Paul Tracy

Nome: Paul Anthony Tracy

Data e luogo di nascita: 17 dicembre 1968, Scarborough (Ontario, Canada)

Nazionalità: Canadese

Ruolo: Pilota, Giornalista

In una recente intervista a tre condotta da Robin Miller, il protagonista della nostra storia ha detto: “Ho sempre corso con le parole di mio padre nelle orecchie <<se non riesci a vincere, cerca almeno di essere spettacolare!>>. E così Paul Tracy ha impostato la sua carriera: senza calcoli, sempre all’attacco. Per vent’anni è stato il pilota che valeva sempre il prezzo del biglietto, alternando sorpassi straordinari a errori incredibili. “The thrill from West Hill” aveva la rara capacità di potersi far amare e odiare nella stessa gara. Sudditanza e timore reverenziale sono parole che non hanno mai fatto parte del suo vocabolario. Che si trattasse di discutere con Roger Penske, spintonarsi con Barry Green o litigare con Michael Andretti, Paul Tracy ha sempre fatto le cose a modo suo, diventando un personaggio assolutamente imprescindibile nel panorama CART/ChampCar.

Paul Tracy nasce il 17 dicembre 1968 a Scarborough, nei pressi di Toronto. Fin da piccolo frequenta le piste di kart del circondario, mettendosi in luce nei campionati regionali e classificandosi sesto nel mondiale kart del 1984. L’anno dopo fa il salto nelle monoposto, correndo in Formula Ford in cui conquista il titolo nazionale, diventando il più giovane vincitore di sempre, all’età di 16 anni. Nel 1986 passa in Formula 2000, cogliendo una vittoria a Sanair, per poi debuttare a fine stagione nel campionato CanAm, in cui vince l’ultima corsa sul circuito di Mosport al volante di una Fresbee-Chevrolet, diventando il più giovane vincitore di sempre nella categoria, all’età di 17 anni. Di quell’esperienza Tracy dirà: ”Fino ad allora avevo guidato una F.Ford 2000 con 150 cavalli di potenza. Mi trovai nella prima sessione di prove a Mosport, sul bagnato, con circa 600 cavalli da domare. Andò tutto a meraviglia, ma forse quella fu una cosa che non avrei dovuto fare…eppure mi buttai nella mischia e vinsi. Fu così che molti si accorsero di me”.

Nel 1988 passa in IndyLights con il team Hemelgarn, vincendo all’esordio a Phoenix. Ritiri e vari piazzamenti gli valgono il nono posto in campionato. L’anno dopo la famiglia Tracy decide per un team a conduzione famigliare, scelta disastrosa da un punto di vista finanziario e di risultati. Paul si era comunque fatto notare nelle stagioni precedenti e nel 1990 passa al Brian Stewart Racing. Con un mezzo all’altezza domina la scena, conquistando 7 pole positions, 9 vittorie e il titolo. I risultati ottenuti non bastano però a garantirgli nel ’91 un posto in pianta stabile in IndyCar. Dopo alcuni test effettuati col team Truesport, il padre di Tracy chiede un’ipoteca sulla casa per pagare la vettura di Dale Coyne a Long Beach, convinto che basterà una sola uscita al suo rampollo per mettersi in luce. Paul ottiene un ottimo 13° tempo in qualifica, ma la corsa finisce amaramente dopo pochi giri a causa di un guasto. Lo sconforto pervade il muretto del team Coyne, ma in pochi minuti la carriera di Tracy cambia per sempre.

Roger Penske, il più importante proprietario di team del nord America, ha infatti notato le doti del giovane canadese e gli offre un contratto da collaudatore, con la possibilità di disputare alcune corse e la speranza di subentrare, prima o poi, a uno dei piloti titolari. La Penske, a differenza di quasi tutte le altre squadre, costruisce i propri telai e cura lo sviluppo dei motori, cosa che necessita di numerose giornate di test. Tracy sale quindi in macchina con regolarità, conoscendo la vettura e facendo esperienza. A Michigan poi, arriva la grande occasione. Roger Penske decide di schierare per la Marlboro 500 una terza macchina per Tracy, un PC-19 dell’anno precedente decorata con i colori Mobil. Il canadese si qualifica in mezzo al gruppo ma termina la sua gara contro il muro della curva 4 dopo pochi giri. L’incidente è piuttosto violento e Tracy riporta anche una frattura alla gamba destra. Nello stesso anno Paul partecipa anche alle corse di Nazareth, dove raccoglie un settimo posto, e Laguna Seca, dove si ritira.

Il 1992 dovrebbe essere un’altra stagione di test e qualche gara, ma a Indianapolis le cose cambiano. Rick Mears, pilota titolare del team, nelle prove sbatte violentemente contro il muro della curva 2 a causa di una perdita dai radiatori, riportando la frattura del polso destro. Il pilota americano meditava già da tempo il ritiro e, pur ufficializzando la sua decisione solo alla fine del ’92, in quella stagione correrà solo altre cinque gare, tra cui Indianapolis e Michigan. Nelle altre corse viene sostituito da Paul Tracy, che fino a quel momento aveva corso solo a Phoenix, cogliendo un buon quarto posto.

La seconda uscita stagionale del canadese è prevista proprio per la Indy500, dove porta in pista la vettura guidata da Mears nel ’91. Dopo aver gravitato per metà gara nella top ten, la corsa finisce contro il muro della curva 1 a causa della rottura del motore. La domenica successiva a Detroit, al volante per la prima volta in corsa di una vettura decorata con i colori Marlboro,  Tracy si impone all’attenzione generale. Dopo aver preceduto Fittipaldi in prova, il canadese è infatti protagonista nel finale di gara di un esaltante duello, il primo di una lunga serie, con Michael Andretti per la testa della corsa. I due si scambiano diverse ruotate, avvantaggiando Bobby Rahal, che li passa entrambi e va a vincere. Tracy, ripassato da Andretti, non arriva però alla bandiera a scacchi a causa di un guasto alla sua Penske-Chevrolet.

Mears ritorna per le tre corse successive, constatando che gli stradali sono troppo impegnativi per le precarie condizioni del suo polso. L’americano correrà solo a Michigan per l’ultima 500 miglia della carriera. A Toronto, nel terreno di casa, è quindi nuovamente la volta di Tracy al volante della Penske numero 4. In Canada e nelle corse successive Paul si conferma velocissimo in prova, mettendo alle strette Fittipaldi, che però ha quasi sempre la meglio in gara, in virtù di assetti più competitivi. Tracy è ancora troppo irruento e poco dedito alla messa a punto, nonostante i libri degli assetti siano aperti per entrambi i piloti. Sarà Rick Mears, dopo aver espresso un lapidario “too soon too fast”, che negli anni seguenti lavorerà con alterne fortune sulla sua gestione tecnica e strategica, cercando di instillare nel canadese l’approccio per certi versi paziente e attendista necessario per vincere in IndyCar, in particolar modo sugli ovali. Tracy tende infatti a sprecare numerose opportunità per eccesso di foga, un’attitudine che ne caratterizzerà tutta la carriera. In quel ’92 i risultati arrivano quindi a corrente alternata, con numerosi ritiri per errori e guasti della vettura. Il canadese riesce comunque a conquistare la pole a Road America, un secondo posto a Mid Ohio, alle spalle di Fittipaldi, oltre alla terza piazza di Nazareth.

