Will Power

Nome: William Steven Power

Data e luogo di nascita: 1 marzo 1981, Toowoomba (Australia)

Nazionalità: Australiana

Ruolo: Pilota

Come spesso accade, anche la passione di Will Power per le corse nasce subito in casa. Suo padre è stato infatti un discreto pilota di F.3 e F.2 nei primi anni 80’ e mette subito Will su un go kart all’età di 6 anni. Dopo la fase kartistica passa alle auto a 15 anni, affrontando le prime corse su sterrato per poi passare alle monoposto nel campionato di F.Ford, prima nello stato natale del Queensland e poi nel campionato nazionale. Nonostante le conoscenze del padre in campo motoristico l’ascesa non è semplice e Will si ritrova spesso a guidare vetture piuttosto datate. Ciononostante tra il 1999 e il 2000 conquista in grande stile il campionato regionale, con 5 vittorie e 12 podi su 12 corse, piazzandosi settimo nella serie nazionale, sempre col team di famiglia. L’anno successivo ripete l’esperienza nel campionato australiano di F.Ford, chiudendo secondo alle spalle di Will Davison (pilota ufficiale Van Diemen) con 5 vittorie e 10 podi all’attivo, risultato che ripeterà anche nelle finali nazionali e alla corsa a invito sul cittadino di Surfers Paradise, in occasione della corsa CART. Il 2002 è una stagione molto intensa in cui Will si divide tra il campionato F.3 australiano e la F.Holden. In entrambe le serie non ha a disposizione materiale troppo recente, ma riesce comunque a ottenere 5 vittorie e il secondo posto in F.3, dominando invece la F.Holden con 7 successi. Nella stessa stagione debutta nel V8 Supercars, correndo a Bathurst e Ipswich.

Nel 2003 continua la sua scalata alle categorie top approdando in Europa, dove affronta una difficile stagione d’esordio in F.3 Inglese, iniziata col team Diamond e chiusa alla Fortec, cogliendo un secondo posto a Thruxton come migliore risultato e il 14° posto in classifica. Nel 2004 passa all’Alan Docking Racing, con cui ottiene 5 podi e termina al nono posto in classifica. A fine stagione ha la possibilità di provare la Minardi F.1 a Misano insieme a Will Davison, comportandosi molto bene. In grosse difficoltà economiche, la carriera di Power riceve un decisivo aiuto dal connazionale Mark Webber, che lo aiuta a trovare i finanziamenti procurandogli il test in Minardi e aiutandolo nella fase successiva.

F.3 inglese. speedcafe.com
F.3 inglese. speedcafe.com

Nel 2005 Will passa al campionato World Series Renault con il team Carlin. Molto veloce nei test invernali, dopo un inizio stagione difficile porta a casa il primo podio a Valencia, centrando poi la prima vittoria in gara 2 a Le Mans. Ancora meglio va sul cittadino di Bilbao, dove Will si piazza secondo dietro Kubica in gara 1, dominando dalla pole la seconda corsa. I due proseguono il duello a Oschersleben, dove si aggiudicano una pole a testa, ma il polacco stravince le due corse bagnate, mentre Will commette degli errori tradito dalla pressione delle gomme troppo bassa,  non prendendo punti. Anche i due week end successivi sono da dimenticare e da possibile contendente al titolo, Power precipita in classifica e salta le ultime corse dell’anno, chiamato dal team Australia di Derrick Walker in ChampCar. A Surfers Paradise è eliminato dal compagno di squadra Tagliani dopo una buona prova mentre a Mexico City chiude 10°. Un’altra stagione intensissima lo vede infine partecipare alla corsa inaugurale dell’A1 GP a Brands Hatch, dove coglie un quarto e un secondo posto.

Vittoria a Bilbao in World Series davanti a Danielsson e Pavlovic. renaultsport; speedsport-magazine.com
A1 Gp, Brands Hatch. Dave Dyer; motorsport.com
A1 Gp, Brands Hatch. Dave Dyer; motorsport.com

Nel 2006 Will passa definitivamente in ChampCar, punta del team Australia al fianco di Alex Tagliani. Dopo aver superato indenne il maxi incidente in partenza, alla primo round di Long Beach l’australiano è autore di una buona corsa ai margini del podio, fino a quando è rallentato da problemi ai freni, terminando al nono posto. È poi settimo nella corsa in notturna di Houston, chiude 11° a Monterrey ma problemi meccanici lo bloccano sia a Milwaukee che a Portland. A Cleveland si porta in zona podio nelle prime fasi, approfittando dei numerosi contatti, perdendo però a sua volta un giro quando viene urtato da Philippe. La corsa dell’Ohio chiude una prima parte di stagione sfortunata, ma dopo il settimo posto di Toronto le cose cominciano a girare. Dopo i due sesti posti di Edmonton e San José, arriva un quarto posto a Denver grazie all’incidente tra Bourdais a Tracy, cui segue una discreta quinta piazza a Montreal.

