |
Gomme | Goodyear |
Ingegnere | Chuck Matthews |
Stratega | Gerald Davies |
Capo meccanico | Barry Brooke |
RACCONTO DELLA STAGIONE
La gara di apertura a Homestead rispetta in pieno le aspettative della vigilia, con un grande equilibrio tra piloti, squadre e pacchetti tecnici. Greg Moore diventa il più giovane poleman della storia, piazzando la sua Reynard-Mercedes davanti alla Penske di Ribeiro, a sua volta motorizzato dalla casa tedesca. In gara il canadese comanda le prime fasi, prima di lasciare spazio a De Ferran e Andretti per problemi agli air jacks. L’americano passa a condurre a metà gara, facilitato anche dalla tattica suicida del team Walker, contenendo in volata la rimonta dello stesso Moore e bissando il successo dell’anno precedente per sé, il pacchetto Swift-Ford-Goodyear e il team Newman-Haas. Il podio è completato da un poco spettacolare ma concreto Zanardi.
A Motegi il copione sembra ripetersi fino alla prima sosta, con Michael Andretti e la Swift saldamente in testa, fino a quando un errore nel calcolo dei consumi non lascia il capo classifica fermo in pista con il serbatoio vuoto. Mentre Tracy perde un giro nelle prime fasi e Zanardi va a muro, la lotta per la vittoria diventa un affare privato tra Adrian Fernandez e la Penske di Unser Jr., molto competitivo in Giappone dopo l’incoraggiante gara d’apertura. Alla fine è il messicano, più determinato in ripartenza e nei doppiaggi, a spuntarla sul pilota del New Mexico, che precede sul traguardo De Ferran. Un brutto spavento mette fine nelle ultime battute a una buona prova di Bobby Rahal, che finisce duramente a muro e poi a testa in giù a causa di un cedimento meccanico.
Il tre volte campione si rifà parizialmente la settimana successiva, quando la CART è di scena a Long Beach dove Bryan Herta guida una prima fila tutta targata Rahal. In una gara che vede due incidenti multipli al tornantino, Andretti finire contro il muro della Shoreline Drive con una gomma KO e Zanardi perdere un giro dal leader con un braccetto piegato, Herta veleggia nelle zone alte della classifica insidiato da Franchitti e De Ferran, quest’ultimo su una strategia sfalsata per una foratura nelle fasi iniziali. Mentre il brasiliano è costretto al ritiro da problemi al cambio, dopo un ultimo rapidissimo splah and go tutto sembrerebbe a posto per il californiano, fino a quando non spunta dal nulla Zanardi che, riparata la sospensione e recuperato il giro di distacco, sfrutta alla grande la sua diversa sequenza di rifornimenti, ritrovandosi dietro i primi con gomme più fresche. Dopo aver fatto fuori in un solo giro Pruett e Ferndandez, il campione in carica si avventa su Franchitti, trovando un insperato varco per passare Herta a due giri dalla fine e bissare il successo dell’anno precedente nel tripudio generale.
Il successivo appuntamento di Nazareth apre la stagione degli ovali corti, con Carpentier a guidare in qualifica una doppietta del team Forsythe. Doppietta che in gara dura pochi passaggi, quando le Reynard bianco blu devono cedere il passo al solito Andretti. Un errore clamoroso in una ripartenza costa però caro all’eroe di casa e lascia strada libera a Jimmy Vasser, su una strategia alternativa e abile nell’economizzare i consumi durante la lunga bandiera gialla per l’incidente di Gugelmin. Il campione ’96 riesce quindi a centrare il successo, precedendo Zanardi in una storica doppietta su ovale corto per il team Ganassi.