La corsa più positiva dell’anno è però Michigan. Al volante di una Penske ufficiale ma coi colori Mobil, Tracy lotta per la vittoria senza alcun timore reverenziale. Per tutta la gara tiene alto il nome della Penske, surclassando Mears e Fittipaldi e lottando per la testa con gli Andretti e Scott Goodyear. Sarà poi quest’ultimo ad avere la meglio, vendicando il secondo posto di Indianapolis. Tracy raccoglie comunque un grandioso secondo posto, dovendo però incassare nel dopo gara la sfuriata di Al Unser Jr, che lo accusa di aver ripetutamente cambiato traiettoria in pieno rettilineo. Una manovra difensiva pericolosa in super speedway velocissimi come Michigan e Indianapolis.

Laguna Seca. pinterest.com; David Jewkes
Laguna Seca. pinterest.com; David Jewkes

 

Nonostante lo scetticismo generale e il test a sorpresa di Ayrton Senna, Roger Penske conferma Tracy per il 1993 nell’abitacolo più ambito dell’IndyCar. La nuova stagione si presenta in modo molto diverso dal passato. Michael Andretti va in Formula 1 lasciando il posto a Nigel Mansell, che fin da subito si impone come pretendente al titolo. Bobby Rahal, campione in carica, sceglie di correre con un telaio autocostruito, ma dovrà fare dietrofront a metà stagione per scarsi risultati mentre Al Unser Jr. e il team Galles non sono in grado di lottare per il titolo. Il campionato si sviluppa quindi sul duello tra Mansell e le due Penske di Tracy e Fittipaldi, con Boesel che punta sulla costanza per rimanere attaccato al treno di testa.

La stagione si apre a Surfers Paradise, dove Mansell coglie la pole e vince in modo rocambolesco, con Tracy fuori dai giochi dopo pochi giri con un semiasse ko, dopo aver sopravanzato l’inglese nelle prime battute. Nell’appuntamento successivo a Phoenix, con Mansell out per un bruttissimo incidente in prova, Tracy domina compiendo spettacolari sorpassi all’esterno. Quando però Roger Penske chiede al canadese di non prendere rischi eccessivi dato il cospicuo vantaggio (2 giri) sugli inseguitori, Tracy perde il ritmo e va a muro per un errore nel doppiaggio di Vasser. A Long Beach si ripete il copione visto in Australia, con Mansell in pole passato subito dalle Penske. Tracy prende il comando ma una foratura lo costringe subito a cambiare strategia. Approfittando di problemi ai principali avversari e attuando una furiosa rimonta, il canadese però recupera conquistando la sua prima vittoria in IndyCar, a 25 anni.

La corsa ha un antefatto tragicomico. Dopo essersi attirato le ire del team per l’incidente a Phoenix, Paul si reca in California con l’amico pilota Mark Smith. In una corsa di kart particolarmente combattuta i due entrano in contatto, cosa che porta al decollo i rispettivi mezzi. Entrambi lamentano numerose escoriazioni e si presentano sul circuito cittadino piuttosto malconci. Alcune ferite di Tracy arrivano fino all’osso, impressionando gli astanti. Il canadese riesce comunque a tenere nascosta la cosa a patron Roger, trionfando la domenica e facendosi perdonare per la stupidaggine commessa a Phoenix.

A Indianapolis la Penske si presenta determinata a cancellare il disastro del ’92, ma in qualifica Tracy e Fittipaldi non vanno oltre la terza fila, divisi da Mansell. In gara Tracy colpisce il muro della curva 3 in un duello con Scott Brayton, mentre Fittipaldi trionfa avendo la meglio negli ultimi giri su Luyendyk e Mansell. La stagione del canadese prosegue tra alti e bassi. A Milwaukee comanda la gara, ma è coinvolto suo malgrado nel contatto tra Luyendyk e Fernandez. A Detroit passa Mansell in partenza e prende la testa dopo la penalità di Fittipaldi, ma termina solo nono per una strategia sbagliata.  Portland lo vede poi impegnato in un lungo confronto con Mansell e Fittipaldi, che però lo precedono sul traguardo in una corsa caratterizzata delle mutevoli condizioni climatiche.

Cleveland segna quindi la prima pole dell’anno davanti a Fittipaldi, Mansell e alla Penske privata di Johansson, a testimonianza del grande momento di forma delle vetture del Capitano. In gara Mansell passa a condurre nelle prime fasi, ma è Tracy poco dopo a prendere il largo e andare a vincere, mentre dietro Fittipaldi e l’inglese battagliano a lungo per la piazza d’onore. Nell’appuntamento successivo di Toronto Fittipaldi nega poi al canadese la pole in casa, ma è ancora Tracy a dominare la seconda metà gara, cogliendo la terza vittoria stagionale che sembrerebbe lanciarlo come principale sfidante di Mansell. Dopo il ritiro in Canada però, l’inglese e il team Newman Haas si rilanciano prepotentemente con una perentoria vittoria nella Michigan500, dove le Penske navigano nelle retrovie.

Il duello riprende nella corsa successiva sull’ovale corto di Loudon, che si risolve in una lunga ed avvincente battaglia tra Mansell e le Penske. Con Fittipaldi poco lontano, nel finale Mansell e Tracy percorrono diversi giri a stretto contatto, spesso affiancati, con i doppiati che impongono le traiettorie. A tre giri dal termine Mansell trova però lo spunto decisivo, resistendo agli attacchi finali del canadese, che chiude secondo. La sfida tra i due prosegue quindi a Road America, dove però Tracy mette subito le cose in chiaro, conquistando la pole e conducendo la corsa in ogni fase, precedendo Mansell sul traguardo. Di nuovo in casa a Vancouver, Tracy parte dalla seconda fila ma in breve si libera alla grande di Rahal e Goodyear per prendere la testa. Un altro problema tecnico gli nega però una vittoria fondamentale in chiave titolo. Mansell infatti si piazza quinto davanti a Fittipaldi e comanda con margine la classifica.

Potrebbe vincere il titolo già nella corsa successiva a Mid Ohio, dove parte in pole davanti a Tracy che però lo sfila all’esterno alla prima curva. Le vetture si toccano e Mansell ne ricava un danno alla sospensione che gli fa perdere due giri. Tracy prosegue indisturbato, scavando un enorme divario rispetto a  Fittipaldi per mettersi al riparo da eventuali ordini di scuderia. La foga ancora una volta gli gioca però un brutto scherzo, perchè a metà gara un’incomprensione nel doppiaggio di Pruett lo spedisce dritto contro le gomme. Per Tracy è la fine delle speranze di titolo. Mansell domina infatti a Nazareth, aggiudicandosi la PPG Cup con una prova d’anticipo. La stagione di Tracy termina con un terzo posto nell’ovale della Pennsylvania, seguito da una schiacciante vittoria a Laguna Seca.

Il canadese chiude quindi con cinque vittorie, come Nigel Mansell, tutte ottenute su circuiti stradali e cittadini. All’appello mancano le due vittorie gettate al vento a Phoenix e Mid Ohio e i punti persi a Milwaukee, Surfers Paradise e Vancouver, che avrebbero sicuramente permesso a Tracy di lottare fino alla fine con Mansell e, forse, vincere il titolo.

Davanti a tutti a Vancouver.
Davanti a tutti a Vancouver.

