2018 – Indianapolis 500

102° Indianapolis 500 presented by Penngrade – 15-27 maggio 2018 – Sesta gara della stagione 2018

Circuito Indianapolis Motor Speedway
Tipologia Stradale permanente
Lunghezza 2.500 mi – 4.023 km
Configurazione aerodinamica Super Speedway
Record della pista 37.895, Arie Luyendyk – Reynard 95i/Ford – 1996
Distanza di gara 200 giri – 500 miglia (804,5 km)
Vincitore uscente Takuma Sato
Elenco Iscritti
Pilota Nazionalità Team Motore N Sponsor
Josef Newgarden Stati Uniti Penske Chevy 1 Verizon
Helio Castroneves Brasile Penske Chevy 3 Pennzoil
Matheus Leist Brasile Foyt Chevy 4 ABC
James Hinchcliffe Canada Schmidt Honda 5 Arrow Electronics
Robert Wickens Canada Schmidt Honda 6 Lucas Oil
Jay Howard Inghilterra Schmidt Honda 6 One Cure
Scott Dixon Nuova Zelanda Ganassi Honda 9 PNC Bank
Ed Jones Emirati Arabi Uniti Ganassi Honda 10 NTT Data
Will Power Australia Penske Chevy 12 Verizon
Danica Patrick Stati Uniti Carpenter Chevy 13 Go Daddy
Tony Kanaan Stati Uniti Foyt Chevy 14 ABC
Graham Rahal Stati Uniti Rahal Honda 15 United Rentals
Conor Daly Stati Uniti Coyne Honda 17 Usaf
Sebastien Bourdais Francia Coyne Honda 18 Sealmaster
Zachary Claman de Melo Canada Coyne Honda 19 Paysafe
Ed Carpenter Stati Uniti Carpenter Chevy 20 Fuzzy’s
Spencer Pigot Stati Uniti Carpenter Chevy 21 Preferred
Simon Pagenaud Francia Penske Chevy 22 Menard’s
Charlie Kimball Stati Uniti Carlin Chevy 23 Fiasp
Sage Karam Stati Uniti D&R Chevy 24 Wix
Stefan Wilson Inghilterra Andretti Honda 25 Driven
Zach Veach Stati Uniti Andretti Honda 26 One Thousand One
Alexander Rossi Stati Uniti Andretti Honda 27 NAPA
Ryan Hunter-Reay Stati Uniti Andretti Honda 28 DHL
Carlos Munoz Colombia Andretti Honda 29 Ruoff
Takuma Sato Giappone Rahal Honda 30 Panasonic
Kyle Kaiser Stati Uniti Juncos Chevy 32 Binderholz
James Davison Australia Foyt Chevy 33 Jonathan Byrd
Max Chilton Inghilterra Carlin Chevy 59 Gallagher
Jack Harvey Inghilterra Shank Honda 60 Sirius XM
Pippa Mann Inghilterra Coyne Honda 63 Life
Oriol Servia Spagna Rahal Honda 64 Manitowac
J.R. Hildebrand Stati Uniti D&R Chevy 66 Salesforce
Gabby Chaves Stati Uniti Harding Chevy 88 Harding
Marco Andretti Stati Uniti Andretti Honda 98 US Concrete

Griglia di Partenza – 102° Indianapolis 500
P Pilota Media Distacco Pilota Media Distacco Pilota Media Distacco
Fila 1
1 Ed Carpenter 229.618              
2       Simon Pagenaud 228.761 0,587      
3             Will Power 228.607 0,693
  Fila 2
4 Josef Newgarden 228.405 0,833            
5       Sebastien Bourdais 228.142 1,014      
6             Spencer Pigot 228.107 1,039
  Fila 3
7 Danica Patrick 228.090 1,050            
8       Helio Castroneves 227.859 1,210      
9             Scott Dixon 227.262 1,625
Fila 4
10 Tony Kanaan 227.664 1,346            
11       Matheus Leist 227.571 1,410      
12             Marco Andretti 227.288 1,607
Fila 5
13 Z. Claman De Melo 226.999 1,809            
14       Ryan Hunter-Reay 226.788 1,956      
15             Charlie Kimball 226.657 2,048
Fila 6
16 Takuma Sato 226.557 2,118            
17       Kyle Kaiser 226.398 2,230      
18             Robert Wickens 226.296 2,302
Fila 7
19 James Davison 226.255 2,330            
20       Max Chilton 226.212 2,361      
21             Carlos Munoz 226.048 2,476
Fila 8
22 Gabby Chaves 226.007 2,505            
23       Stefan Wilson 225.863 2,607      
24             Sage Karam 225.823 2,635
Fila 9
25 Zach Veach 225.748 2,688            
26       Oriol Servia 225.699 2,722      
27             JR Hildebrand 225.418 2,921
Fila 10
28 Jay Howard 225.388 2,942            
29       Ed Jones 225.362 2,961      
30             Graham Rahal 225.327 2,986
Fila 11
31 Jack Harvey 225.254 3,037            
32       Alexander Rossi 224.935 3,264      
33             Conor Daly 224.429 3,625