La sequenza di risultati fa velocemente risalire Will in classifica e dopo una gara storta a Road America arriva l’appuntamento di casa a Surfers Paradise, dove l’australiano conquista la prima pole della carriera. In gara comanda le prime fasi, ma durante un turno di soste Tracy lo colpisce nel tentativo di precederlo in uscita dai box, danneggiandogli una sospensione. Will riesce a continuare, mantenendo la seconda posizione fino a quando Bourdais arriva lungo in un tentativo di sorpasso, sistemando definitivamente la sospensione. Un parziale riscatto arriva all’ultimo appuntamento di Città del Messico, in cui Will parte dalla seconda fila e sul bagnato riesce ad avere la meglio su Junqueira, chiudendo sul podio alle spalle di Bourdais e Wilson. I numerosi piazzamenti gli valgono il sesto posto finale e il titolo di rookie of the year.

Long Beach. motorsport.com, Kurt Dahlstrom
Long Beach. motorsport.com, Kurt Dahlstrom

La stagione 2007 della ChampCar si annuncia molto aperta grazie alla nuova Panoz e Power è tra i più attesi protagonisti. Il campionato si apre sul cittadino di Las Vegas e Will detta subito il ritmo, aggiudicandosi la pole e duellando inizialmente con Tracy, per poi prendere il largo e trionfare con margine davanti a Doornbos. A Long Beach parte in prima fila, chiudendo terzo grazie a un sorpasso su Tagliani all’ultimo giro. A Houston conquista la seconda pole stagionale, subisce in partenza l’attacco di Bourdais e Wilson ma rimane attardato da un contatto successivo con l’inglese e un’altra uscita, chiudendo solo 11°. Dopo un discreto quarto posto a Portland arriva decimo a Cleveland, dopo aver ceduto il primo posto a causa di una foratura. A Mont Tremblant si qualifica in prima fila, ma non riesce a partire e si ritrova subito nelle retrovie. Sulla pista bagnata rimonta fino al secondo posto, fino a quando non finisce in testacoda riuscendo comunque a chiudere sul gradino più basso del podio.

Anche a Toronto la corsa si chiude sotto l’acqua e Power, dopo essere partito dalla settima piazza, passa uno a uno i suoi avversari centrando il secondo successo stagionale, portandosi a due punti dal leader della classifica Doornbos. Dopo aver conquistato la terza pole dell’anno a Edmonton è però fermato da un guasto allo sterzo, mentre chiude quarto a San José, dove risale dalle retrovie in seguito a una cattiva qualifica. Un’altra prima fila a Road America è però vanificata da un guasto al cambio nei primi giri e i problemi continuano a Zolder, dove riesce comunque a chiudere quarto dopo essere partito ancora in prima fila. Una corsa negativa ad Assen precede un’altra spettacolare pole a Surfers Paradise, dove rifila 6 decimi a Oriol Servia. La gara purtroppo è una triste replica del 2006, con un contatto in pit lane e un incidente durante la rimonta. La quinta pole dell’anno nell’appuntamento conclusivo a Città del Messico non basta però per contenere Bourdais, che lo passa a metà gara precedendolo senza troppi problemi sul traguardo. Nonostante la grande velocità mostrata, i troppi ritiri non permettono a Power di andare oltre il quarto posto in campionato dietro il solito Bourdais, Wilson e Doornbos.

Strepitosa pole in Messico. motorsport.com, Adriano Manocchia
Strepitosa pole in Messico. motorsport.com, Adriano Manocchia

La fusione tra IRL e ChampCar porta alla chiusura di alcune squadre, tra cui il team Walker, con lo sponsor Aussie Vineyards che continua comunque a supportare Will, che si accasa al team KV insieme a Oriol Servia. Le squadre ex ChampCar faticano però ad adattarsi alla Dallara e Servia riesce in generale a essere più efficace del pilota australiano. Il team KV si presenta con quattro giorni di test alle spalle alla corsa d’apertura a Homestead, dove Will parte dalle retrovie e si tocca con Wilson dopo pochi giri, ritirandosi. A St Pete mette a frutto la solita abilità in qualifica, piazzandosi in prima fila al fianco di Kanaan. In una gara resa molto difficile dalla pioggia, tra qualche contatto e difficili scelte di gomme porta a casa un deludente ottavo posto. In Kansas comincia un difficile rapporto con gli ovali quando l’australiano colpisce il muro dopo aver perso la vettura nel traffico.