 

Nel 1994 il panorama IndyCar cambia ancora. Dietro pressione della Marlboro, Roger Penske amplia la sua operazione, schierando tre vetture: due per i confermati Fittipaldi e Tracy più una terza per Al Unser Jr. . Michael Andretti torna in IndyCar dopo la deludente esperienza F1, alla guida della Reynard-Ford del team Ganassi e in IndyCar si affacciano prepotentemente anche i volti nuovi di Robby Gordon e Jacques Villeneuve. La Penske ha però un asso nella manica, la nuova PC-23 dotata del motore Ilmor, versione aggiornata del propulsore Chevrolet. In uno scenario che si annuncia altamente competitivo, Tracy è considerato tra i principali candidati al titolo, pur restando dubbi sulla sua tenuta mentale, considerando i tanti punti persi per errori gratuiti nella stagione precedente.

A Surfers Paradise il canadese da subito materiale ai suoi critici, perdendo diversi giri dopo un contatto con le barriere al primo passaggio, con la pista resta viscida dalla pioggia. Le corse successive non vanno meglio, pregiudicando le speranze di titolo. A Phoenix Tracy parte in pole e domina la corsa, fino a quando non rimane coinvolto nel maxi incidente tra Matsushita, Fabi e Villeneuve.  Long Beach vede un dominio Penske con Tracy in pole, ma a metà gara la sua vettura accusa problemi ai freni che inducono due testacoda e infine il ritiro. Arriva quindi Indianapolis, dove la PC-23 è accoppiata a un motore Mercedes ad aste e bilancieri appositamente studiato per la 500 miglia. L’accelerazione garantita dal motore tedesco è spaventosa e in gara le vetture bianco rosse fanno il vuoto, con Unser e Fittipaldi che fanno il bello e il cattivo tempo. Tracy è invece azzoppato da un violento incidente nelle prove che lo condiziona per tutto il mese di maggio. In gara non brilla e alla fine problemi al motore lo costringono al ritiro.

A Milwaukee è poi terzo dietro Unser e Fittipaldi, completando un’incredibile tripletta Penske. Le cose cambiano finalmente a Detroit, dove Paul si fa perdonare un contatto con Unser vincendo la prima corsa dell’anno, la quarta per il team. E’ terzo negli appuntamenti seguenti di Portland e Cleveland, ma chiude solo al quinto posto a Toronto, dopo aver perso un giro per un contatto nelle prime fasi. Come l’anno precedente, poca fortuna ci sarà anche a Michigan.

A Mid Ohio si rivede il Tracy dominatore, ma anche stavolta qualcosa va storto. La corsa vive infatti sul duello tra Paul e Unser, con il canadese che conduce fin dal via, fino a quando un doppiaggio in fase di bandiere gialle non gli costa una penalità. In realtà il canadese è costretto a effettuare la manovra in quanto il doppiato che lo precedeva arriva lungo al tornante key hole. I commissari sono però molto fiscali nel giudicare l’episodio e tolgono a Tracy la prima posizione, con Unser che guida l’ennesima tripletta Penske davanti a Paul e Fittipaldi. Lo stesso ordine di arrivo si ripete a Loudon, mentre a Vancouver Tracy è costretto al ritiro da una toccata di Michael Andretti mentre i due lottano per il podio.

Il periodo chiaroscuro prosegue a Road America, dove Tracy parte al palo e domina fino alle battute finali, quando problemi tecnici lo costringono a cedere a Villeneuve e poi a ritirarsi. Intanto Roger Penske ha già comunicato ai suoi piloti l’intenzione di schierare due sole vetture nel ’95. Con Unser che, al termine di una stagione trionfale, conquista il titolo proprio a Road America, il secondo sedile sarà assegnato al pilota che si piazzerà alle sue spalle. Tracy vince in scioltezza le ultime due prove di Nazareth e Laguna Seca, ma la regolarità di Fittipaldi garantisce al brasiliano il posto d’onore in classifica e quindi il sedile in casa Penske per il 1995.

Nell’autunno del ’94 intanto Tracy viene invitato a provare la Benetton F1 in un test all’Estoril. Alla prima presa di contatto con una Formula 1 il canadese viaggia sui tempi dei compagni di Schumacher, ma il contratto propostogli da Flavio Briatore non gli garantisce niente di concreto. Paul finisce quindi per accettare l’offerta del team Newman Haas, andando ad affiancare Michael Andretti nella squadra ufficiale Lola-Ford.  Da un top team all’altro per il giovane canadese, che negli anni si è guadagnato i soprannomi di “The Thrill from West Hill” per il suo stile arrembante e spettacolare, ma anche “Wall Tracy”, per l’eccessiva tendenza all’incidente.

Indianapolis. 8w.forix.com; photo HG
Indianapolis. 8w.forix.com; photo HG

 

Il team Newman Haas nel 1995 sembra avere tutto per puntare all’accoppiata titolo-Indy500, con due piloti giovani, aggressivi ma ormai esperti. Dopo i tre anni alla Penske a scuola da Rick Mears, per Tracy la convivenza con Andretti viene vista come un esame di maturità. In realtà l’americano si dimostrerà il pilota più veloce del campionato ma, tra errori e contrattempi talvolta grotteschi, porterà a casa meno di Tracy, che coglie due vittorie ma non è mai realmente in lotta per il titolo.

La stagione, tanto per cambiare, parte con risultati contraddittori. A Miami Tracy finisce infatti subito contro il muro mentre naviga in zona podio. Si rifà però in Australia, dove coglie il successo approfittando dei problemi al cambio di Andretti. Un buon quarto posto a Phoenix gli permette di conservare la testa della classifica, ma a Long Beach gli incidenti ricominciano. Partito in prima fila, si ritira infatti dopo un evitabile contatto con De Ferran mentre lotta per il terzo posto.

A Nazareth la bella rimonta in pochi giri dal 15° al 7° posto viene invece vanificata da un contatto con Vasser, che lo manda a muro senza troppi complimenti. Indianapolis allunga poi la lista delle delusioni: senza aver mai trovato un assetto competitivo nonostante una buona qualifica, si ritira a metà gara col motore muto. La rivincita arriva come sempre a Milwaukee, dove rimonta da centro gruppo con spettacolari sorpassi multipli all’esterno, uscendo vincitore da un lungo duello con Al Unser Jr., risolto con un sorpasso tra i doppiati negli ultimi giri. Si susseguono poi gare contrastanti e sfortunate.

Dopo aver comandato le prime fasi, chiude ottavo a Detroit scavalcato da Unser e Andretti e frenato da una strategia sbagliata. A Portland è poi a lungo secondo dopo un bel sorpasso su Villeneuve, quando la macchina lo lascia a piedi. Nonostante un piede molto dolorante per un incidente in prova, Road America lo vede quindi emergere dal centro gruppo a suon di sorpassi, che gli valgono un eccellente secondo posto alle spalle dello stesso Villeneuve, Un maldestro attacco a Gugelmin nelle prime fasi di gara lo relega però all’ottavo posto a Toronto e poca gloria arriva anche da Cleveland e Michigan: in Ohio è Ribeiro a piegargli una sospensione in partenza mentre nella 500 miglia è la macchina a lasciarlo a piedi.

