Primo giorno di prove a Indianapolis in preparazione della Indy 500. La giornata è stata divisa in due sessioni, la prima esclusiva dei “veterani” (chi ha partecipato all’edizione precedente), la seconda aperta a tutti, in particolare ai debuttanti e piloti che chiamati a completare il programma di riacclimatamento. Tra i primi Zachary Claman De Melo, scelto da Dale Coyne per sostituire l’infortunato Pietro Fittipaldi nonostante la ridottissima esperienza sugli ovali. Entrambe le sessioni sono state a tratti interrotte da piovaschi, oltre che dalla minaccia di fulmini. La prova mattutina si è chiusa con un tris del team Penske, lungamente impegnato in prove di gruppo, con Pagenaud che sfruttando una generosa scia ha preceduto di ben 4 decimi Castroneves e Newgarden. Il brasiliano ha poi concluso in testa anche la seconda sessione davanti a Carpenter, a sua volta motorizzato Chevy.
Giornata di prove tranquilla a Indianapolis, senza interruzioni per pioggia o incidenti. Le uniche bandiere gialle sono infatti arrivate per ispezione della pista e per recuperare la vettura di Tony Kanaan, rimasto fermo in uscita dalla pit lane. Dopo la buona prova dei piloti Chevy del primo giorno, la Honda ha monopolizzato le prime quattro posizioni con ben quattro team differenti. Marco Andretti è stato il più veloce superando la barriera delle 227 miglia davanti a Dixon, Sato e Wickens. Charlie Kimball ha invece guidato la pattuglia Chevy precedendo Kanaan, sempre tra i più veloci, Chaves e Carpenter, con Servia e Karam a chiudere la top ten. Andretti e Dixon hanno poi commentato il comportamento della vettura nel traffico, sottolineando come i sorpassi al vertice non dovrebbero essere un problema, mentre nel traffico la scia appare così forte da rendere difficile completare una manovra di sorpasso anche in caso di errore di chi precede.
Terza giornata di prove a Indianapolis e ancora una volta il tempo più veloce arriva la mattina, questa volta dalla vettura motorizzata Honda di Graham Rahal, l’unico a superare la barriera delle 226 miglia. Il pilota americano, che in conferenza stampa non ha mancato di sottolineare la difficoltà di gestire il sottosterzo nel gruppo con questo nuovo UAK, ha preceduto Tony Kanaan, costantemente ai piani alti della classifica, oltre al leader della seconda giornata Marco Andretti. A seguire ben sei Chevrolet a chiudere la top ten, con l’unica intromissione di Zachary Claman De Melo. Ancora tempo perfetto sullo Speedway, le uniche bandiere gialle sono arrivate per operazioni di ispezione della pista e, negli ultimi minuti, per una strisciata contro il muro della curva 4 di JR Hildebrand, finito in sottosterzo nel traffico.
Un Fast Friday con cielo coperto e un breve accenno di pioggia nelle ultime ore, ha confermato l’alto livello di competitività della griglia, rendendo difficile ogni previsione sull’esito del bump day di sabato. Marco Andretti ha ancora una volta comandato la lista dei tempi, grazie a una generosa scia che lo ha portato alla velocità media di 231.8 mph (Bourdais, il più veloce nel 2017, girò a 233.1 mph), precedendo di poco Robert Wickens e Ed Carpenter.
In vista delle qualifiche, molta più importanza ricopre però la classifica dei giri senza scia, che invece mostra al vertice un tris del team Penske, con Will Power, unico a lambire il muro delle 230 miglia, in vantaggio di quasi un miglio orario su Newgarden e Pagenaud. Poco più indietro l’altra Chevrolet guidata da Ed Carpenter, a precedere la prima Honda di Sebastien Bourdais, che a un anno dal terribile schianto in curva 2, appare ancora una volta il più credibile candidato alla pole della casa giapponese. La top ten è occupata poi da altre tre vetture Chevy, con Pigot e Danica Patrick a precedere Castroneves, 10°. Tra loro le altre ormai consolidate punte Honda, Rossi e Wickens.
