Nome: James Hinchcliffe
Data e luogo di nascita: 5 dicembre 1986, Oakville (Canada)
Nazionalità: Canadese
Ruolo: Pilota
Di gran lunga il pilota più popolare dopo l’abbandono di Danica Patrick, James Hinchcliffe rimane un’incognita. Un po’ come Eddie Sachs, il pilota più amato degli anni ’60, più che un grande talento Hinchcliffe è considerato un pilota costruitosi pazientemente, che dopo una lunghissima gavetta ha sfondato nella serie maggiore, conquistandosi importanti occasioni grazie anche alla sua personalità prorompente. Nonostante svariate vittorie su diversi tipi di tracciato, rimane però il dubbio che il canadese non abbia saputo trarne il meglio, non riuscendo a fare il determinante salto di qualità.
Come tutti Hinchcliffe inizia la sua carriera nei kart, in cui conquista numerosi campionati tra Canada e USA. Nel 2002 esordisce in monoposto, partecipando alla scuola Bridgestone di F.Ford e al successivo campionato, conquistando una pole e una vittoria. Nel 2003 prosegue l’esperienza in F.Ford, portando a casa 10 podi e 5 vittorie su 12 corse, buone per il terzo posto in campionato. La stagione successiva passa quindi al campionato F.BMW USA, in cui coglie 4 pole positions, 10 podi e 3 vittorie consecutive nella parte terminale della stagione, che gli valgono il secondo posto in campionato e il titolo di rookie of the year. Disputa anche qualche altra gara in F.Ford, cogliendo 3 vittorie su 4 partecipazioni. L’anno successivo continua l’ascesa verso le categorie top, con il passaggio nel campionato Star Mazda, sempre con l’AIM Autosport, con cui James si conferma uno dei giovani più promettenti, vincendo tre corse a Sonoma, Road America e Laguna Seca, che insieme ad altri tre podi gli valgono il terzo posto in campionato, a pochi punti dal campione Raphael Matos e davanti ai figli d’arte Marco Andretti e Graham Rahal. Il 2006 per James segna poi l’inizio una lunga militanza nelle categorie cadette di ChampCar e IndyCar. Il canadese debutta infatti in F.Atlantic col team Forsythe, portando a casa una vittoria a Portland e due podi, a Long Beach e a Montreal. I numerosi ritiri lo relegano però al decimo posto di un campionato estremamente competitivo, che il costante Simon Pagenaud conquista all’ultima corsa, precedendo Graham Rahal e Andreas Wirth, compagno di Hinch. Sempre nel 2006 James debutta in Grand-Am a Daytona, guidando una Riley-Lexus della sua vecchia squadra, l’AIM Autosport. Nel 2007 passa al team Sierra, col quale si piazza quarto in campionato, mettendo insieme 5 podi e 3 pole positions. Il suo compagno Raphael Matos conquista invece il titolo, precedendo Franck Perera. Parallelamente James rappresenta il Canada nel campionato A1 Gp, saltando solo due appuntamenti e mettendosi in luce a Brno, dove coglie un secondo e un quinto posto. È poi quarto in gara 1 a Pechino e due volte sesto in Nuova Zelanda.
Sul fronte Atlantic il 2008 vede il ritorno al team Forsythe, con cui Hinch conquista la doppietta pole-vittoria a Long Beach, cui si sommano altri tre podi che gli fruttano ancora un quarto posto in campionato. Nell’inverno disputa poi altre 6 corse in A1 Gp, senza però ottenere risultati di rilievo. Nel 2009 passa quindi in IndyLights col top team Schmidt Motorsports, con cui mette a segno 5 podi, non andando però oltre il quinto posto finale, poco dietro l’esperto compagno di squadra Wade Cunningham. Nel 2010 Hinch, adattatosi alle diverse caratteristiche della Dallara, passa al team Moore, lottando finalmente per il titolo con Jean Karl Vernay, che ha preso il suo posto al team Schmidt. Il canadese vince tre corse: a Long Beach ancora dalla pole, in casa a Edmonton e poi a Chicago in volata. Il rookie francese soffre sugli ovali ma è incontenibile sugli stradali, vince 5 corse e si aggiudica il titolo con una gara d’anticipo. Vernay meriterebbe senza dubbio una possibilità in IndyCar, ma senza due soldi in tasca l’ambiente lo dimentica nel giro di pochi mesi. Hinchcliffe invece, seppur meno impressionante come risultati, negli anni ha saputo costruire attorno all’immagine di solido pilota anche quella di grande personaggio. Il canadese è fin da giovanissimo ospite nelle cabine di commento della ChampCar, diventa un beniamino del pubblico e mette sù un sito internet surreale, http://www.hinchtown.com/ , strutturato come una stravagante città, Hinchtown, di cui è ovviamente “il Sindaco”.