Al debutto a Indianapolis si qualifica in ottava fila, riuscendo a chiudere 13° a pieni giri, mentre a Milwaukee parte in seconda fila ma è presto attardato da problemi di assetto. Seguono dei piazzamenti attorno alla decima piazza fino a un incidente a Richmond. Le cose non migliorano neanche a Watkins Glen, ma dopo un 11° posto a Nashville arriva finalmente un buon risultato a Mid Ohio, dove Will guida la corsa nella transizione dalle gomme da pioggia alle slick, chiudendo al quarto posto. Una quinta piazza in qualifica a Edmonton è invece vanificata da un problema a una sospensione. L’inconveniente, aiutato da una toccata a muro, si ripete in Kentucky, mentre a Sonoma il terzo posto delle prove è rovinato da una serie di errori in gara. L’ottavo posto di Detroit conduce all’ultimo appuntamento di Chicago, dove a sorpresa Will emerge dal gruppo nelle fasi finali, precedendo Wheldon per la conquista di una eccellente quinta piazza. Incredibilmente la corsa fuori campionato di Surfers Paradise ripete a grandi linee il copione delle stagioni precedenti. Dopo aver staccato di 8 decimi in qualifica il campione Dixon, Will comanda con margine le prime fasi finché finisce contro il muro in una chicane, lasciando campo libero a Briscoe. Power chiude il campionato al 12° posto, terzo tra i piloti ex ChampCar dietro Servia e Wilson.

St. Pete. indycar.com, Jim Haines
St. Pete. indycar.com, Jim Haines

Quella di Surfers Paradise rappresenta l’ultima corsa IndyCar in terra australiana, cosa che porta all’abbandono dello sponsor Aussie Vineyards, che ha sostenuto Power fin dal suo arrivo in America. Will alla fine del 2008 si ritrova quindi a piedi ma presto si prefigura una possibilità inaspettata: Helio Castroneves è rimandato a giudizio per evasione fiscale e la Penske, in attesa di conoscere le sorti del suo pilota storico, punta sul giovane più promettente, ovvero Will, che con la scuderia del Capitano svolge tutti i test invernali e guida la vettura n.3 nel primo appuntamento del 2009 a St.Pete. L’australiano si qualifica al sesto posto e tiene il passo del compagno Briscoe fino alla prima sosta collettiva, dove manca la propria piazzola facendo perdere tempo prezioso anche a Dixon. Riesce poi a recuperare chiudendo sesto, mentre Briscoe va a vincere. A Long Beach Will comincia le prove sulla vettura numero 3, ma l’assoluzione di Castroneves lo costringe a lasciare la vettura bianco rossa al brasiliano, passando alla guida di una terza monoposto nera sponsorizzata Verizon, che l’australiano piazza in pole. In gara conduce le prime fasi ma perde diverse posizioni durante una ripartenza, riuscendo comunque a risalire fino al secondo posto dietro Franchitti.

Dopo due corse, Will è secondo in campionato ma è costretto all’inattività fino a Indianapolis, dove qualifica la sua Dallara n.12 in terza fila e in gara è tra i più veloci, arrivando anche a occupare il secondo posto dietro Castroneves. Un’ultima sosta un po’ lenta lo allontana però dal compagno e all’ultima ripartenza viene sopravanzato anche da Townsend Bell, chiudendo quinto. Dopo Indy Will salta tutta la serie di ovali, tornando in azione a Toronto, dove centra ancora la prima fila al fianco di Franchitti. Alla partenza però si allarga troppo verso l’esterno, danneggiando l’alettone anteriore di Graham Rahal, errore che gli costa una foratura che lo spedisce subito nelle retrovie. Riesce a districarsi però bene tra le diverse bandiere gialle che caratterizzano la corsa e una buona strategia, insieme a diversi sorpassi, lo portano al terzo posto finale. Nell’appuntamento successivo a Edmonton non c’è storia: Will domina tutto il fine settimana precedendo sul traguardo Castroneves e Dixon.