Nel tentativo di schiodarsi dall’ultima posizione, James Davison ha forse osato troppo con le regolazioni, finendo contro il muro della curva 2 tradito dal vento. L’australiano, fermo a 224.7 mph, appare a questo punto un probabile candidato all’eliminazione, a meno che il team Foyt non riesca a portare la sua macchina al livello delle titolari di Kanaan (227,9 mph) e Leist (227,6 mph). Davanti a Davison appaiono a rischio almeno 7 piloti che non hanno superato il muro delle 226,5 mph. A sorpresa, Graham Rahal non è andato oltre le 225,4 mph, potendo comunque contare sul supporto di Servia (227,1) e Sato (226,8). Allo stesso modo, Pippa Mann, Jay Howard e Sage Karam potrebbero beneficiare delle regolazioni dei compagni più veloci. Più critica è invece la situazione di Kyle Kaiser (226,0) e Gabby Chaves (226,5), che dovranno trovare con le loro forze quelle frazioni di miglio che potrebbero fare la differenza. Il californiano, il più attivo di tutti con 62 giri completati, appare al momento il secondo più probabile candidato all’eliminazione.
Indianapolis 500 – Fast Friday – 18/05/2018
Pos.
Pilota
Squadra
Pacchetto
N
Sponsor
Media
Tempo
Distacco
1
Marco Andretti
Andretti
Honda
98
US Concrete
231.802
38,8262
–.—-
2
Robert Wickens
Schmidt
Honda
6
Lucas Oil
231.732
38,8379
0.0117
3
Ed Carpenter
Carpenter
Chevy
20
Fuzzy’s
231.066
38,9499
0.1237
4
Oriol Servia
Rahal
Honda
64
Manitowac
230.247
39,0884
0.2622
5
Will Power
Penske
Chevy
12
Verizon
229.78
39,1679
0.3417
6
Sebastien Bourdais
Coyne
Honda
18
Sealmaster
229.74
39,1747
0.3485
7
Tony Kanaan
Foyt
Chevy
14
ABC
229.5
39,2157
0.3895
8
Matheus Leist
Foyt
Chevy
4
ABC
229.365
39,2388
0.4126
9
Stefan Wilson
Andretti
Honda
25
Driven
229.273
39,2545
0.4283
10
Alexander Rossi
Andretti
Honda
27
NAPA
229.235
39,2611
0.4349
11
Gabby Chaves
Harding
Chevy
88
Harding
229.135
39,2782
0.4520
12
Helio Castroneves
Penske
Chevy
3
Pennzoil
229.122
39,2804
0.4542
13
Spencer Pigot
Carpenter
Chevy
21
Preferred
229.069
39,2895
0.4633
14
Josef Newgarden
Penske
Chevy
1
Verizon
228.994
39,3024
0.4762
15
Kyle Kaiser
Juncos
Chevy
32
Binderholz
228.87
39,3237
0.4975
16
Simon Pagenaud
Penske
Chevy
22
Menard’s
228.857
39,3259
0.4997
17
Ed Jones
Ganassi
Honda
10
NTT Data
228.646
39,3621
0.5359
18
Charlie Kimball
Carlin
Chevy
23
Fiasp
228.524
39,3831
0.5569
19
Jay Howard
Schmidt
Honda
6
One Cure
228.365
39,4106
0.5844
20
Danica Patrick
Carpenter
Chevy
13
Go Daddy
228.284
39,4245
0.5983
21
Scott Dixon
Ganassi
Honda
9
PNC Bank
228.233
39,4334
0.6072
22
Carlos Munoz
Andretti
Honda
29
Ruoff
228.028
39,4688
0.6426
23
Ryan Hunter-Reay
Andretti
Honda
28
DHL
227.889
39,4929
0.6667
24
Takuma Sato
Rahal
Honda
30
Panasonic
227.782
39,5115
0.6853
25
Conor Daly
Coyne
Honda
17
Usaf
227.7
39,5257
0.6995
26
Sage Karam
D&R
Chevy
24
Wix
227.593
39,5442
0.7180
27
Zachary Claman De Melo
Coyne
Honda
19
Paysafe
227.315
39,5926
0.7664
28
Zach Veach
Andretti
Honda
26
One Thousand One
227.314
39,5928
0.7666
29
James Hinchcliffe
Schmidt
Honda
5
Arrow Electronics
227.262
39,6019
0.7757
30
JR Hildebrand
D&R
Chevy
66
Salesforce
227.242
39,6053
0.7791
31
Pippa Mann
Coyne
Honda
63
Life
227.226
39,6082
0.7820
32
Max Chilton
Carlin
Chevy
59
Gallagher
227.089
39,6321
0.8059
33
Graham Rahal
Rahal
Honda
15
United Rentals
226.811
39,6806
0.8544
34
James Davison
Foyt
Chevy
33
Jonathan Byrd
226.705
39,6991
0.8729
35
Jack Harvey
Shank
Honda
60
Sirius XM
226.611
39,7157