Pos. | Pilota | Punti |
1 | Greg Moore | 51 |
2 | Alex Zanardi | 50 |
3 | Adrian Fernandez | 41 |
4 | Gil De Ferran | 33 |
5 | Jimmy Vasser | 31 |
6 | Dario Franchitti | 25 |
7 | Bryan Herta | 25 |
8 | Michael Andretti | 22 |
9 | Tony Kanaan | 22 |
10 | Paul Tracy | 20 |
Terzo chiude Moore, grande protagonista dell’appuntamento successivo a Rio, dove Franchitti parte in pole, salvo cedere subito la testa della corsa a Zanardi. Dopo aver visto Tracy e De Ferran, i rivali più pericolosi, eliminarsi in uno scellerato contatto in curva 1, l’italiano sembra incamminato verso una facile vittoria fino a quando Moore, partito a centro gruppo dopo un testacoda in qualifica, è lanciato direttamente sulla coda della Reynard numero 1 dall’ottimo lavoro ai box del team Forsythe. I due ingaggiano un lungo duello sul filo dei consumi, fino a quando il doppiato Meier non si trova immischiato nella lotta, finendo per favorire un coraggioso attacco all’esterno di Moore in curva 1, che consegna al canadese la testa della corsa a 5 giri dal termine e la vittoria. Adrian Fernandez chiude terzo dietro un delusissimo Zanardi.
Per l’italiano la vendetta arriva già nell’appuntamento successivo di St. Louis, dove Moore parte in pole grazie ai tempi delle libere, data la cancellazione delle qualifiche per maltempo. Mentre Michael Andretti fa presto sua la testa della corsa Zanardi, partito a metà gruppo, si installa al quarto posto grazie alla velocità nei pit stops del team Ganassi, per poi andare all’assalto di Moore e Vasser durante una ripartenza. Un altro capolavoro dei suoi meccanici porta poi l’italiano in testa, posizione da cui un pur combattivo Andretti non riesce più a scalzarlo. Per Moore arriva un altro terzo posto davanti a Vasser.
Il ciclo degli ovali si chiude a Milwaukee, dove si ripete la prima fila di Nazareth, con Carpentier ancora in pole. La gloria per il giovane canadese dura poco, il tempo di scontrarsi dopo pochi giri con Michael Andretti mentre i due battagliano per la testa della corsa. Questa viene quindi raccolta da Moore, che però rimane attardato dopo un contatto con Gugelmin, scaturito dalla confusione causata della rottura del motore di De Ferran. Dopo un lungo dominio di Tracy, il comando passa nelle mani di Jimmy Vasser, che conquista la seconda vittoria stagionale precedendo sul traguardo il rookie Castroneves. Un secondo posto sudato fino all’ultimo per brasiliano, che attraversa il traguardo col serbatoio vuoto pochi centimetri davanti ad Al Unser Jr., al secondo podio stagionale.
Moore stacca la pole davanti a Zanardi nell’appuntamento successivo a Detroit, ma dopo aver condotto le prime fasi rimane attardato durante una sosta, chiudendo quinto. Una volta in testa Zanardi amministra al meglio la corsa comandando fino al traguardo, dove chiude con margine davanti a Fernandez e De Ferran. Dopo il primo scontro di Long Beach intanto, si rinnova l’animosità tra Fittipaldi e Tracy, con il canadese che rovina la corsa del brasiliano guadagnandosi l’ennesimo periodo di probation.
Pos. | Pilota | Punti |
1 | Alex Zanardi | 113 |
2 | Greg Moore | 96 |
3 | Jimmy Vasser | 80 |
4 | Adrian Fernandez | 75 |
5 | Gil De Ferran | 55 |
6 | Michael Andretti | 52 |
7 | Dario Franchitti | 50 |
8 | Bryan Herta | 39 |
9 | Paul Tracy | 32 |
10 | Al Unser Jr. | 30 |
Portland vede la seconda pole della stagione per Bryan Herta, che rimane però subito attardato da una tattica suicida del team Rahal. Il comando della gara passa quindi saldamente nelle mani di Franchitti, che però prima spegne il motore durante una sosta, poi è eliminato da una disattenzione di PJ Jones. Con la Goodyear in difficoltà e la Swift non sempre all’altezza della Reynard, le speranze di titolo per Michael Andretti si possono dire chiuse già alla prima curva, dove l’americano è coinvolto insieme a Tracy e al compagno Fittipaldi in una carambola innescata da un grave errore di Moore, che non marcando punti vede Zanardi allontanarsi in classifica. Dopo il pit stop lento di Franchitti infatti, l’italiano prende il comando per non lasciarlo più, precedendo all’arrivo Pruett, che negli ultimi giri controlla Herta.