Grazie anche al ritiro di Andretti nelle ultime fasi, Mid Ohio vede quindi Tracy conquistare un secondo posto dietro Unser al termine di una corsa d’attacco. La stagione si chiude con un ritiro a Loudon, un piazzamento a Vancouver e il secondo posto a Laguna Seca dietro Gil De Ferran. Paul chiude così il campionato al sesto posto, otto punti dietro Andretti ma con una vittoria in più. Troppo poco per una squadra che ha messo in mostra il potenziale per vincere praticamente ogni gara. Roger Penske decide comunque di riprendere in squadra Tracy al posto di Emerson Fittipaldi, solo 11° in campionato, che continuerà però a correre con una Penske-Mercedes nel team di Carl Hogan. Tra i motivi del ritorno, la mancata qualificazione delle Penske a Indianapolis, onta che le doti di collaudatore di Tracy avrebbero forse aiutato a evitare.

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All’esterno di Herta e Johansson a Phoenix. racer.com; Marshall Pruett, 1995

 

Nel 1996 la Penske schiera quindi due Penske-Mercedes-Goodyear nel campionato IndyCar privo della Indy500, facente ora parte del calendario IRL. Sarà questa la prima stagione in cui, dopo le avvisaglie avute proprio a Indianapolis nel ’95, i telai costruiti a Poole(Inghilterra) si dimostreranno complessivamente inferiori a Reynard e Lola. I segnali di tale crisi non arrivano però nella prima corsa sul nuovo ovale di Homestead, dove Tracy conquista la pole e domina fino all’ultimo pit stop, quando è costretto al ritiro da problemi elettrici.

A Surfers Paradise è poi in corsa per un posto sul podio, salvo essere speronato a metà gara da Michael Andretti. Episodio che non migliora i rapporti già non idilliaci tra i due, non aiutati dai numerosi scontri che si avranno negli anni. Già alla vigilia di Long Beach Tracy si presenta infatti con indosso una maglietta che recita “Micheal Andretti’s school for the blind”, guidando insieme a Gugelmin e Robby Gordon una polemica contro le scorrettezze del rivale. In gara poi Tracy coglie un quarto posto, seguito dal quinto di Nazareth, dove Tracy segna la pole e domina fino a un pasticcio in pit lane che gli fa perdere un giro. Sopravvissuto al caos iniziale, la US500 frutta poi un deludente settimo posto, con la Penske che conferma la sua idiosincrasia per gli ovali molto veloci.

La vettura americana da invece il meglio di se a Milwaukee, dove però Unser e Tracy sono beffati da Andretti negli ultimi giri. Per il canadese la stagione va avanti tra piazzamenti poco entusiasmanti e incidenti. A Portland finisce la sua corsa contro le gomme nelle fasi iniziali, mentre è nono a Cleveland e quinto a Toronto. Un bruttissimo incidente nelle prove libere della Marlboro 500 a Michigan lo costringe poi a saltare anche l’appuntamento di Mid Ohio. Torna a Road America, dove un contatto con Parker Johnstone all’ultimo giro termina con la Reynard dell’americano capovolta nella sabbia di curva uno. Una stagione pessima finisce  quindi con i ritiri di Vancouver e Laguna Seca. Roger Penske decide comunque di dare ancora fiducia a Tracy e conferma Al Unser Jr, che ha lottato per il titolo nei due anni precedenti pur non avendo conquistato vittorie nel  ’96.

Milwaukee; champcar.com; Peter Burke, 1996
Milwaukee; champcar.com; Peter Burke, 1996

 

Nel 1997 la Penske sceglie di proseguire con il suo telaio, il motore Mercedes e le gomme Goodyear, che in questa stagione iniziano a soffrire in modo palmare la concorrenza della Firestone, limitando le prestazioni dei piloti di punta nella fase culminante del campionato. Il 1997 per Tracy si apre con un secondo posto a Homestead dietro Andretti, frutto di una bellissima rimonta dalle ultime posizioni dopo una qualifica difficile. A Surfers Paradise il week end vive poi sul confronto Tracy-Zanardi: l’italiano si aggiudica per un soffio la pole, ma in gara è Tracy a comandare le operazioni fino al difficile doppiaggio di Meier. Quando Zanardi tenta infatti di riprendere il comando i due si scambiano ruotate. Tracy ne ricava una sospensione piegata mentre il bolognese prosegue e arriva quarto.

Una settimana più tardi a Long Beach Zanardi vince mentre Tracy sopravvive a un contatto con Moore, cogliendo un deludente settimo posto. Dopo il disastro del ’96, l’ovale di casa di Nazareth vede poi Tracy e la Penske tornare finalmente alla vittoria. Il canadese parte in pole e conduce la gara difendendosi in ogni modo dagli attacchi di Andretti, attardato da una foratura e poi di nuovo alla carica nel finale. Una bandiera gialla negli ultimi giri spegne però le speranze dell’americano, con Tracy che torna alla vittoria dopo un anno e mezzo. Il canadese fa poi il bis a Rio de Janeiro in una corsa molto movimentata, che lo vede sopravvivere a un contatto con Moreno e un testacoda in curva 4. Superato Moore per il secondo posto, negli ultimi giri Paul mette poi sotto pressione un Bobby Rahal in crisi coi consumi, prendendo il comando nelle ultime miglia quando il motore Ford rimane a secco.

A St. Louis arriva il tris: in lotta nelle prime posizioni per tutta la gara, Paul riesce a risparmiare più metanolo degli avversari e negli ultimi giri attacca con successo Unser, Vasser, De Ferran, Zanardi e infine Carpentier, che Tracy passa a due giri dal termine complice un doppiato, con le ruote nello sporco e conseguente nuvola di polvere. Per il canadese e la Penske è la terza vittoria di fila, che vale un’ampia leadership in classifica. Milwaukee chiude il ciclo degli ovali corti, con Tracy che conquista un’impressionante pole position abbassando il record della pista. Dopo aver battagliato con Moore nelle prime battute però, il capo classifica non riesce a riportarsi nelle prime posizioni dopo l’ultima sosta, chiudendo quinto dietro alcune vetture che riescono a evitare il rifornimento finale.

Dopo questa lunga sequenza favorevole, per Tracy le cose iniziano a girare storte con l’inizio delle gare su stradali e cittadini. A Detroit non prende neanche il via per il riacutizzarsi di un problema alla schiena risalente all’incidente in Michigan dell’agosto precedente. Torna nell’appuntamento successivo di Portland, dove soffre sul bagnato con le poco competitive Goodyear, andando in testacoda nel finale dopo aver tentato un anticipato passaggio alle gomme da asciutto. Una prestazione generosa a Cleveland frutta un discreto settimo posto, seguito dal disastro di Toronto, dove chiude solo 10°. Frustrato dallo scarso rendimento del pacchetto Penske-Goodyear, Paul si lascia andare con la stampa locale a qualche critica di troppo al telaio, cosa che non passerà inosservata alla dirigenza del team.

Neanche il ritorno agli ovali riesce a invertire la tendenza per il canadese, che a Michigan taglia il traguardo in quinta posizione grazie ai numerosi ritiri, mentre Alex Zanardi vincendo si porta in testa al campionato dopo aver chiuso un divario che, dopo Milwaukee, ammontava a 27 punti. Per Tracy le residue speranze di titolo vanno in fumo poco dopo la bandiera verde delle tre corse successive. A Mid Ohio, Road America e Vancouver infatti il canadese si qualifica nelle retrovie, rimediando tre sospensioni piegate in sequenza, compreso l’incolpevole capottone del Wisconsin. Laguna Seca regala l’ennesimo ritiro, questa volta per problemi al motore e la stagione si chiude malamente a Fontana, con un brutto incidente nei primi giri.