0.8895
Velocità massima
Marco Andretti
237,223 mph
381,691 km/h
Indianapolis 500 – Fast Friday, Tempi senza scia – 18/05/2018
Pur con due sole eliminazioni da determinare, il Bump Day ha mantenuto in pieno le attese di suspense e tensione fino all’ultimo, complice la pioggia, decretando un verdetto incredibile. Avevamo detto che con l’equilibrio tecnico visto nelle prove fare previsioni sui due esclusi sarebbe stato compito arduo, ma mai avremmo pensato di dover raccontare l’esclusione di James Hinchcliffe. In difficoltà nel Fast Friday, il canadese ha avuto la sfortuna di effettuare il suo primo tentativo dopo la prima interruzione per pioggia, arrivata dopo i primi 11 tentativi. Con una temperatura che andava salendo e la pista non più gommata, il Sindaco non è andato oltre le 224,78 mph, buono solo per il 32° posto. Una volta completati i tentativi individuali e superata la seconda interruzione per pioggia, il rito del “bump” si è ridotto ad un’ora di tentativi, tra chi cercava di conquistare un posto in griglia e altri, più fortunati, tornati in pista per entrare nei primi nove e giocarsi la pole domani. Tra i primi Oriol Servia, il più veloce venerdì tra i piloti del team Rahal e ora alle prese con una vettura inguidabile. All’ultima chance dopo due tentativi abortiti, lo spagnolo è finalmente riuscito a completare la sua corsa, nonostante un ultimo giro nettamente più lento dei precedenti.
E’ stato poi il turno di Conor Daly, che dopo aver annullato il secondo tentativo ha sfruttato ogni centimetro di pista tra l’erba e il muro per guadagnarsi un posto in griglia a scapito di James Hinchcliffe. Inspiegabilmente attendista (Graham Rahal, non immediatamente minacciato, aveva già provveduto a migliorare di poco il suo primo tentativo), il canadese ha aspettato l’esclusione per tornare in pista con meno di 15 minuti dal colpo di pistola, salvo poi scoprire un problema a un cerchio nel giro di lancio e tornare in pit lane. Dopo un vano tentativo di Alexander Rossi di entrare in Fast Nine, a meno di due minuti dallo scoccare delle 17:50 Hinchcliffe si è quindi trovato in coda a Pippa Mann, a sua volta fuori dai 33 e all’ultimo tentativo. L’inglese ha preso la pista, ma subito dopo la fine del primo giro, troppo lento, è arrivato il colpo di pistola a sancire la fine delle prove e l’esclusione di entrambi. La Mann in conferenza stampa ha a stento trattenuto le lacrime per il fallimento di un progetto durato un anno, ma ancor più dura è l’esclusione di Hinchcliffe, che dovrà ora spiegare al suo sponsor Arrow un’esclusione inimmaginabile fino a ieri e la relativa mancanza di esposizione mediatica. I loghi della società saranno certamente distribuiti tra le altre vetture del team, ma subito dopo la fine delle prove già circolavano voci di un possibile approdo del canadese sulla vettura di Howard, eventualità già verificatasi (ultimo caso Hunter Reay al posto di Junqueira nel 2011) ma che speriamo non si ripeta. In barba alle nostre previsioni e al dispiegamento di forze dei team Schmidt, Coyne e Rahal, Kyle Kaiser e Gabby Chaves non sono mai stati sfiorati dal pericolo dell’esclusione, piazzandosi agevolmente in mezzo al gruppo. Molto più sudata la qualificazione di James Davison, “on the bubble” fino all’ultimo ma comunque bravo insieme al team Belardi/Foyt a rimettere insieme la macchina dopo lo schianto di ieri e crederci fino alla fine.