Cleveland vede Jimmy Vasser partire in pole, ma l’americano è presto frenato da problemi al cambio, dovendo lasciare strada al solito Zanardi, inseguito nelle prime fasi da Tracy, Franchitti e Andretti. Del gruppo di testa farebbe parte anche un combattivo Unser Jr., alla guida di una Penske finalmente competitiva, ma la gara dell’americano è rovinata da un evitabile contatto in pit lane con Tracy, che subisce una penalità uscendo di scena dal discorso vittoria. Alla fine Zanardi porta a casa il quarto successo consecutivo, precedendo sul traguardo Andretti e Franchitti e chiudendo virtualmente il discorso titolo, dato il secondo ritiro per incidente di Moore, fuori nelle fasi iniziali.
Il podio di Toronto replica per due terzi quanto visto in Ohio, ma il risultato scaturisce in maniera molto diversa. Franchitti domina il week end in lungo e in largo, costruendosi un’ampia leadership che mantiene fino a una ventina di tornate dalla conclusione, quando il pedale del freno va a fondo mandandolo in testacoda e costringendolo al ritiro. Delle sventure dello scozzese approfitta il solito Zanardi, partito in prima fila ma protagonista di una gara difficile: superato il combattivo Vasser nella confusione per l’incidente di Franchitti, l’italiano si installa alle spalle del leader Andretti. A tre giri dalla fine il campione in carica poi tira fuori l’ennesimo coniglio dal cilindro, sorprendendo un Andretti in crisi di gomme e conquistando il quinto successo consecutivo, impresa riuscita solo ad Al Unser jr. nel 1990. Il podio è completato da Vasser, che resiste a Rahal nonostante problemi al cambio.
Michigan apre come sempre la parte conclusiva della stagione, presentando un tipo di gara rinnovato rispetto al passato a seguito dell’adozione dell’handford device, dispositivo aerodinamico montato sull’ala posteriore di tutte le vetture con l’intento di ridurre aderenza e velocità. Gli effetti collaterali sono però una intrinseca instabilità delle vetture e un effetto scia esagerato, che impedisce a chiunque di prendere un netto vantaggio. La gara è quindi un festival dei sorpassi (68 alternanze al vertice sul traguardo, record per la categoria), con i piloti molto attenti a non sporcare il flusso d’aria dei colleghi che seguono. Quando questo non accade, le conseguenze sono tragiche, come nel caso di Fernandez, finito a muro dopo essere finito nella turbolenza di Tracy. Una ruota del pilota messicano finisce infatti in tribuna, uccidendo sul colpo tre spettatori. La corsa prosegue nell’incertezza sulle conseguenze dell’incidente, arrivando al confronto finale che vede coinvolti Vasser, Zanardi, Moore e Pruett. De Ferran infatti abbandona la compagnia col motore in fumo mentre le Swift di Andretti e del sorprendente Hearn perdono il contatto coi primi nella fase decisiva. Alla fine è Moore a beffare il duo Ganassi, in particolare Vasser, che non concretizza l’assalto sul traguardo.