Per Tracy alla fine arriva un quinto posto in classifica a 74 punti da Zanardi, risultato estremamente deludente considerando la sequenza di tre vittorie consecutive ottenute nelle prime corse. Sul finire di stagione la Penske svolge un test segreto sul piccolo circuito di Gingerman, in Michigan, in cui Tracy prova in lungo e in largo la Penske, per poi passare a una Reynard del team Rahal con motore Mercedes e gomme Firestone. In breve il canadese migliora di diversi decimi il tempo ottenuto con la Penske-Goodyear, che rimedia circa un secondo alla fine delle prove. Non ci dovrebbero essere dubbi sulle scelte tecniche per il futuro, ma qualche settimana più tardi per Tracy arriva una doccia gelata. Convocato inaspettatamente a Detroit, nonostante i tre anni di contratto rimanenti al canadese viene comunicato il licenziamento, per aver più volte criticato pubblicamente la vettura del team.

Grande vittoria a St. Louis. champcar.com, Peter Burke
Grande vittoria a St. Louis. champcar.com, Peter Burke

 

A Tracy non rimane che cercare in fretta un altro sedile per il ’98: la prima telefonata è per Jerry Forsythe, che ha però appena confermato Patrick Carpentier sulla seconda vettura del team. Paul telefona quindi a Barry Green, per mesi alla ricerca di un pilota americano che soddisfi lo sponsor Kool. L’affare si conclude in breve e per il 1998 Tracy avrà finalmente a disposizione il tanto sospirato pacchetto Reynard-Honda-Firestone.

L’arrivo di Tracy non è però l’unica novità nel team Green. La squadra infatti schiera una seconda vettura per Dario Franchitti, promettente scozzese più volte messosi in evidenza nel ’97, pur non riuscendo a portare a casa risultati concreti. Sulla carta dovrebbero esserci tutti gli ingredienti per puntare in alto: un top driver come Tracy supportato da un giovane veloce come Franchitti, la vettura più efficace e un organico tecnico di prim’ordine. Invece a Homestead le cose stentano a decollare, entrambi i piloti si qualificano nelle retrovie risalendo lentamente il gruppo, con Tracy che vanifica tutto strisciando il muro nel tentativo di resistere a un indiavolato Greg Moore. Dopo aver perso un giro nelle prime fasi, Paul si rifà però a Motegi, con una bella rimonta che lo porta al quinto posto, beffato dallo stesso Moore all’ultimo giro.

Sulle strade di Long Beach il meccanismo si inceppa di nuovo: mentre Franchitti porta a casa un bel secondo posto, Tracy parte in mezzo al gruppo e nelle prime fasi si aggancia con Fittipaldi, volando nelle gomme. Dopo un solido quinto posto a Nazareth, i disastri però cominciano a succedersi con allarmante frequenza. La bella prova di Rio termina contro il muro dopo un contatto causato da De Ferran e non va meglio a St.Louis, dove Franchitti va in testacoda al primo giro, innescando una reazione a catena che coinvolge anche Tracy. Milwaukee da invece qualche segnale di speranza, almeno da un punto di vista velocistico. Il canadese domina infatti la fase centrale, chiudendo solo settimo per un problema durante l’ultima sosta. La spirale negativa riprende però nelle tre corse successive: a Detroit arriva un settimo posto dopo aver rovinato la corsa di Fittipaldi con un impossibile attacco, che gli costa un periodo di probation. A Portland un brutto incidente nelle libere con Jourdain è seguito da un incolpevole ritiro alla prima curva, mentre a Cleveland una bella partenza e conseguente seconda piazza sono rovinati da un evitabilissimo contatto in pit lane con Unser, per il quale rimedia uno stop and go.

Mai veloce come Franchitti, dominatore della corsa, un possibile quinto posto sfuma invece a Toronto quando Paul rimane bloccato proprio dietro lo scozzese, che butta al vento una vittoria certa andando in testacoda in curva 1. Michigan rivede un Tracy protagonista, in grado di condurre in testa 22 tornate ma non di inserirsi nella lotta per la vittoria finale, a causa di un pit stop imprevisto nel finale. Nonostante una qualifica disastrosa (21°), un buona strategia e una corsa consistente fruttano un quinto posto a Mid Ohio, seguito da un sesto posto a Road America, frutto di una rimonta dalla ottava fila. Autore di una qualifica decente (7°) a Vancouver, è relegato in ottava piazza da un evitabile contatto con Kanaan che gli costa uno stop and go. Desolatamente 18° in qualifica, risale fino a un altro ottavo posto a Laguna Seca, che precede il disastro di Houston, dove il team Green domina la corsa sul bagnato, fino a quando un troppo ottimistico attacco di Tracy porta a un contatto con Franchitti, che però riesce a proseguire e vincere. Tornato in pit lane con una sospensione piegata, Paul arriva brevemente alle mani con Barry Green, che a ragione lo incolpa del contatto. Una serie di colpi proibiti con Michael Andretti rovina un possibile podio in Australia, precedendo l’amaro finale di Fontana, dove Paul è in testa alla corsa negli ultimi giri ma, nel tentativo di sorprendere gli inseguitori e andare in fuga, è troppo aggressivo in ripartenza, perdendo il posteriore e impattando contro il muro interno della curva 2.

Il grottesco incidente è la degna conclusione di una stagione balorda, che vede il canadese piazzarsi solo in tredicesima piazza e a secco di vittorie, mentre Franchitti minaccia fino all’ultimo la piazza d’onore di Vasser e può vantare ben tre vittorie parziali.

St.Louis. gettyimages.com; Jamie Squire/Allsport, 1998
St.Louis. gettyimages.com; Jamie Squire/Allsport, 1998

 

Il contatto con Andretti a Surfers Paradise porta in dote per il 1999 una sospensione dalla prima gara di Homestead, dove Tracy è sostituito da Raul Boesel, che si ritira al primo giro. Nonostante la gara in meno il ’99 è un anno cruciale per il canadese, che oltre a conoscere meglio macchina e squadra si ritrova a lavorare con Tony Cicale, storico ingegnere di Jacques Villeneuve e degli Andretti, che con Paul ricomincia quel percorso di crescita professionale interrotto con l’addio alla Penske e Rick Mears. Gli incidenti e le polemiche non mancheranno, Paul finisce a muro sia a St. Louis che a Chicago dopo essersi toccato rispettivamente con Franchitti e Andretti, ma migliora sostanzialmente in qualifica e soprattutto vede la bandiera a scacchi con costanza e nelle zone alte della classifica.

Dopo un difficile inizio stagione illuminato da un terzo posto a Nazareth (nonostante un testacoda), la vittoria di strategia di Milwaukee riscatta il disastro di St. Louis, aprendo una sequenza di 8 arrivi a punti che vede Paul completare le doppiette del team Green  a Toronto e Detroit e finire secondo a Mid Ohio dietro Montoya. La striscia positiva si interrompe malamente a Chicago, cui segue un altro ritiro sotto l’acqua a Vancouver, dove il canadese lotta con Montoya per la vittoria, ma dopo un testacoda finisce contro il muro per il cedimento di una sospensione. Il doppio zero spegne le ridotte speranze di lottare per il titolo con Montoya e Franchitti, ma non scoraggia troppo Tracy, che tra i piazzamenti di Laguna Seca e Surfers Paradise (dove è attardato da una penalità per partenza anticipata),  coglie un meritato successo sulle strade di Houston, dove domina dopo l’uscita di Montoya. Purtroppo la stagione si chiude amaramente con la scomparsa dell’amico Greg Moore a Fontana, dove Tracy si ritira per problemi tecnici. Il canadese si piazza al terzo posto in classifica, il miglior risultato dal 1994.