 

In una Indianapolis 500 d’altri tempi per difficoltà di guida, imprevedibilità e selezione del gruppo, Will Power porta a casa a 37 anni il successo più importante della sua carriera. Una vittoria che chiude il cerchio per l’australiano, già a un passo dal successo del 2015, che ora aggiunge al campionato conquistato nel 2014 anche un posto sul Borg Warner Trophy. Aldilà del gran ritmo mostrato da Penske e Chevrolet nelle prove, non sorprende che proprio in questa 500 miglia Power abbia finalmente trovata la quadra. Come ampiamente anticipato alla vigilia, gli oltre trenta gradi ambientali hanno esacerbato le caratteristiche del nuovo aerokit, estremamente sensibile alle condizioni ambientali e piuttosto avaro di strumenti correttivi per l’assetto. Alle prese con un livello di deportanza complessiva drasticamente minore rispetto agli anni passati, i piloti sono tornati finalmente a guidare, parzializzando o addirittura chiudendo completamente l’acceleratore in tutte e quattro le curve, sempre sul filo di un’equilibrio in continua evoluzione tra sottosterzo e sovrasterzo. Eterno sostenitore di una riduzione del carico aerodinamico, come in altre occasioni Power ha quindi operato nelle condizioni ideali per mettere a frutto sensibilità e precisione innate, che unite ad una sempre più affinata visione strategica (nelle 500 miglia almeno) e alla determinazione di portare finalmente a casa l’alloro tanto ambito, gli hanno dato una marcia in più quando la corsa è entrata nella fase cruciale.

Nel primo quarto di gara sembrava invece poter essere la grande occasione di Ed Carpenter. Subito in testa al via, il padrone di casa ha condotto agevolmente le prime fasi, prendendo subito margine sulle Penske di Pagenaud e Power, mentre dalla quarta fila Tony Kanaan ha dato spettacolo, portandosi al secondo posto dopo il primo turno di soste. Lenta ma costante anche la progressione di Rossi, in rimonta dall’ultima fila fino al primo incidente della gara, che ha visto il campione uscente Sato franare in curva 3 su Davison, lentissimo a causa di un forte sovrasterzo. Dopo un breve botta e risposta con Kanaan, Carpenter ha continuato a comandare anche dopo la seconda neutralizzazione per l’incidente di Ed Jones in curva 2, primo di una lunga serie di testacoda che ha coinvolto anche i veterani. Poco dopo la ripartenza il pilota degli Emirati è stato infatti imitato da Danica Patrick, fino a quel momento ai margini della top ten, che ha chiuso così tristemente la sua lunga carriera.

Dopo il primo timido tentativo alla prima ripartenza, allo sventolare della bandiera verde Kanaan ha dimostrato di fare sul serio, prendendo il comando su Carpenter e allungando fino al terzo turno di soste, effettuato in regime di corsa libera, quando il brasiliano è stato subito costretto a tornare in pit lane causa una foratura. Dopo un breve periodo comandato da un gruppetto composto da Newgarden, Rahal, Wickens e Munoz, fuori sequenza essendosi fermati durante la neutralizzazione per l’incidente della Patrick, il comando è quindi passato a Power, che nei giri successivi ha visto il suo vantaggio su Carpenter e Pagenaud oscillare in funzione del traffico. Più indietro è continuata la bella rimonta di Rossi, ormai affacciatosi in top ten. A 100 miglia dal traguardo, con ancora il gruppo di Rahal e Newgarden in testa per via del quarto turno di soste dei primi, Bourdais è poi finito in testacoda all’uscita di curva 3, tradito dalla turbolenza di Rossi. L’americano, bravo a sfruttare le incertezze di chi lo precedeva, ha poi dato spettacolo nelle due ripartenze successive, risalendo all’esterno dalla nona alla sesta piazza prima dell’incidente di Castroneves (quinto e in piena lotta per la vittoria) in curva 4, per poi installarsi in terza piazza quando Karam ha imitato il brasiliano appena dopo la bandiera verde.