Pos. | Pilota | Punti |
1 | Alex Zanardi | 190 |
2 | Jimmy Vasser | 122 |
3 | Greg Moore | 118 |
4 | Michael Andretti | 92 |
5 | Adrian Fernandez | 90 |
6 | Scott Pruett | 76 |
7 | Bryan Herta | 67 |
8 | Dario Franchitti | 66 |
9 | Gil De Ferran | 63 |
10 | Bobby Rahal | 61 |
Le curve a destra tornano a Mid Ohio, dove la prima fila dei giovani emergenti combina un disastro, con Herta e Franchitti che si agganciano alla prima curva coinvolgendo l’incolpevole Vasser. Dopo un breve periodo comandato da Gugelmin, la testa della corsa passa a Greg Moore, che butta però al vento la vittoria in pit lane, ripartendo con troppa foga dalla piazzola di sosta e rovinando sulla Penske di Ribeiro. Il comando passa quindi a Fernandez, che sul traguardo guida una doppietta del team Patrick precedendo Pruett e il padrone di casa Rahal. La corsa passa in realtà agli annali per quanto succede nel gruppo: dopo una lunga battaglia con Carpentier, Zanardi è protagonista di una spettacolare escursione in curva 1 e nel bel mezzo della rimonta prima si tocca con PJ Jones, poi chiude la porta in faccia a JJ Lehto, strappando via l’ala anteriore del finlandese e rimediando una foratura. L’episodio innesca una reazione a catena che vede Andretti, ancora una volta in crisi con le Goodyear, infilarsi ad alta velocità tra Carpentier e Jones, toccare il connazionale, finire in testacoda e fermarsi nella sabbia al termine di una lunga sequenza di spaventose piroette. Zanardi, 12° sul traguardo dopo un altro contatto con Castroneves all’ultimo giro, viene squalificato, multato di 50.000$ e messo in probation per il resto della stagione.
Dopo i disastri dell’Ohio la CART arriva a Road America, dove si vive l’ennesimo incidente al primo giro, quando De Ferran manda in testacoda Pruett e nella confusione che segue Zanardi tampona Unser Jr., che si ritira insieme a Carpentier. L’italiano prosegue e rimonta fino al secondo posto, aiutato dal ritiro all’ultimo giro di Andretti, fuori per l’esplosione di una gomma. L’americano, partito in pole, guida la corsa nelle prime fasi, ma perde il primato durante le soste a vantaggio di Franchitti, che comanda largamente fino al traguardo conquistando il primo meritato successo in carriera. Dietro Zanardi il podio è chiuso da Fittipaldi, che coglie finalmente un buon risultato dopo un lungo periodo sfortunato.
La nuova configurazione di Vancouver vede ancora Franchitti ed Herta condividere la prima fila, questa volta senza incidenti, con Zanardi che finisce subito nelle retrovie dopo essere andato maldestramente in testacoda durante una bandiera gialla. La prima delle tante, perché sono molti gli incidenti che segnano la corsa e costano il ritiro tra gli altri a Vasser, Carpentier, Moore e Barron, che grazie alla strategia porta per qualche giro in testa la nuova Eagle, prima di finire nelle barriere. La stessa strategia al risparmio lancia in testa Michael Andretti, che però subisce nel finale un grande sorpasso di Franchitti. L’accoppiata pole-vittoria, la prima da Cleveland ’97, frutta allo scozzese un assegno di oltre 350.000$. Andretti porta comunque a casa la seconda piazza e Pruett chiude il podio davanti a Zanardi, cui basta un quarto posto per laurearsi campione CART per la seconda volta.
Dopo i fatti del ’96 e i fattacci del ’97, l’ennesimo incidente nelle libere trasforma la corsa di Laguna Seca nella resa dei conti tra Bryan Herta e Alex Zanardi. Herta comanda tutta la gara mentre Zanardi, partito in terza fila dopo essere stato escluso dall’ultima sessione di qualifiche, avanza stabilmente, arrivando alla seconda piazza con un abile sorpasso su Franchitti dopo una ripartenza. I duellanti si ritrovano vicini in diverse occasioni, ma una sequenza di bandiere gialle nel finale congela la battaglia. L’ultima bandiera verde sventola a 2 giri dal termine e Herta prima prende un po’ di margine, poi lascia rinvenire l’italiano, che però non trova il varco giusto. Il californiano conquista così la prima agognata vittoria precedendo l’arci rivale, mentre Kanaan ha la meglio su Franchitti per il terzo gradino del podio.