Il programma parziale dell’australiano prosegue in Kentucky, dove prende il via dalle ultime file a causa della pioggia, che fa cancellare le qualifiche. Una strategia alternativa gli fa condurre una trentina di giri nel tratto centrale, relegandolo però al nono posto finale. Nell’appuntamento successivo di Sonoma la stagione di Power si arresta bruscamente quando, durante un turno di prove libere, centra in pieno la vettura di Nelson Philippe, finito in testacoda all’uscita della curva 3. L’impatto induce una secca decelerazione sul corpo del pilota australiano, che riporta la frattura di due vertebre e una forte commozione cerebrale. Rimane in ospedale, prima in California e poi a Indianapolis, per diverse settimane, affrontando la lunga riabilitazione che viene però allietata dalla conferma full time da parte del team Penske per la stagione 2010.

Edmonton. indycar.com, Shawn Payne
Edmonton. indycar.com, Shawn Payne

Nel 2010 Will è quindi il terzo pilota di una Penske a tre punte per la prima volta dal ’94, con l’australiano che affianca Briscoe e Castroneves. Dopo delle prove invernali molto incoraggianti, a San Paolo Will parte dalla terza fila, scegliendo il momento giusto per montare le slick dopo il nubifragio e giocandosi la corsa nel finale con Briscoe e Hunter-Reay. Briscoe sembra il più veloce del terzetto, ma proprio quando riesce ad avere la meglio sull’americano si pianta contro le gomme lasciando strada a Power, che ripete la manovra del compagno senza sbagliare fino al traguardo, aggiudicandosi la corsa d’apertura. A St Pete l’australiano è ancora più impressionante, conquista la pole e dopo una partenza titubante sull’asfalto umido, ripassa Andretti e Castroneves e, grazie anche a una migliore strategia, conquista il secondo successo consecutivo davanti a Wilson e al brasiliano. La marcia trionfale si arresta a Barber, dove Will conquista ancora la pole ma è beffato da Castroneves e i piloti di Ganassi, che aiutati da una bandiera gialla nel finale evitano l’ultima sosta.

A Long Beach arriva la terza pole consecutiva per l’australiano, che però perde la testa della corsa nei primi giri per un momentaneo problema alla trasmissione, lasciando strada libera a Hunter-Reay e Wilson, che lo precedono sul traguardo grazie a un ritmo leggermente superiore. L’eccellente striscia di risultati si interrompe però in Kansas, al primo ovale dell’anno, in cui Power ottiene un deludente 12° posto al termine di una corsa molto poco incisiva. Nelle qualifiche di Indianapolis arriva un parziale riscatto: Will piazza la sua vettura in prima fila al fianco di Castroneves e in gara è l’unico a tenere il passo di Franchitti, prima di perdere numerose posizioni al primo pit stop, quando un errore della squadra gli costa anche un drive through. Riesce lentamente a riportarsi in zona podio ma altri problemi ai box e una ripartenza sbagliata lo relegano all’ottavo posto nel caos finale dovuto all’incidente di Conway. Una buona prova in Texas è rovinata da un detrito della vettura incidentata della De Silvestro e una tattica sbagliata, cui segue un discreto quinto posto in Iowa.

Dopo la difficile parentesi sugli ovali le cose ricominciano a girare nelle corse successive: a Watkins Glen vince la resistenza di Briscoe e replica a Toronto, dove è battuto in qualifica da Wilson ma riesce ad avere la meglio, dopo una partenza prudente, grazie a un grande sorpasso all’esterno sull’inglese nelle fasi conclusive. A Edmonton Power parte ancora dalla pole ma una strategia più efficace avvantaggia Castroneves, che guida la corsa fino all’ultima ripartenza. Alla bandiera verde Will attacca il brasiliano in curva 1, che però copre la linea interna, cosa proibita dal regolamento. Castroneves mantiene la prima posizione  ma viene penalizzato mentre Power è scavalcato da Dixon, che lo precede sul traguardo. Nell’appuntamento successivo di Mid Ohio l’australiano batte Franchitti per la pole, ma è lo scozzese a conquistare i 50 punti, superando il rivale durante una sosta e controllandolo fino al traguardo. Il duello prosegue a Sonoma, dove Power deve contenere negli ultimi giri Scott Dixon, che su una strategia gomme alternativa è mandato all’attacco per sottrarre punti all’australiano, che però resiste.

Power si presenta così alle quattro corse finali, tutte su ovali, con un vantaggio di 59 punti su Franchitti, un margine apparentemente di sicurezza. A Chicago l’australiano sopravvive a un clamoroso sovrasterzo nelle prime battute, duellando con cattiveria per la testa delle corsa con Wheldon e Franchitti. Un problema all’ultima sosta però non permette alla squadra di completare il rifornimento, costringendolo a effettuare un rabbocco a pochi giri dal termine, con Franchitti che precede l’inglese sul traguardo. In Kentucky Power è velocissimo a pista libera, ma ha problemi nel traffico e si ritrova ottavo dopo il rabbocco conclusivo, mentre Franchitti chiude quinto e lo precede anche nell’appuntamento successivo di Motegi, dove i due chiudono sul podio dietro Castroneves, presentandosi all’ultimo appuntamento di Homestead staccati di 12 punti.