Davanti si è invece assistito a un dominio Chevrolet con Castroneves, il più lento ieri tra i piloti Penske, al comando grazie anche al sorteggio favorevole che lo ha visto in pista con le temperature più basse del mattino. Anche più impressionante appare quindi a tal proposito il secondo posto di Carpenter, ultimo in pista tra i big e bravo a mettersi dietro Pagenaud e Power. Considerando anche i tempi del Fast Friday, la pole sarà probabilmente un affare tra l’australiano e il padrone di casa, alla ricerca della terza partenza dall’interno della prima fila. Sebastien Bourdais ha nuovamente capeggiato un contingente Honda con un solo altro rappresentante in Fast Nine, Scott Dixon, settimo e circondato dalle altre Chevy di Pigot, Newgarden e Danica Patrick, che sarà la prima a dare l’assalto alla pole nella sessione decisiva.
Indianapolis 500 – Qualifica, Giorno 1 – 19/05/2018
P.
Pilota
Squadra
Motore
Giro 1
Giro 2
Giro 3
Giro 4
Tempo
Media
Distacco
1
Helio Castroneves
Penske
Chevy
228,740
229,108
229,080
228,749
02:37.2607
228.919
2
Ed Carpenter
Carpenter
Chevy
229,266
228,909
228,686
227,913
02:37.4167
228.692
0,156
3
Simon Pagenaud
Penske
Chevy
228,238
228,440
228,388
228,150
02:37.6845
228.304
0,424
4
Will Power
Penske
Chevy
227,946
228,196
228,250
228,385
02:37.7604
228.194
0,500
5
Sebastien Bourdais
Coyne
Honda
228,336
228,297
227,848
227,882
02:37.8322
228.090
0,572
6
Spencer Pigot
Carpenter
Chevy
228,231
228,288
228,069
227,621
02:37.8588
228.052
0,598
7
Josef Newgarden
Penske
Chevy
228,274
228,248
228,158
227,518
02:37.8608
228.049
0,600
8
Scott Dixon
Ganassi
Honda
228,198
227,946
227,531
227,455
02:38.0457
227.782
0,785
9
Danica Patrick
Carpenter
Chevy
228,031
227,597
227,545
227,269
02:38.1654
227.610
0,904
Qualificati ma esclusi dalla lotta per la pole position
La missione del team Penske nel 2018 è semplice: riportare la Indy500 a Detroit. Ma almeno in qualifica è il secondo team in ordine di importanza, quello di Ed Carpenter, a conquistare la prima pole marchiata Chevrolet dal 2015. Avevamo detto che sarebbe stato un duello tra Carpenter e Power, ma in realtà non c’è stata nessuna contesa. Già dal primo giro il padrone di casa ha messo le cose in chiaro, unico a viaggiare oltre le 230 mph, controllando poi il degrado delle gomme per chiudere anche l’ultimo giro sopra le 229 mph, praticamente la velocità del miglior passaggio fatto registrare da Pagenaud, che si è dovuto accontentare della seconda piazza a quasi 6 decimi di distacco. Terza pole position negli ultimi sei anni quindi per Carpenter, ancora una volta accompagnata dal caloroso saluto del pubblico. Will Power, terzo, non ha osato abbastanza con le regolazioni della sua vettura, precedendo Newgarden, che con i 6 punti conquistati per la quarta piazza allunga in classifica su Rossi, ora a 8 lunghezze. Male Castroneves, ultimo a tentare il colpaccio e alla fine solo ottavo davanti a Scott Dixon. 12 mesi dopo il tremendo incidente in curva 2, Bourdais ha affrontato i suoi fantasmi, portando a casa un buon quinto posto, ammettendo poi con molta onestà di non aver spremuto tutto dalla vettura quando le gomme hanno iniziato a cedere. Lontani dal capo squadra, Spencer Pigot e Danica Patrick si sono comunque ben comportati, centrando la sesta e settima casella di partenza.
Nella sessione per le posizioni tra la 10° e la 33°, sugli scudi il team Foyt, che conquista la quarta fila con Kanaan e Leist, più veloci di Dixon. Saranno accompagnati da Marco Andretti, il migliore di un team Andretti lontano, almeno in qualifica, dalle prestazioni degli ultimi due anni, Le altre vetture si sono piazzate infatti tra la 14° e la 25° piazza, a eccezion di Alexander Rossi, sopravvissuto a quattro giri bizzarri che lo hanno visto rallentare di due miglia a ogni passaggio e precipitare incredibilmente in ultima fila. Discorso simile per Ed Jones, che partirà 29°. Ancora belle prove per i team Carlin (Kimball 15°), Juncos (Kaiser 17°) e Harding (Chaves 22°), mentre proseguono le difficoltà per Rahal e Schmidt, che piazzano Sato e Wickens rispettivamente in 16° e 18° piazza ma tutte le altre auto nelle ultime tre file. Grande prova anche di James Davison, 19° dopo la gran paura del Bump Day.