Pos. | Pilota | Punti |
1 | Alex Zanardi | 234 |
2 | Jimmy Vasser | 136 |
3 | Adrian Fernandez | 126 |
4 | Dario Franchitti | 122 |
5 | Greg Moore | 118 |
6 | Michael Andretti | 112 |
7 | Scott Pruett | 106 |
8 | Bryan Herta | 89 |
9 | Bobby Rahal | 80 |
10 | Tony Kanaan | 72 |
Il debutto di Houston nel calendario CART è drammatico, con diversi acquazzoni che ritardano la partenza e flagellano la corsa a più riprese. I guai cominciano subito, con De Ferran che si gira alla prima curva e Moore che nella ripartenza successiva va in testacoda coinvolgendo il solito Fittipaldi. Tra incidenti multipli e un’interruzione con la bandiera rossa, la gara è un affare privato tra Franchitti e Tracy, fino a quando un tardivo attacco del canadese non finisce in un contatto tra le Reynard del team Green. Franchitti prosegue e vince per la terza volta mentre Tracy, tornato ai box con una sospensione divelta, si spintona con l’esasperato Barry Green. Mai in grado di impensierire Franchitti, Zanardi chiude buon secondo davanti a Kanaan, le cui ottime prestazioni ormai non sorprendono più. A fare davvero notizia è infatti Max Papis, che riesce a strappare un quinto posto miracoloso per la Toyota.
Franchitti e Zanardi sono ancora protagonisti a Surfers Paradise dove l’italiano, fermo col motore in fumo, è costretto a guardare il rivale soffiargli la pole durante l’ultimo turno di qualifica. I meccanici del team Ganassi equilibrano la situazione il giorno seguente, restituendo al campione la testa della corsa durante il primo turno di soste. In testa l’ordine non cambia più, con il duo italo-scozzese a precedere sul traguardo un ottimo Fittipaldi. Nel gruppo invece si consuma l’ennesimo incidente tra Andretti e Tracy, con il canadese protagonista di un dubbio episodio di blocking che gli costa l’esclusione dalla prima corsa della stagione ’99.
Fontana chiude per il secondo anno di fila il campionato, con il titolo di vice-campione ancora in ballo tra Franchitti, Vasser e Fernandez. Le prime fasi vedono numerosi protagonisti alternarsi al vertice, tra cui il poleman Pruett, Andretti, Moore, Tracy e Vasser. Anche Franchitti è tra i protagonisti, ma lo scozzese è abbandonato dal propulsore a metà gara. Con Andretti che getta alle ortiche l’ennesima corsa con un errore marchiano nelle ultime battute, la gara diventa un affare tra Tracy, Moore, Vasser e un redivivo Zanardi, attardato per buona parte della corsa. Al termine di una stagione disastrosa, l’ansia di ottenere un buon risultato ha la meglio su Tracy, che nel tentativo di sorprendere tutti va in testacoda durante una ripartenza. L’ultima bandiera verde arriva quindi all’ultimo giro: Moore conduce, ma l’enorme scia prodotta dell’handford device lo rende una preda facile per le vetture del team Ganassi. Vasser prende la testa e Zanardi si assicura che ci resti sporcando il flusso d’aria del canadese, che riesce a passare l’italiano ma non può portare a termine la rimonta. Per Vasser il terzo successo stagionale vale anche il ruolo di vice campione. Moore chiude in seconda piazza mentre Zanardi termina la sua ultima corsa CART sul podio, precedendo in volata Fernandez e Gugelmin.