Prima vittoria stagionale a Milwaukee. champcar.com, Peter Burke
Prima vittoria stagionale a Milwaukee. champcar.com, Peter Burke

Votato dai colleghi “pilota più migliorato”, Tracy è determinato nel 2000  a confermare la concretezza recentemente conquistata, aiutato dal fido Tony Cicale, che lo affianca anche nel nuovo millennio. Nonostante qualche difficoltà di troppo in qualifica, la stagione si apre bene: partito in nona fila, a Homestead si ritrova in testa nel finale, ma in una fase di traffico deve cedere il passo a Papis e Moreno. Un copione simile si ripete a Long Beach, ma questa volta Castroneves rallenta il velocissimo Vasser, coprendo la fuga di Tracy, che coglie il secondo successo in carriera sulle strade della California. Dopo dei buoni piazzamenti a Rio e Motegi e un po’ di sfortuna a Nazareth, Milwaukee apre un periodo nero fatto di guasti e qualche contatto di troppo, che costa a Tracy la testa della classifica.

Il buon podio di Toronto e un settimo posto a Michigan permettono a Paul di tenere il contatto con Andretti e Moreno, ma le cose si fanno nuovamente difficili a causa di un evitabile contatto, l’ennesimo, con Franchitti a Chicago e un altro incolpevole incidente a Mid Ohio. La rocambolesca sequenza di alti e bassi continua poi nel migliore dei modi con due vittorie consecutive. A Road America un problema elettrico al primo giro fa da presupposto per una rimonta strepitosa. In una corsa priva di bandiere gialle ma durissima per la meccanica, il canadese mette a segno una lunga sequenza di sorpassi (l’ultimo su Fernandez a una decina di giri dal termine), approfittando dei numerosi ritiri per centrare il secondo successo stagionale, seguito dal trionfo casalingo di Vancouver, dove Tracy beffa Franchitti durante l’ultimo pit stop in un evento dominato dal team Green. Paul si ritrova così a 6 punti dal capoclassifica Andretti, ma l’incredibile alternanza di due gare positive e due negative prosegue con Laguna Seca e St.Louis, dove Tracy raccoglie solo due punti.

Dopo un quarto posto a Houston, in Australia Tracy deve sperare in un passo falso di De Ferran per riaprire i giochi e, incredibilmente, va proprio così. Il brasiliano è infatti subito fuori gara per un incidente in partenza, lasciando campo libero a Tracy, che domina le prime fasi fino a quando l’acceleratore bloccato lo spedisce in una via di fuga. Il canadese riprende, inanella diversi sorpassi e nelle ultime fasi si ritrova in zona vittoria con i più diretti avversari per il titolo fuori gioco. In una ripartenza però Paul tampona Papis e una scaramuccia con Servia, che taglia la prima curva non restituendo la posizione, finisce in disastro quando i due entrano appaiati nella veloce sequenza di chicane, con lo spagnolo che centra il canadese.

Tracy è costretto al ritiro e dice addio alle speranze di titolo, che finiscono definitivamente a Fontana quando De Ferran conquista la pole, portando a 22 i punti di vantaggio sul canadese. Ancora una volta l’ovale californiano non regala soddisfazioni, questa volta a causa del motore, che cede nelle prime battute. Guardando la classifica finale, l’ottavo e il nono posto in classifica rispettivamente di Andretti e Montoya gridano certamente vendetta, ma non c’è dubbio che nonostante alcuni errori il 2000 di Tracy avrebbe meritato di meglio del quinto posto finale. Al canadese rimane la soddisfazione di aver centrato il maggior numero di successi parziali, 3, come Montoya e Castroneves.

La vittoria di Vancouver rilancia Paul in campionato.
La vittoria di Road America rilancia Paul in campionato.

Nonostante i progressi compiuti e il titolo sfiorato nel 2000, per la nuova stagione Paul deve rinunciare a Tony Cicale, che passa al team Forsythe al fianco di Alex Tagliani. Al canadese è così assegnato Steve Challis, storico ingegnere di Greg Moore. Un inizio di stagione solido, con i podi di Monterey e Nazareth e il buon quarto posto di Long Beach, permette a Paul di presentarsi in testa alla classifica a Motegi, dove una possibile vittoria è impedita dalla rottura del cambio. Da qui, la stagione prende una piega disastrosa: cedimenti meccanici, guasti e qualche errore condizionano le corse successive, facendo precipitare Paul all’ottavo posto in classifica.

Un buon quarto posto a Mid Ohio scuote un attimo la situazione, ma nelle corse successive la tendenza negativa prosegue a causa di pessime qualifiche, incidenti e qualche errore strategico. Nelle 17 corse successive a Nazareth Tracy finisce nei punti solo in 6 occasioni. Ne scaturisce un 14° posto finale, incredibile alla luce dei risultati di inizio stagione.

Fontana. motorsport.com; Dan Streck, 2001
Fontana. motorsport.com; Dan Streck, 2001

Nonostante tutto la squadra ha ancora fiducia nel canadese, che nel 2002 prosegue il suo rapporto con Steve Challis. Dopo due corse interlocutorie a Monterey e Long Beach sulla Reynard, per Motegi il team Green fa correre Andretti e Tracy sulle Lola e il canadese sfrutta subito il potenziale del nuovo telaio, prendendo perentoriamente il controllo della corsa a metà gara. Una sospensione gli nega un successo quasi certo, ma l’appuntamento con la vittoria è solo rimandato, perche a inizio giugno Tracy domina a Milwaukee, dove vince per la terza volta in carriera. Tra la corsa giapponese e quella del Wisconsin, il team Green partecipa però alla 500 miglia di Indianapolis.

Per tutto il mese di maggio la squadra non è in grado di tirare fuori il massimo dalle proprie Dallara Chevrolet, che relegano Franchitti e Tracy nelle retrovie. Grazie anche a una strategia aggressiva, dopo una corsa impalpabile Tracy si ritrova però nel gruppo di testa nella fase decisiva, duellando con Castroneves e Giaffone per la vittoria. Complice l’ostruzionismo di Franchitti, a tre giri dal termine il canadese riesce a liberarsi di Giaffone, il più veloce dei tre, andando all’assalto di Castroneves, che col serbatoio ormai vuoto attende disperatamente una bandiera gialla. Alla fine la neutralizzazione arriva, proprio nel momento in cui Tracy affianca la Dallara del team Penske. Pur senza il supporto di prove fotografiche la direzione gara stabilisce che Castroneves si trova ancora davanti allo sventolare della bandiera gialla, decretandolo vincitore. I vari replay mostrano che il brasiliano è effettivamente in testa nel momento in cui Redon e Lazier entrano in contatto, ma è impossibile stabilire se lo stesso sia vero al momento della neutralizzazione della corsa, arrivata pochi attimi dopo. Il team Green fa ricorso e nelle settimane successive si appella a tutti gli organi sportivi possibili per sovvertire il verdetto della direzione gara, che però non cambia. La vittoria di Milwaukee arriva quindi provvidenziale per addolcire la grande delusione di Indianapolis.