Indianapolis 500 – Qualifica, Pole Day – 20/05/2018
Ultima giornata di prove a Indianapolis prima del Carburetion Day del venerdì pre gara. In una sessione dedicata a cercare le ultime risposte sul comportamento della vettura in condizioni simili a quelle che presumibilmente si avranno in gara, Sage Karam ha preceduto di oltre un miglio Tony Kanaan in un 1-2 Chevrolet. A seguire Ryan Hunter-Reay, primo tra i piloti Honda, a precedere Alexander Rossi e il duo Penske Castroneves-Power. Marco Andretti ha portato a tre il numero di vetture del padre Michael in top 10, precedendo Claman De Melo e Scott Dixon. Molto più importante dei tempi però, è stato il lavoro svolto dalle squadre per trovare il set up in grado di rendere le vetture gestibili nel traffico. Tutti i piloti hanno infatti sottolineato la difficoltà di sorpasso nel gruppo, per via dell’effetto congiunto di turbolenza e scia, che ha reso la vettura tendenzialmente sottosterzante, determinando un consumo eccessivo delle gomme anteriori. Si è quindi assistito a scelte di assetto radicali per rendere la vettura più guidabile, con il risultato talvolta di indurre sovrasterzo nella vettura. La difficile ricerca della giusta finestra di utilizzo meccanico-aerodinamica potrebbe essere ulteriormente complicata della sensibilità del nuovo UAK alle alte temperature, che riducendo la densità dell’aria provocano una marcata riduzione di efficienza del fondo vettura. Ad oggi (martedì 22/5) per la giornata di gara sono previste temperature nell’ordine dei 30°C.
Quasi tutti i piloti hanno coperto un notevole numero di giri (Will Power 120), a eccezione di Matheus Leist, che ha perso le prime ore di prove per un problema tecnico, e Robert Wickens, a muro in curva 2 dopo solo 3 giri a causa di un improvviso sovrasterzo.
Ultima sessione di prove tranquilla per i 33 partenti della 500 miglia 2018, con Tony Kanaan che ha chiuso in testa la sessione staccando nettamente Scott Dixon in virtù di una generosa scia. All’exploit del brasiliano di casa Chevy la Honda ha risposto piazzando tre vetture di tre squadre diverse tra i primi 5. Dixon ha infatti preceduto Andretti e Bourdais. Kimball ha ancora ben impressionato con il team Carlin chiudendo al quinto posto davanti a Sato, Power e Danica Patrick, in allarme a metà sessione per un problema elettronico che ha costretto il team ECR a riportare la vettura brevemente dietro il muretto della pit lane. Prove come sempre di difficile interpretazione a causa della forte influenza delle scie, considerando soprattutto la discrepanza nelle prestazioni di Andretti (in verità a caccia di scie per tutto il mese) con quelle dei compagni Hunter-Reay, 26°, e Rossi, addirittura 32° nonostante 29 giri all’attivo.
Indianapolis 500 – Carb Day – 25/05/2018
Pos.