Classifica finale | ||||||||||||
Pos. | Pilota | Punti | Distacco | Corse | Vittorie | Podi | Top 5 | Top 10 | Poles | LL | L | GPV |
1 | Alex Zanardi | 285 | 0 | 19 | 7 | 15 | 16 | 17 | 0 | 499 | 11 | 5 |
2 | Jimmy Vasser | 169 | 116 | 19 | 3 | 5 | 8 | 15 | 2 | 296 | 7 | 2 |
3 | Dario Franchitti | 160 | 125 | 19 | 3 | 6 | 9 | 11 | 5 | 243 | 9 | 0 |
4 | Adrian Fernandez | 154 | 131 | 19 | 2 | 4 | 8 | 14 | 1 | 138 | 4 | 0 |
5 | Greg Moore | 141 | 144 | 19 | 2 | 6 | 8 | 10 | 4 | 251 | 11 | 4 |
6 | Scott Pruett | 121 | 164 | 19 | 0 | 3 | 8 | 11 | 1 | 2 | 1 | 1 |
7 | Michael Andretti | 112 | 173 | 19 | 1 | 5 | 6 | 9 | 1 | 468 | 9 | 0 |
8 | Bryan Herta | 97 | 188 | 19 | 1 | 3 | 5 | 10 | 3 | 171 | 6 | 1 |
9 | Tony Kanaan | 92 | 193 | 19 | 0 | 2 | 5 | 10 | 0 | 0 | 0 | 1 |
10 | Bobby Rahal | 82 | 203 | 19 | 0 | 1 | 3 | 10 | 0 | 2 | 2 | 1 |
11 | Al Unser, Jr. | 72 | 213 | 19 | 0 | 2 | 4 | 7 | 0 | 46 | 4 | 0 |
12 | Gil de Ferran | 67 | 218 | 19 | 0 | 2 | 3 | 7 | 0 | 126 | 5 | 0 |
13 | Paul Tracy | 61 | 224 | 19 | 0 | 0 | 3 | 8 | 0 | 88 | 4 | 0 |
14 | Christian Fittipaldi | 56 | 229 | 18 | 0 | 2 | 3 | 5 | 0 | 22 | 2 | 1 |
15 | Mauricio Gugelmin | 49 | 236 | 19 | 0 | 0 | 2 | 7 | 0 | 69 | 2 | 0 |
16 | Richie Hearn | 47 | 238 | 19 | 0 | 0 | 1 | 8 | 0 | 45 | 4 | 0 |
17 | Mark Blundell | 36 | 249 | 19 | 0 | 0 | 0 | 6 | 0 | 1 | 1 | 0 |
18 | Helio Castroneves | 36 | 249 | 19 | 0 | 1 | 1 | 5 | 0 | 37 | 3 | 1 |
19 | Patrick Carpentier | 27 | 258 | 19 | 0 | 0 | 0 | 5 | 2 | 26 | 2 | 2 |
20 | J. J. Lehto | 25 | 260 | 19 | 0 | 0 | 1 | 5 | 0 | 6 | 2 | 0 |
21 | Max Papis | 25 | 260 | 19 | 0 | 0 | 1 | 3 | 0 | 0 | 0 | 0 |
22 | Andre Ribeiro | 13 | 272 | 18 | 0 | 0 | 0 | 3 | 0 | 1 | 1 | 0 |
23 | Robby Gordon | 13 | 272 | 15 | 0 | 0 | 0 | 2 | 0 | 0 | 0 | 0 |
24 | Michel Jourdain, Jr. | 5 | 280 | 19 | 0 | 0 | 0 | 1 | 0 | 0 | 0 | 0 |
25 | Arnd Meier | 4 | 281 | 19 | 0 | 0 | 0 | 1 | 0 | 0 | 0 | 0 |
26 | P. J. Jones | 3 | 282 | 15 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 |
27 | Alex Barron | 2 | 283 | 17 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 12 | 1 | 0 |
28 | Gualter Salles | 1 | 284 | 6 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 |