Franchitti accorcia le distanze conquistando la pole e conducendo a lungo la corsa, supportato da Dixon, con Kanaan a insidiarli. Power si mantiene in scia al duo Ganassi nelle prime battute, ma accusa un progressivo sottosterzo che lo fa retrocedere ai margini della top ten. La situazione migliora dopo le soste ma a 65 giri dal termine, col trio di testa perfettamente in vista, l’australiano forza troppo un doppiaggio finendo nello sporco e contro il muro, danneggiando le sospensioni. A Franchitti basta così un ottavo posto per scavalcarlo di 5 punti e laurearsi ancora campione.

Sonoma. indycar.com, Jim Haines
Sonoma. indycar.com, Jim Haines

Dopo un 2010 relativamente a sorpresa, Will nel 2011 è il favorito principale nella corsa al titolo. A St Pete conquista con margine la pole davanti a Franchitti, che però riesce a scavalcarlo all’esterno in una ripartenza, stringendo aggressivamente l’australiano contro il muro e andando a vincere in tranquillità. Will però risponde subito, dominando in Alabama e conquistando la pole a Long Beach, dove è però travolto da Castroneves in una ripartenza e termina decimo, tornando poi al successo nella gara bagnata di San Paolo anche grazie al suicidio strategico del team KV, che rovina una grande prestazione di Sato e Viso. La striscia positiva è interrotta a Indianapolis, dove Will parte in seconda fila ma è costretto a tornare ai box su tre ruote per un errore durante la prima sosta, perde un giro e chiude 14°.

Il riscatto arriva in Texas, dove chiude terzo gara1 dietro i piloti Ganassi e precede Dixon in gara2, ottenendo il primo successo su ovale, cui segue un discreto quarto posto a Milwaukee. Il ciclo degli ovali si chiude però in modo inglorioso in Iowa, dove Will prima entra in contatto con Kimball in pit lane e poi finisce violentemente contro il muro in curva 2. Le cose peggiorano a Toronto, dove l’australiano ottiene la pole ma rimane attardato da un contatto con Franchitti, che lo spedisce in testacoda. Poche tornate dopo la sua gara è rovinata del tutto da un’entrata kamikaze di Tagliani e nel dopo gara Power ne ha per tutti, accusando Franchitti e la direzione gara:

Edmonton ristabilisce un po’ di equilibrio, con Will battuto a sorpresa da Sato in qualifica  ma poi in grado di  controllare la corsa, precedendo Castroneves e Franchitti. Mid Ohio è invece una gara nera: mai veloce come le vetture di Ganassi, Power si mantiene ai margini del podio fino all’ultimo turno di soste. Una bandiera gialla esce proprio mentre Franchitti effettua il suo pit stop, mentre Will è costretto ad attendere l’apertura della corsia box, cosa che lo fa precipitare nelle retrovie e concludere al 14° posto. I primi giri della corsa di Loudon sembrano decretare la fine del campionato: Will paga 62 punti di ritardo dallo scozzese, che domina la prima parte di gara e arriva a doppiare l’australiano, in crisi d’assetto. Dario si aggancia però con Sato in una ripartenza mentre Will si rimette piano piano in carreggiata, occupando il quinto posto quando la pioggia interrompe la corsa. Un tentativo troppo frettoloso di riaprire le ostilità finisce in disastro quando Danica Patrick perde il controllo della vettura, innescando un incidente che coinvolge mezza griglia tra cui Power che, sceso dalla sua vettura, dedica un doppio dito medio alla direzione gara, soddisfazione che gli costa 30.000$ e un periodo di probation.

La controversia di Loudon

Loudon segna comunque una svolta: nella corsa successiva a Sonoma Will domina il fine settimana ripetendosi poi a Baltimora, dove conquista la corsa permettendosi una sosta in più degli avversari, grazie a un finale condotto a ritmo da qualifica. È poi secondo a Motegi, dove poco può contro un Dixon insuperabile, presentandosi in Kentucky con 11 punti di vantaggio su Franchitti. L’australiano parte in pole e nei primi giri è imprendibile per tutti, fino a quando uno scontro con Ana Beatriz in corsia box gli procura un buco in una pancia che affossa la sua Dallara, relegandolo al 19° posto con 18 punti da recuperare sullo scozzese. All’ultima gara di Las Vegas, esce miracolosamente illeso dal catastrofico incidente che cosa la vita a Dan Wheldon e che lo vede volare per decine di metri, prima di schiantarsi contro il muro. La corsa viene cancellata e Dario Franchitti dichiarato campione, mentre Power affronta un breve periodo di riabilitazione dalla frattura vertebrale subita nell’incidente.