Come nel 2001, dopo un inizio di stagione promettente, qualcosa va storto nella campagna di Tracy, che perde la via del podio, collezionando ritiri e piazzamenti di bassa classifica. Dopo una ruota persa a Laguna Seca, un contatto con Fittipaldi a Portland e un nono posto a Chicago, il lungo inseguimento a Da Matta per la vittoria di Toronto finisce nelle gomme per problemi ai freni. Un terzo e un secondo posto a Cleveland e Vancouver sono una buona consolazione, ma il momento positivo si interrompe col motore rotto di Mid Ohio e un incidente innescato da Brack a Road America, dove Tracy da spettacolo in partenza, balzando al comando dalla seconda fila e comandando per metà gara.

Il finale di stagione è amaro. Il buon quarto posto di Montreal è seguito dall’ottavo di Denver, dove Tracy recupera dopo una penalità per uno scellerato attacco al primo giro che costringe Franchitti al ritiro. Dopo di che il terzo posto casuale della corsa sospesa a Surfers Paradise è l’unica nota positiva, a causa dei motori rotti di Rockingham e Fontana, di una tamponata di Vasser che lo priva del podio a Miami e di un’ultima ingloriosa corsa in Messico, dove Paul centra in partenza lo stesso Vasser e si ritira più tardi con una sospensione danneggiata. L’11° posto finale punisce i troppi ritiri, pur non essendo rappresentativo della competitività mostrata dal canadese in numerose corse.

Surfers Paradise. reddit.com
Surfers Paradise. reddit.com

 

Pochi minuti dopo la bandiera a scacchi di Vancouver, Paul firma il contratto che lo legherà al team Forsythe nel 2003, rinunciando così a passare in IRL con il team Green. La scelta arriva non solo come conseguenza dello scontro con la lega di Tony George per i fatti di Indy, ma anche per le ambizioni del programma di Forsythe. La Player’s, storico sponsor del team, è infatti determinata a conquistare il titolo e chiudere così in bellezza la sua avventura nelle corse, ormai agli sgoccioli per via del bando degli sponsor tabaccai in Canada. C’è un altro motivo per accettare l’offerta di Forsythe: Tony Cicale, fondamentale nella “resurrezione” di Tracy nel ’99, dopo due anni con Tagliani torna infatti a essere il suo ingegnere di pista.

Paul è quindi “condannato a vincere” e tiene subito fede ai propositi a St. Petersburg. Battuto dal sorprendente rookie Bourdais in qualifica, quando il francese sbaglia strategia e poi abbandona per un errore, il canadese ha la strada spianata verso un facile successo. Un copione praticamente identico va in scena a Monterrey, dove Paul è ancora battuto da Bourdais in qualifica, che però si autoelimina mancando il primo rifornimento, lasciando a Tracy il secondo successo consecutivo. A Long Beach è invece Jourdain a negargli la prima pole position stagionale, tenendolo in scacco fino all’ultimo pit stop, quando la trasmissione tradisce il messicano. Paul raccoglie quindi il comando negli ultimi giri, controllando agevolmente Fernandez per conquistare la terza vittoria sullo stradale della California e allungare ulteriormente in classifica. L’appuntamento successivo di Brands Hatch vede finalmente la prima pole per Tracy, ma anche il primo ritiro, perchè dopo aver ceduto il comando a Bourdais durante le soste, Paul deve rinunciare ai preziosi punti del secondo posto a causa del cedimento del motore. Il ritiro è aggravato dalla regola che impone la stessa configurazione aerodinamica per la seconda corsa europea sull’ovale del Lausitzring, dove l’elevato carico scelto per lo stradale inglese non fa andare Tracy oltre il 12° posto. Milwaukee segna poi il ritorno della competitività ma non della fortuna. Paul da infatti spettacolo per tutta la gara alle spalle dell’intoccabile Jourdain, scambiandosi più volte la posizione con un più veloce Servia, finché una ruota mal avvitata durante l’ultima sosta gli fa perdere un giro, relegandolo al 12° posto.

Una bella battaglia al vertice con il compagno Carpentier è invece interrotta a Laguna Seca da una lunga spiattellata, che costringe Paul a cedere il secondo posto al rivale per il titolo Junqueira. Portland vede la seconda pole stagionale, ma dopo un evitabile contatto con Jourdain, nel finale è Fernandez con una bella staccata a soffiare la vittoria a Tracy, che chiude comunque secondo e riprende il comando della classifica. Primato consolidato a Cleveland, dove Paul conduce a lungo, ma deve arrendersi nel finale a un Bourdais più veloce, chiudendo comunque secondo dopo aver rintuzzato un aggressivo attacco di Junqueira. Dieci anni dopo il successo del ’93 il canadese manda poi in visibilio i connazionali a Toronto, dove domina dalla pole, replicando la settimana successiva a Vancouver. La battuta d’arresto di Road America, dove sul bagnato Paul esce di pista già al primo giro, è poi mitigata dal nuovo successo di Mid Ohio, dove il canadese domina rispondendo a Junqueira, vittorioso in Wisconsin ma a sua volta fuori causa in Ohio. Dopo il doppio successo di Toronto e Vancouver, la terza prova canadese a Montreal frutta poi solo un sesto posto, quando Paul rimane a secco all’ultimo giro dopo aver a lungo gravitato in quarta piazza.

Junqueira accorcia le distanze a Denver, dove Tracy chiude quarto a causa di una brutta qualifica e una gara poco entusiasmante, cui segue il ritiro di Miami. Ottavo in una qualifica viziata da vari errori, in gara il canadese risale fino al terzo posto, ma nel tentativo di rispondere a una bella infilata di Bourdais centra il rivale, causando il ritiro di entrambi e ponendo le basi di una rivalità memorabile. Per sua fortuna Junqueira risponde da par suo, con una tamponata a Fernandez che lascia fondamentalmente inalterata la situazione di classifica. Una perentoria affermazione a Città del Messico, dove Paul regola Bourdais mentre Junqueira termina solo settimo, permette poi al canadese di presentarsi a Surfers Paradise con 29 punti di vantaggio. In Australia tutto sembrerebbe precipitare fin dalla prima curva, quando un contatto con il polesitter Bourdais spedisce subito Paul in fondo al gruppo. Il peggio però arriva dopo la lunga sospensione per pioggia, quando il canadese rimane bloccato dietro la vettura incidentata di Tagliani, distruggendo una sospensione nel tentativo di ripartire e non perdere il giro. La sorte è comunque dalla sua parte perchè Junqueira, a lungo in testa, perde colpi nel finale per poi impattare definitivamente contro il muro. Tracy è quindi matematicamente campione con una corsa d’anticipo, la 500 miglia di Fontana, poi cancellata.