Pilota
Squadra
Motore
N
Sponsor
Media
Tempo
Distacco
1
Tony Kanaan
Foyt
Chevy
14
ABC
227.791
39,510
–.—-
2
Scott Dixon
Ganassi
Honda
9
PNC Bank
225.684
39,879
0.3688
3
Marco Andretti
Andretti
Honda
98
US Concrete
225.220
39,961
0.4511
4
Sebastien Bourdais
Coyne
Honda
18
Sealmaster
224.815
40,033
0.5230
5
Charlie Kimball
Carlin
Chevy
23
Fiasp
224.712
40,051
0.5413
6
Takuma Sato
Rahal
Honda
30
Panasonic
224.083
40,164
0.6538
7
Will Power
Penske
Chevy
12
Verizon
223.942
40,189
0.6790
8
Danica Patrick
Carpenter
Chevy
13
Go Daddy
223.653
40,241
0.7310
9
Spencer Pigot
Carpenter
Chevy
21
Preferred
223.584
40,253
0.7435
10
Ed Jones
Ganassi
Honda
10
NTT Data
223.556
40,258
0.7484
11
Oriol Servia
Rahal
Honda
64
Manitowac
223.537
40,262
0.7519
12
Sage Karam
D&R
Chevy
24
Wix
223.278
40,309
0.7986
13
James Davison
Foyt
Chevy
33
Jonathan Byrd
223.241
40,315
0.8053
14
Ed Carpenter
Carpenter
Chevy
20
Fuzzy’s
223.219
40,319
0.8092
15
Josef Newgarden
Penske
Chevy
1
Verizon
223.186
40,325
0.8153
16
Jack Harvey
Shank
Honda
60
Sirius XM
223.098
40,341
0.8311
17
Helio Castroneves
Penske
Chevy
3
Pennzoil
222.913
40,375
0.8646
18
Carlos Munoz
Andretti
Honda
29
Ruoff
222.802
40,395
0.8847
19
Jay Howard
Schmidt
Honda
6
One Cure
222.705
40,412
0.9023
20
Simon Pagenaud
Penske
Chevy
22
Menard’s
222.589
40,433
0.9233
21
Graham Rahal
Rahal
Honda
15
United Rentals
222.526
40,445
0.9349
22
Kyle Kaiser
Juncos
Chevy
32
Binderholz
222.384
40,471
0.9607
23
Zach Veach
Andretti
Honda
26
One Thousand One
222.090
40,524
1.014
24
JR Hildebrand
D&R
Chevy
66
Salesforce
222.027
40,536
1.026
25
Gabby Chaves
Harding
Chevy
88
Harding
221.961
40,548
1.038
26
Ryan Hunter-Reay
Andretti
Honda
28
DHL
221.916
40,556
1.046
27
Robert Wickens
Schmidt
Honda
6
Lucas Oil
221.821
40,573
1.063
28
Matheus Leist
Foyt
Chevy
4
ABC
221.799
40,577
1.067
29
Stefan Wilson
Andretti
Honda
25
Driven
221.763
40,584
1.074
30
Zachary Claman De Melo
Coyne
Honda
19
Paysafe
221.572
40,619
1.109
31
Max Chilton
Carlin
Chevy
59
Gallagher
221.441
40,643
1.133
32
Alexander Rossi
Andretti
Honda
27
NAPA
221.374
40,655
1.145
33
Conor Daly
Coyne
Honda
17
Usaf
219.707
40,964
1.454
Velocità massima
Helio Castroneves
234,101 mph
376,668 km/h
Griglia di Partenza – 102° Indianapolis 500
P
Pilota
Media
Distacco
Pilota
Media
Distacco
Pilota
Media
Distacco
Fila 1
1
Ed Carpenter
229.618
2
Simon Pagenaud
228.761
0,587
3
Will Power
228.607
0,693
Fila 2
4
Josef Newgarden
228.405
0,833
5
Sebastien Bourdais
228.142
1,014
6
Spencer Pigot
228.107
1,039
Fila 3
7
Danica Patrick
228.090
1,050
8
Helio Castroneves
227.859
1,210
9
Scott Dixon
227.262
1,625
Fila 4
10
Tony Kanaan
227.664
1,346
11
Matheus Leist
227.571
1,410
12
Marco Andretti
227.288
1,607
Fila 5
13
Z. Claman De Melo
226.999
1,809
14
Ryan Hunter-Reay
226.788
1,956
15
Charlie Kimball
226.657
2,048
Fila 6
16
Takuma Sato
226.557
2,118
17
Kyle Kaiser
226.398
2,230
18
Robert Wickens
226.296
2,302
Fila 7
19
James Davison
226.255
2,330
20
Max Chilton
226.212
2,361
21
Carlos Munoz
226.048
2,476
Fila 8
22
Gabby Chaves
226.007
2,505
23
Stefan Wilson
225.863
2,607
24
Sage Karam
225.823
2,635
Fila 9
25
Zach Veach
225.748
2,688
26
Oriol Servia
225.699
2,722
27
JR Hildebrand
225.418
2,921
Fila 10
28
Jay Howard
225.388
2,942
29
Ed Jones
225.362
2,961
30
Graham Rahal
225.327
2,986
Fila 11
31
Jack Harvey
225.254
3,037
32
Alexander Rossi
224.935
3,264
33
Conor Daly
224.429
3,625
In una Indianapolis 500 d’altri tempi per difficoltà di guida, imprevedibilità e selezione del gruppo, Will Power porta a casa a 37 anni il successo più importante della sua carriera. Una vittoria che chiude il cerchio per l’australiano, già a un passo dal successo del 2015, che ora aggiunge al campionato conquistato nel 2014 anche un posto sul Borg Warner Trophy. Aldilà del gran ritmo mostrato da Penske e Chevrolet nelle prove, non sorprende che proprio in questa 500 miglia Power abbia finalmente trovata la quadra. Come ampiamente anticipato alla vigilia, gli oltre trenta gradi ambientali hanno esacerbato le caratteristiche del nuovo aerokit, estremamente sensibile alle condizioni ambientali e piuttosto avaro di strumenti correttivi per l’assetto. Alle prese con un livello di deportanza complessiva drasticamente minore rispetto agli anni passati, i piloti sono tornati finalmente a guidare, parzializzando o addirittura chiudendo completamente l’acceleratore in tutte e quattro le curve, sempre sul filo di un’equilibrio in continua evoluzione tra sottosterzo e sovrasterzo. Eterno sostenitore di una riduzione del carico aerodinamico, come in altre occasioni Power ha quindi operato nelle condizioni ideali per mettere a frutto sensibilità e precisione innate, che unite ad una sempre più affinata visione strategica (nelle 500 miglia almeno) e alla determinazione di portare finalmente a casa l’alloro tanto ambito, gli hanno dato una marcia in più quando la corsa è entrata nella fase cruciale.