Baltimora. indycar.com, Shawn Gritzmacher
Baltimora. indycar.com, Shawn Gritzmacher

Perfettamente ristabilitosi, Will si presenta nel 2012 nuovamente col ruolo di grande favorito. A St Pete conquista subito la pole e domina la prima fase, fino a quando una strategia sbagliata lo costringe in mezzo al gruppo, da cui non riesce più a risalire, chiudendo settimo. Una bandiera rossa durante le qualifiche lo relega al nono posto in partenza a Barber, ma nonostante le poche bandiere gialle riesce grazie a un gran ritmo, un’ottima strategia e diversi sorpassi a portarsi in testa e precedere Dixon sul traguardo. A Long Beach viene penalizzato come tutti i piloti Chevy e parte 12°, ma replica la prestazione della corsa precedente, evitando l’ultimo pit stop e contenendo la rimonta di un velocissimo Pagenaud, che gli entra in scia quando ormai è troppo tardi.

A San Paolo poi conquista la pole e domina la corsa, controllando Hunter-Reay fino al traguardo. Will arriva a Indianapolis con 45 punti di vantaggio su Castroneves e in molti lo danno come sicuro campione. Nessuno immagina che quella di Long Beach sarà l’ultima vittoria per il successivo anno e mezzo. A Indy Will si qualifica in seconda fila e rimane in contatto coi primi fino all’80° giro, quando non può evitare Mike Conway, che gli si gira davanti.

È poi quarto a Detroit dietro Pagenaud e i piloti Ganassi, esaltandosi in Texas grazie alla nuova configurazione aerodinamica impiegata sugli ovali medi. Una evitabile penalità per blocking su Kanaan gli costa però un giro, facendolo terminare all’ottavo posto, cui seguono una misera 12° piazza a Milwaukee e un incidente con Viso in Iowa, a causa di un’incomprensione con lo spotter. Non va meglio a Toronto, dove Will parte in prima fila e guida le fasi iniziali prima che, ritrovatosi nel gruppo per questioni di strategia, un contatto con Newgarden porti alla rottura dell’alettone anteriore e a un contatto col muro, con conseguente giro perso e 15° posto finale. L’ennesima battuta a vuoto segna anche il sorpasso in classifica ad opera di Hunter-Reay, che prende il comando con 34 punti di vantaggio. Nonostante la sesta piazza di partenza, a Edmonton Power riesce comunque a guadagnare il podio al termine di una buona corsa, chiudendo davanti all’americano, solo settimo.

La rimonta prosegue a Mid Ohio, dove Will centra la pole ma deve arrendersi a Scott Dixon al termine di un confronto equilibrato. Hunter-Reay invece si ritira per problemi al motore e perde ancora terreno a Sonoma, dove chiude solo 18° dopo essere finito in testacoda ad opera di Tagliani. Will conquista l’ennesima pole e domina la corsa, ma è sfavorito dall’uscita di una bandiera gialla che lancia in testa il compagno Briscoe, che precede il connazionale fino al traguardo. I 36 punti e la pole di Baltimora sembrerebbero chiudere il discorso titolo, ma dopo aver condotto le prime fasi Will sbaglia a montare le rain durante un breve acquazzone, mentre Hunter-Reay, fin lì in difficoltà, fa la gara della vita e trionfa davanti a Pagenaud e Briscoe. Power si produce in una spettacolare rimonta dal fondo e chiude sesto, presentandosi all’ultimo appuntamento di Fontana con 17 punti di vantaggio sul rivale.

Entrambi partono dalle retrovie, rischiando addirittura il doppiaggio da parte del leader JR Hildebrand fino a quando, attorno al 50° giro, arrivano ai ferri corti. Dopo un giro percorso affiancati, Power tenta di ripassare Hunter-Reay all’interno in curva 1, ma la transizione tra due strati adiacenti di asfalto lo tradisce, mandandolo in testacoda. Tornato in pista grazie a un lavoro straordinario dei meccanici, l’australiano conquista qualche punto in più, obbligando Hunter-Reay ad arrivare quinto o meglio per conquistare il titolo. Dopo la ripartenza da una bandiera rossa nel finale, l’americano si ritrova a battagliare con Sato per la quarta piazza. All’ultimo giro i due sono insidiati da Castroneves, che arriva fortissimo in virtù di gomme appena cambiate, ma il giapponese perde il controllo della vettura in curva 2, causando la neutralizzazione della corsa che garantisce ad Hunter-Reay quarto posto e titolo. Power si piazza secondo a tre punti dall’americano.