Prestazione dominante a Mid Ohio. Mark Scheuern
In trionfo a Surfers Paradise. getty images, Torsten Blackwood

 

Nel 2004 Paul continua ovviamente con il team Forsythe, orfano della Player’s e di Tony Cicale, che viene sostituito nel ruolo di ingengere di pista da Todd Malloy. Il duo canadese da subito buona prova di se nella corsa inaugurale di Long Beach, dove Tracy balza subito al comando con una aggressiva staccata dalla seconda fila, dominando in lungo e in largo la corsa. Uno scialbo settimo posto a Monterrey raffredda però gli entusiasmi, che si spengono del tutto quando Paul finisce contro il muro a Milwaukee dopo aver cercato di superare all’esterno Carpentier per il secondo posto. Un buon podio dietro le imprendibili vetture del team Newman-Haas a Portland conduce poi al disastro di Cleveland, dove Paul parte al palo ma è travolto alla prima curva da Wilson, che reagisce scompostamente a una improbabile staccata di Tagliani. I due entrano di nuovo in contatto a Toronto, dove l’inglese soffia durante le soste il secondo posto a Tracy, che per tutta risposta lo manda in testacoda nel tentativo di recuperare la posizione. Penalizzato, il canadese inscena una spettacolare rimonta dal fondo, prima di spedire a muro Jourdain e beccarsi un altro drive through che lo relega al quinto posto.

Il riscatto arriva subito a Vancouver, dove Tracy parte in pole, domina la corsa e nel finale rimedia a un problema durante la seconda sosta costruendo a suon di giri record il margine sufficiente a effettuare un rabbocco finale e andare a vincere indisturbato. Dopo aver preso imperiosamente il comando dalle mani di Bourdais in una ripartenza, a Road America il possibile terzo successo stagionale sfuma per una strategia sbagliata, un’ultima sosta lentissima e un incolpevole contatto con Junqueira. E’ ancora col brasiliano che Tracy lotta a Denver, dove passa a condurre a metà gara ma nel finale non riesce a contenere la furiosa rimonta di Bourdais, chiudendo al secondo posto. Dopo il poco esaltante quarto posto di Montreal, Laguna Seca vede la riapertura dello scontro con il francese, che Paul costringe in pit lane dopo un contatto al secondo giro. In testa fino al primo pit stop, il canadese deve poi cedere il passo a Carpentier, vedendo la sua prova definitivamente compromessa da una foratura provocata dall’ala anteriore, danneggiata nel contatto con Bourdais. Non va meglio poi a Las Vegas, dove la trasmissione non gli permette nemmeno di prendere la bandiera verde. La pole position e una strenua difesa del comando a Surfers Paradise sono poi rovinate da un dritto, che relega Paul al quarto posto. Un assetto sbagliato e un contatto con Vasser a inizio gara rovinano poi il finale di stagione, che vede Paul chiudere al 10° posto a Mexico City e al quarto in campionato, superato non solo dai piloti del team Newman Haas ma anche dal compagno Carpentier, meno veloce ma più consistente di Tracy.

Quarta vittoria nelle strade di Long Beach. motorsport.com. John Francis

 

Dopo una deludente difesa del titolo, il team Forsythe si presenta in formazione rinnovata nel 2005. Tracy è ora seguito da Eric Zeto, ingegnere di pista del partente Carpentier, che viene sostituito da Mario Dominguez. La stagione parte bene, con la pole e un secondo posto a Long Beach, dove Paul comanda per metà gara ma dopo il primo pit stop deve arrendersi al passo superiore di Bourdais. Il confronto tra i due si trasforma ancora una volta in scontro a Monterrey, dove Paul conduce virtualmente la corsa in mezzo al traffico indotto dalle diverse strategie, quando a metà gara un attacco azzardato del francese lo mette fuori gara con una sospensione KO. La risposta arriva però subito a Milwuakee, dove Tracy parte in seconda fila, prende in breve il comando e domina fino alla bandiera a scacchi. Beffato dalla strategia di Da Matta, a Portland Paul è poi terzo, dovendosi arrendere al solito Bourdais in un duello a metà gara. La risposta arriva però subito a Cleveland, che vede il canadese partire in pole e staccare nel finale gli avversari per conquistare il secondo successo stagionale e il comando della classifica. Toronto vede poi l’ennesima puntata dello scontro con Bourdais, questa volta in pit lane, quando il francese per non oltrepassare con quattro ruote la linea di separazione con la pista, taglia la strada a Paul. Privato di metà ala anteriore, il canadese  conduce a lungo la corsa, rimanendo fermo in pista però per un errore di calcolo nei consumi.

CONTINUA…

Anno Serie Squadra N Sponsor Gare Pos. Finale Punti Vittorie Podi Top5 Top10 Pole P.
1991 CART Coyne/Penske 39/17 PPG 4 21 6 0 0 0 1 0
1992 CART Penske 4/7 Marlboro 11 12 59 0 3 4 5 1
1993 CART Penske 12 Marlboro 16 3 157 5 8 8 9 2
1994 CART Penske 3 Marlboro 16 3 152 3 8 9 9 4
1995 CART Newman-Haas 3 Budweiser 17 6 115 2 5 6 9 0
1996 CART Penske 3 Marlboro 14 13 60 0 1 4 6 3
1997 CART Penske 3 Marlboro 16 5 121 3 4 5 10 2
1998 CART Green 26 Kool 19 13 61 0 0 3 8 0
1999 CART Green 26 Kool 19 3 161 2 7 10 11 0
2000 CART Green 26 Kool 20 5 134 3 6 7 10 1
2001 CART Green 26 Kool 20 14 73 0 2 4 8 0
2002 CART Green 26 Kool 19 11 101 1 4 5 10 0
2002 IRL Green 26 7-Eleven 1 34 40 7 1 1 1 0
2003 ChampCar Forsythe 3 Player’s 18 1 226 2 10 11 12 6
2004 ChampCar Forsythe 1 Indeck 14 4 254 2 4 7 9 3
2005 ChampCar Forsythe 3 Indeck 13 4 246 0 7 7 8 3
2006 ChampCar Forsythe 3 Indeck 13 7 209 1 3 6 9 0
2007 ChampCar Forsythe 3 Indeck 12 11 171 0 2 4 7 0
2008 IRL/IndyCar Forsythe/Vision 3/22 Subway 3 33 51 0 0 1 1 0
2009 IRL/IndyCar KV/Foyt 5/14/15 Geico 6 23 113 0 0 0 3 0
2010 IRL/IndyCar KV/D&R 15/24 Make a Wish 5 27 91 0 0 0 6 0
2011 IndyCar Dragon/D&R 8/23 Motegi 6 29 68 0 0 0 0 0
Carriera         282   2669 31 75 102 152 25
Vittorie Stradali Cittadini Ovali Totale
1991 0 0 0 0
1992 0 0 0 0
1993 Long Beach Cleveland Toronto Road America Laguna Seca 3 2 0 5
1994 Long Beach Nazareth Laguna Seca 1 1 1 3
1995 Surfers Paradise Milwaukee 0 1 1 2
1996 0 0 0 0
1997 Rio Nazareth St. Louis 0 0 3 3
1998 0 0 0 0
1999 Milwaukee Houston 0 1 1 2
2000 Long Beach Vancouver Road America 1 2 0 3
2001 0 0 0 0
2002 Milwaukee 0 0 1 1
2003 St. Pete Monterey Long Beach Toronto Vancouver Mid Ohio Mexico City 3 4 0 7
2004 Long Beach Vancouver 0 2 0 2
2005 Milwaukee Cleveland 2 0 0 2
2006 0 0 0 0
2007 Cleveland 1 0 0 1
Totale 11 13 7 31
Quote 35,5% 41,9% 22,6% 100,0%

Paul Tracy