Nel primo quarto di gara sembrava invece poter essere la grande occasione di Ed Carpenter. Subito in testa al via, il padrone di casa ha condotto agevolmente le prime fasi, prendendo subito margine sulle Penske di Pagenaud e Power, mentre dalla quarta fila Tony Kanaan ha dato spettacolo, portandosi al secondo posto dopo il primo turno di soste. Lenta ma costante anche la progressione di Rossi, in rimonta dall’ultima fila fino al primo incidente della gara, che ha visto il campione uscente Sato franare in curva 3 su Davison, lentissimo a causa di un forte sovrasterzo. Dopo un breve botta e risposta con Kanaan, Carpenter ha continuato a comandare anche dopo la seconda neutralizzazione per l’incidente di Ed Jones in curva 2, primo di una lunga serie di testacoda che ha coinvolto anche i veterani. Poco dopo la ripartenza il pilota degli Emirati è stato infatti imitato da Danica Patrick, fino a quel momento ai margini della top ten, che ha chiuso così tristemente la sua lunga carriera.
Dopo il primo timido tentativo alla prima ripartenza, allo sventolare della bandiera verde Kanaan ha dimostrato di fare sul serio, prendendo il comando su Carpenter e allungando fino al terzo turno di soste, effettuato in regime di corsa libera, quando il brasiliano è stato subito costretto a tornare in pit lane causa una foratura. Dopo un breve periodo comandato da un gruppetto composto da Newgarden, Rahal, Wickens e Munoz, fuori sequenza essendosi fermati durante la neutralizzazione per l’incidente della Patrick, il comando è quindi passato a Power, che nei giri successivi ha visto il suo vantaggio su Carpenter e Pagenaud oscillare in funzione del traffico. Più indietro è continuata la bella rimonta di Rossi, ormai affacciatosi in top ten. A 100 miglia dal traguardo, con ancora il gruppo di Rahal e Newgarden in testa per via del quarto turno di soste dei primi, Bourdais è poi finito in testacoda all’uscita di curva 3, tradito dalla turbolenza di Rossi. L’americano, bravo a sfruttare le incertezze di chi lo precedeva, ha poi dato spettacolo nelle due ripartenze successive, risalendo all’esterno dalla nona alla sesta piazza prima dell’incidente di Castroneves (quinto e in piena lotta per la vittoria) in curva 4, per poi installarsi in terza piazza quando Karam ha imitato il brasiliano appena dopo la bandiera verde.