Long Beach. indycar.com, Lat Photo USA
Long Beach. indycar.com, Lat Photo USA

Ancora una volta Power comincia la stagione col ruolo di favorito. A St Pete ottiene la solita pole ma in gara, mentre è pienamente in lotta per la vittoria con Castroneves e Hinchcliffe, viene travolto da JR Hildebrand durante una neutralizzazione. Dopo essere partito dalla prima fila interrompe la striscia di vittorie a Barber, chiudendo quinto, mentre a Long Beach è colpito da Vautier durante una sosta e conclude 15°. Le cose non vanno meglio a San Paolo, dove prende il via dalle ultime file dopo essere stato beffato da una bandiera rossa in qualifica. In gara recupera alla grande fino al 17° giro, quando il suo motore va a fuoco. A Indianapolis Will si qualifica in seconda fila ma, dopo aver anche condotto la corsa nelle fasi iniziali, non riesce ad adattare la vettura alle mutevoli condizioni della pista, chiudendo mestamente al 19° posto. A Detroit un passo non irresistibile lo piazza solo all’ottavo posto in gara 1, mentre nella seconda corsa si ritira tamponato da Bourdais durante una ripartenza. A uno scialba settima piazza in Texas segue l’ottimo terzo posto di Milwaukee, dove insidia Castroneves fino al traguardo, mentre in Iowa dopo un buon avvio rimane attardato da una macchina divenuta inguidabile, chiudendo 17°.

È poi quarto a Pocono, il migliore dei piloti Chevrolet in un finale giocato sui consumi, mentre a Toronto lotta per la vittoria con Bourdais e Dixon, pagando diversi eccessi di foga, fino a quando non finisce nelle gomme all’ultimo giro in un estremo attacco a Franchitti per il podio. In gara 2 è poi coinvolto in un incidente con Hunter-Reay all’ultima ripartenza mentre occupa la quarta posizione. A Mid Ohio parte della prima fila, ma come altri big sceglie la strategia sbagliata, chiudendo solo quarto mentre a Sonoma si qualifica in seconda fila, giocandosi la corsa con Franchitti e Dixon. Dopo diversi scambi di “cortesie” con lo scozzese, effettua l’ultima sosta alle spalle di Dixon, che nel lasciare la piazzola travolge un meccanico del team Penske, pagando l’infrazione con un drive through. All’ultima ripartenza Will ha quindi la meglio su Wilson e Franchitti, conquistando il primo successo da San Paolo 2012. A Baltimora si porta subito al comando, superando Dixon al primo giro. Durante una ripartenza però, in un cambio di traiettoria improvviso nel tentativo di superare Bourdais, finisce per travolgere lo stesso Dixon, che stava tentando la medesima manovra. Entrambi sono costretti al ritiro, confrontandosi ancora a Houston, dove in gara 1 è il neozelandese ad avere la meglio, mentre Power rimane attardato da un errore strategico e chiude 12°.

In gara 2 invece è l’australiano a risolvere a proprio vantaggio un duello lungo tutta la gara con il rivale, conquistando la seconda vittoria stagionale. All’ultimo appuntamento a Fontana infine Will, determinato come mai prima sugli ovali, porta a termine una corsa intelligente, uscendo fuori al momento giusto e conquistando la prima 500 miglia in carriera. La sequenza di ottimi risultati raccolti nella seconda parte della stagione gli vale il terzo posto in campionato, alle spalle di Dixon e Castroneves.