Dopo un inverno di dubbi sui supporti economici, James nel 2011 riesce finalmente a debuttare nel campionato IndyCar, al volante della vettura Sprott #06 del team Newman Haas. Nei test Hinch è sempre tra i più veloci, ma per problemi di sponsor la sua stagione comincia al secondo appuntamento in Alabama, dove stacca l’ottavo tempo in qualifica ma in gara è coinvolto in un incidente multiplo che gli costa il ritiro. Nell’appuntamento successivo di Long Beach riesce invece a concretizzare la velocità mostrata nelle prove, portando a casa un eccellente quarto posto, frutto di un ottimo passo gara, oltre che dei diversi incidenti che gli succedono davanti. Nella corsa successiva di San Paolo chiude poi nono sotto l’acqua, mentre la sua prima Indy500 termina contro il muro dopo metà gara, quando finisce nello sporco mentre naviga a centro gruppo. Dopo un fine settimana difficile in Texas, arrivano due buoni piazzamenti in top ten a Milwaukee e in Iowa. Le corse successive non regalano particolari soddisfazioni fino a Mid Ohio, dove James esce di pista al primo giro ma è spedito in prima posizione da una bandiera gialla fortunata. Hinch è bravo a tenere sotto controllo Dixon e Franchitti fino alla sosta successiva, ma va in testacoda poco dopo un’altra ripartenza, rovinando un possibile podio. Si rifà però nelle ultime corse della stagione, mettendo insieme due ottimi quarti posti a Loudon e Kentucky, che gli permettono di conquistare il titolo di rookie of the year con 6 punti di vantaggio su JR Hildebrand. Hinchcliffe chiude il campionato al 12° posto, mentre il più esperto compagno Servia, col quale il canadese collabora perfettamente, porta a casa un eccellente quarta piazza, a conferma della grande stagione del team Newman Haas.
Nonostante gli ottimi risultati Carl Haas, non più in grado di seguire personalmente la squadra a causa delle sue precarie condizioni fisiche, non è più disposto a coprire personalmente buona parte del budget. Il team chiude quindi i battenti, lasciando a piedi Servia e Hinchcliffe. Mentre lo spagnolo riesce ad accasarsi al team Dreyer&Reinbold, per il canadese la situazione è incerta. Dan Wheldon, dato per sicuro nel team Andretti per il 2012 con il supporto dello sponsor GoDaddy, perde la vita nel catastrofico incidente di Las Vegas e Michael Andretti e lo sponsor vedono in Hinchcliffe il miglior candidato, sia da un punto di vista sportivo che promozionale, per rimpiazzare lo sfortunato pilota inglese.
Alla guida della nuova Dallara, ribattezzata DW12 dietro sua idea per onorare il campione 2005, Hinchcliffe stupisce nelle prime corse, mettendo in mostra una solidità che lo tiene a lungo nelle parti alte dalla classifica. Nella prima corsa a St Pete è subito quarto, conquistando poi la prima fila a Barber, dove sfiora il podio perdendo però colpi nelle ultime ripartenze, che lo vedono retrocedere al sesto posto. L’appuntamento però è solo rimandato perchè a Long Beach, al termine di una corsa consistente, James è promosso al terzo posto da una penalità al compagno Hunter-Reay, che all’ultimo giro fa fuori Sato. Dopo un’altra sesta piazza a San Paolo, Hinch conquista poi la prima fila a Indianapolis, cedendo la pole a Briscoe per pochi millesimi. In gara resta in zona vittoria fino alle fasi finali, ma non riesce a farsi largo nel momento decisivo. “Stavo cercando di guidare con un po’ di dignità” dice dopo la bandiera a scacchi, ma gli altri piloti non si fanno gli stessi scrupoli. Allo scivolone su un pezzo di asfalto sgretolato che lo spedisce contro il muro a Detroit, Hinch risponde nelle gare seguenti con un quarto posto in Texas e un buon terzo a Milwaukee, che gli vale la seconda posizione in campionato a pochi punti da Power. Dopo il ritiro per incidente in Iowa però, la stagione di Hinchcliffe praticamente si spegne. Il canadese perde infatti il ritmo dei migliori e tra prestazioni non esaltanti e qualche problema tecnico, nelle corse successive conquista solo un settimo posto a Toronto e un quinto a Mid Ohio, risultati che lo fanno precipitare all’ottavo posto finale.
Per il 2013 Hinchcliffe è confermato al team Andretti, ancora supportato dallo sponsor GoDaddy, e il suo campionato è un continuo alternarsi di alti e bassi. Alla prima corsa di St Pete il canadese parte in seconda fila, rimane in zona vittoria per tutta la gara e alla fine è pronto nell’approfittare di un’incertezza di Castroneves, andando a conquistare la prima vittoria in carriera. Nell’appuntamento successivo di Barber però si qualifica male, è coinvolto in un incidente al primo giro e si ritira poi per problemi al motore. A Long Beach le cose non vanno meglio: partito in quarta fila Hinch rimane nel gruppo dei primi, fino a quando un azzardato attacco a Kanaan durante una ripartenza causa una carambola, costringendo al ritiro lui e il compagno Viso. Il riscatto arriva però nella corsa successiva a San Paolo, dove il canadese viene fuori nel finale e ingaggia un esaltante duello con Sato, che a più riprese va ben oltre il limite per difendere la sua prima posizione. Proprio all’ultima curva però il giapponese perde il posteriore in frenata, lasciando a Hinchcliffe il varco giusto per infilarsi e ottenere una meritata vittoria. A Indianapolis il meccanismo si inceppa di nuovo. Il team Andretti schiera 5 vetture, tutte velocissime eccetto la #27, che si barcamena fino al traguardo correndo grossi rischi per terminare solo al 21° posto.