Con una quarantina di giri da completare è arrivato come sempre il momento delle decisioni, tra una strategia basata sulla velocità con probabile rabbocco nel finale, o l’alternativa di approfittare della neutralizzazione e sperare in altre bandiere gialle per vedere il traguardo senza ulteriori soste. Del secondo avviso sono stati tra gli altri Servia, Wilson e, a sorpresa ma fino a un certo punto, Dixon, a lungo in top ten ma senza mai dare l’impressione di poter dare la zampata. Le speranze di vittoria del neozelandese sono però finite quasi subito, perché 10 giri dopo la ripartenza tutto il gruppo dei primi ha visitato la pit lane, con Power che non ha fatto fatica una volta tornato in pista a mettere nel mirino Dixon, in disperata attesa di una bandiera gialla. L’australiano, primo dei piloti sulla strategia “principale” davanti a Carpenter, Rossi, Hunter-Reay e Pagenaud, è sembrato quindi in controllo della gara, ma a 12 giri dal termine il botto di Kanaan in curva 2 ha aperto un nuovo scenario. Con la minaccia del velocissimo Carpenter alle spalle, alla ripartenza del 194° giro Power si è infatti ritrovato a inseguire il trio Servia-Wilson-Harvey. Superato subito lo spagnolo, autore di una ripartenza da dimenticare dopo aver dato spettacolo in tutti i restart precedenti, l’australiano ha faticato più del previsto per inquadrare Harvey, mentre Wilson davanti sembrava poter prendere margine e conquistare un’incredibile vittoria. Entrambi hanno però tentato il bluff, puntando ad una definitiva (e tutt’altro che improbabile) neutralizzazione piuttosto che a vedere il traguardo. Quando la bandiera gialla non è arrivata Wilson e Harvey hanno quindi dovuto imboccare la pit lane a quattro giri dal termine, lasciando libero un incontenibile Power di conquistare il liberatorio trionfo, il 17° a Indy per Roger Penske e il terzo dal 2012 per la Chevrolet.
Alle sue spalle Carpenter, autore di una gran gara ma forse meno determinato dell’australiano, ha portato a casa il miglior risultato di sempre a Indy, meditando però sulla posizione persa durante lo soste. Il padrone di casa ha preceduto Dixon, insperatamente sul podio al termine di una prova complicata, ma bravo nel finale a contenere Alexander Rossi, autore di una rimonta strepitosa dall’ultima fila e ancora una volta segnalatosi come il pilota più spettacolare del campionato. L’americano ha preceduto ancora il compagno Hunter-Reay, autore di una prova solida ma meno efficace nelle ripartenze, al pari di Pagenaud, nel treno di testa per tre quarti di gara ma un po’ sparito negli ultimi 50 giri. Carlos Munoz si è confermato specialista dello Speedway completando una prova consistente e piazzandosi al top tra i piloti non full time (fatta eccezione per Carpenter). Il colombiano, settimo, ha preceduto anche Newgarden, questa volta tradito dalla decisione di Tim Cindric (comunque comprensibile data la presenza di Power e Pagenaud davanti) di spaiare le strategie. L’americano ha preceduto Robert Wickens, miglior rookie, bravo a vedere il traguardo in una corsa difficilissima, sopravvivendo alle infinite insidie del gruppo. La top ten è stata quindi chiusa da Graham Rahal, non il più veloce tra i piloti Honda ma autore di una eccellente rimonta dal fondo. Delusione per Marco Andretti, in lotta con Hunter-Reay per tutta la gara ma rimasto attardato nel finale, e per Spencer Pigot, che ha perso il treno buono dopo una penalità a metà gara per eccesso di velocità in pit lane.
Dopo due anni di dominio Honda, al netto delle belle rimonte di Rossi e Hunter Reay la Chevrolet ha semplicemente dominato l’evento, monopolizzando sia la lista dei giri veloci a pista libera che le velocità massime. Raramente si è infatti vista una vettura Honda riuscire a completare un sorpasso su una Chevy non disturbata dal traffico.
Guardando la classifica non possiamo infine che confermare le nostre continue proteste verso un sistema di punteggio insensato quanto antisportivo. I punti doppi permettono infatti a Power di sovvertire un deficit di 43 punti e passare al comando con due lunghezze di vantaggio su Rossi (arrivato 4°, non ultimo…) e ben 10 sull’ex leader Newgarden. Bourdais, uscito dall’Indy GP con soli 26 punti di ritardo da Newgarden si ritrova ora a 75 punti da Power (che precedeva di 17…). James Hinchcliffe, clamorosamente eliminato in qualifica, passa invece da 34 a 99 punti di ritardo precipitando dalla 5° alla 10° piazza, 2 sole posizioni più in alto di Ed Carpenter, 12° con due sole corse all’attivo. Dispiace dirlo ma un campionato serio non dovrebbe aver bisogno né di punti doppi né di giri regalati ai doppiati per movimentare la situazione, specie se già spettacolare di suo.
102° Indianapolis 500 – Ordine d’arrivo – 27/05/2018