Fontana. roadandtrack.com
Fontana. roadandtrack.com

Rinfrancato da un finale di stagione che ha spazzato via i dubbi e il calo di motivazione sorti dopo il disastro di Fontana 2012, Will affronta la nuova annata cercando di non pensare troppo al campionato ma più alle singole gare: mettendo insieme tante vittorie la questione titolo dovrebbe sistemarsi di conseguenza, questo è lo spirito. La corsa di apertura a St. Pete regala però una sorpresa quando Sato beffa tutti in qualifica, interrompendo la striscia di 4 pole consecutive di Power, che rimane però concentrato e in gara veleggia solitario verso la vittoria dopo aver strappato il comando al giapponese con uno spettacolare sorpasso all’esterno. A Long Beach qualche problema in qualifica costringe Will a partire in mezzo al gruppo. Il recupero riesce, anche se a farne le spese è Pagenaud, che finisce nelle gomme dopo essere stato colpito da Will in un tentativo di sorpasso che, a detta di tutti, meritava una penalità. La collisione crea un forte contrasto tra i due, grandi amici dai tempi del team Walker. Intascato il regalo di Hunter-Reay, che nel tentativo di superare Newgarden fa fuori tutti i principali contendenti alla vittoria, Will sarebbe in posizione perfetta, ma all’ultima ripartenza viene sfilato all’esterno da Conway, che conserva il comando fino alla bandiera a scacchi relegandolo al secondo posto. L’astinenza da pole position finisce a Barber, dove Will scatta in testa sul bagnato ma è poi protagonista di un dritto che che lo costringe all’inseguimento di Hunter-Reay. Un assetto poco adatto alla pista asciutta lo lascia poi in balia di Andretti e Dixon, che lo retrocedono al quarto posto finale. L’australiano si presenta al doppio appuntamento di Indianapolis in testa al campionato, ma entrambe le corse non vanno secondo le attese. Nel GP Will sopravvive a un errore iniziale e un contatto con Dixon, ma una penalità per essere passato sul tubo dell’aria compressa lo relega al settimo posto finale. La 500 miglia lo vede partire in prima fila, ma dopo aver condotto durante le prime fasi nel finale l’australiano non ha la velocità per inserirsi nel discorso vittoria, chiudendo solo ottavo.

La situazione di classifica migliora a Detroit, dove Will è solo 16° in qualifica, ma una favorevole sequenza di bandiere gialle e un gran passo gara gli permettono una improbabile rimonta, che nel finale lo vedere contenere gli attacchi di Rahal e conquistare il successo.

CONTINUA…

Milwaukee. indycar.com, Chris Owens
Milwaukee. indycar.com, Chris Owens
Finalmente la Astor Cup. indycar.com, Chris Jones
Finalmente la Astor Cup. indycar.com, Chris Jones
Anno Serie Squadra N Sponsor Gare Pos. Finale Punti Vittorie Podi Top5 Top10 Pole P. LL L GPV
2005 ChampCar Walker Aussie Vineyards 2 22 17 0 0 0 1 0 0 0 nd
2006 ChampCar Walker 15 Aussie Vineyards 14 6 213 0 1 3 9 1 14 2 nd
2007 ChampCar Walker 5 Aussie Vineyards 14 4 262 2 5 8 8 4 153 8 nd
2008 IRL/IndyCar KV Racing 5 Aussie Vineyards 18* 12 331 1 1 3 6 1 100 3 nd
2009 IRL/IndyCar Penske 3/12 Verizon 6 19 215 1 3 4 6 2 135 3 nd
2010 IRL/IndyCar Penske 12 Verizon 17 2 597 5 9 11 13 8 460 14 nd
2011 IndyCar Penske 12 Verizon 17 2 555 6 9 11 12 8 518 13 nd
2012 IndyCar Penske 12 Verizon 15 2 465 3 6 7 10 5 294 10 nd
2013 IndyCar Penske 12 Verizon 19 4 498 3 4 7 9 4 351 15 3
2014 IndyCar Penske 12 Verizon 18 1 671 3 7 11 15 4 623 11 2
2015 IndyCar Penske 1 Verizon 16 3 493 1 3 7 10 6 298 11 1
2016 IndyCar Penske 12 Verizon 15 2 532 4 7 8 11 1 139 8 2
2017 IndyCar Penske 12 Verizon 17 5 562 3 7 9 10 6 443 10 2
2018 IndyCar Penske 12 Verizon 17 3 582 3 8 8 11 4 358 11 3
205 5993 35 70 97 131 54 3886 119
Vincitore Stradali Cittadini Ovali Totale
2007 Las Vegas Toronto 0 2 0 2
2008 Long Beach 0 1 0 1
2009 Edmonton 1 0 0 1
2010 San paolo St. Pete Watkins Glen Toronto Sonoma 2 3 0 5
2011 Barber San Paolo Texas2 Edmonton Sonoma Baltimore 3 2 1 6
2012 Barber Long Beach San Paolo 1 2 0 3
2013 Sonoma Houston 2 Fontana 1 1 1 3
2014 St. Pete Detroit 2 Milwaukee 0 2 1 3
2015 Indy GP 1 0 0 1
2016 Detroit 2 Road America Toronto Pocono 1 2 1 4
2017 Indy GP Texas Pocono 1 0 2 3
2018 Indy GP Indy500 St. Louis 1 0 2 3
Totale 12 15 8 35
Quote 34,3% 42,9% 22,9% 100,0%