Come l’anno precedente, Detroit non porta niente di buono, con il canadese fuori per incidente in entrambe le corse, cui seguono poi un nono posto in Texas e un quinto a Milwaukee. Finalmente in Iowa Hinch torna in forma vittoria, dominando 226 giri su 250 e portando a casa il primo successo su ovale. Il canadese non perde però le cattive abitudini a Pocono, dove parte in prima fila ma centra il muro al primo passaggio. La metà stagione ripropone la flessione già osservata nel 2012 per il Sindaco, che questa volta riguarda però tutto il team Andretti, incapace di tenere il passo della Penske e del rimontate team Ganassi. Nel week end di casa a Toronto Hinchcliffe parte dalle retrovie in entrambe le corse, terminando la prima ottavo e la seconda subito fuori per un problema elettrico. Piazzamenti poco esaltanti nella parte bassa della top ten conducono quindi al week end di Houston. Allo stallo sulla griglia che conduce a un immediato incidente in gara 1, Hinch risponde con una seconda prova pulita e senza intoppi, chiudendo terzo dietro Power e Dixon. Nell’ultimo appuntamento di Fontana infine, James sopravvive a incidenti e guasti tecnici che colpiscono molti concorrenti, chiudendo al quarto posto. Nonostante le tre vittorie, il canadese chiude la stagione solo ottavo, lo stesso risultato del 2012.
I successi ottenuti non bastano a strappare la riconferma alla GoDaddy, lasciando HInchcliffe nell’incertezza fino a quando il team Andretti non trova un nuovo title sponsor, la United Fiber&Data. Sfatato il tabù vittoria Hinchcliffe è visto tra i principali outsiders nella lotta al titolo. La stagione della consacrazione non tarda però a dimostrarsi un incubo. Dodici mesi dopo il primo trionfo, a St. Pete Hinchcliffe fatica più del dovuto in qualifica, chiudendo in coda al gruppo con vari problemi. Il riscatto potrebbe arrivare subito, a Long Beach, dove Hinch parte in prima fila ed è pienamente in lotta per la vittoria quando una sciagurata manovra di Hunter-Reay sul leader Newgarden rovina la corsa di tutti e tre.
continua…
Anno | Serie | Squadra | N | Sponsor | Gare | Pos. Finale | Punti | Vittorie | Podi | Top5 | Top10 | Pole P. |
2011 | IndyCar | Newman Haas | 6 | Sprott | 16 | 12 | 302 | 0 | 0 | 3 | 7 | 0 |
2012 | IndyCar | Andretti | 27 | Go Daddy | 15 | 8 | 358 | 0 | 2 | 5 | 8 | 0 |
2013 | IndyCar | Andretti | 27 | Go Daddy | 19 | 8 | 449 | 3 | 4 | 6 | 11 | 0 |
2014 | IndyCar | Andretti | 27 | United Fiber&Data | 18 | 12 | 456 | 0 | 1 | 4 | 8 | 0 |
2015 | IndyCar | Schmidt | 5 | Arrows Elect. | 5 | 23 | 129 | 1 | 1 | 1 | 2 | 0 |
2016 | IndyCar | Schmidt | 5 | Arrows Elect. | 15 | 13 | 416 | 0 | 3 | 4 | 9 | 1 |
2017 | IndyCar | Schmidt | 5 | Arrows Elect. | 17 | 13 | 376 | 1 | 3 | 3 | 7 | 0 |
Carriera | 105 | 2486 | 5 | 14 | 26 | 52 | 1 |
Vittorie | Stradali | Cittadini | Ovali | Totale | |||
2011 | 0 | 0 | 0 | 0 | |||
2012 | 0 | 0 | 0 | 0 | |||
2013 | St. Pete | Iowa | San Paolo | 0 | 2 | 1 | 3 |
2014 | 0 | 0 | 0 | 0 | |||
2015 | NOLA | 1 | 0 | 0 | 1 | ||
2016 | 0 | 0 | 0 | 0 | |||
2017 | Long Beach | 0 | 1 | 0 | 1 | ||
2018 | Iowa | 0 | 0 | 1 | 1 | ||
Totale | 1 | 3 | 2 | 6 | |||
Quote | 16,7% | 50,0% | 33,3% | 100,0% |