Con una quarantina di giri da completare è arrivato come sempre il momento delle decisioni, tra una strategia basata sulla velocità con probabile rabbocco nel finale, o l’alternativa di approfittare della neutralizzazione e sperare in altre bandiere gialle per vedere il traguardo senza ulteriori soste. Del secondo avviso sono stati tra gli altri Servia, Wilson e, a sorpresa ma fino a un certo punto, Dixon, a lungo in top ten ma senza mai dare l’impressione di poter dare la zampata. Le speranze di vittoria del neozelandese sono però finite quasi subito, perché 10 giri dopo la ripartenza tutto il gruppo dei primi ha visitato la pit lane, con Power che non ha fatto fatica una volta tornato in pista a mettere nel mirino Dixon, in disperata attesa di una bandiera gialla. L’australiano, primo dei piloti sulla strategia “principale” davanti a Carpenter, Rossi, Hunter-Reay e Pagenaud, è sembrato quindi in controllo della gara, ma a 12 giri dal termine il botto di Kanaan in curva 2 ha aperto un nuovo scenario. Con la minaccia del velocissimo Carpenter alle spalle, alla ripartenza del 194° giro Power si è infatti ritrovato a inseguire il trio Servia-Wilson-Harvey. Superato subito lo spagnolo, autore di una ripartenza da dimenticare dopo aver dato spettacolo in tutti i restart precedenti, l’australiano ha faticato più del previsto per inquadrare Harvey, mentre Wilson davanti sembrava poter prendere margine e conquistare un’incredibile vittoria. Entrambi hanno però tentato il bluff, puntando ad una definitiva (e tutt’altro che improbabile) neutralizzazione piuttosto che a vedere il traguardo. Quando la bandiera gialla non è arrivata Wilson e Harvey hanno quindi dovuto imboccare la pit lane a quattro giri dal termine, lasciando libero un incontenibile Power di conquistare il liberatorio trionfo, il 17° a Indy per Roger Penske e il terzo dal 2012 per la Chevrolet.

Alle sue spalle Carpenter, autore di una gran gara ma forse meno determinato dell’australiano, ha portato a casa il miglior risultato di sempre a Indy, meditando però sulla posizione persa durante lo soste. Il padrone di casa ha preceduto Dixon, insperatamente sul podio al termine di una prova complicata, ma bravo nel finale a contenere Alexander Rossi, autore di una rimonta strepitosa dall’ultima fila e ancora una volta segnalatosi come il pilota più spettacolare del campionato. L’americano ha preceduto ancora il compagno Hunter-Reay, autore di una prova solida ma meno efficace nelle ripartenze, al pari di Pagenaud, nel treno di testa per tre quarti di gara ma un po’ sparito negli ultimi 50 giri. Carlos Munoz si è confermato specialista dello Speedway completando una prova consistente e piazzandosi al top tra i piloti non full time (fatta eccezione per Carpenter). Il colombiano, settimo, ha preceduto anche Newgarden, questa volta tradito dalla decisione di Tim Cindric (comunque comprensibile data la presenza di Power e Pagenaud davanti) di spaiare le strategie. L’americano ha preceduto Robert Wickens, miglior rookie, bravo a vedere il traguardo in una corsa difficilissima, sopravvivendo alle infinite insidie del gruppo. La top ten è stata quindi chiusa da Graham Rahal, non il più veloce tra i piloti Honda ma autore di una eccellente rimonta dal fondo. Delusione per Marco Andretti, in lotta con Hunter-Reay per tutta la gara ma rimasto attardato nel finale, e per Spencer Pigot, che ha perso il treno buono dopo una penalità a metà gara per eccesso di velocità in pit lane.

Dopo due anni di dominio Honda, al netto delle belle rimonte di Rossi e Hunter Reay la Chevrolet ha semplicemente dominato l’evento, monopolizzando sia la lista dei giri veloci a pista libera che le velocità massime. Raramente si è infatti vista una vettura Honda riuscire a completare un sorpasso su una Chevy non disturbata dal traffico.

Guardando la classifica non possiamo infine che confermare le nostre continue proteste verso un sistema di punteggio insensato quanto antisportivo. I punti doppi permettono infatti a Power di sovvertire un deficit di 43 punti e passare al comando con due lunghezze di vantaggio su Rossi (arrivato 4°, non ultimo…) e ben 10 sull’ex leader Newgarden. Bourdais, uscito dall’Indy GP con soli 26 punti di ritardo da Newgarden si ritrova ora a 75 punti da Power (che precedeva di 17…). James Hinchcliffe, clamorosamente eliminato in qualifica, passa invece da 34 a 99 punti di ritardo precipitando dalla 5° alla 10° piazza, 2 sole posizioni più in alto di Ed Carpenter, 12° con due sole corse all’attivo. Dispiace dirlo ma un campionato serio non dovrebbe aver bisogno né di punti doppi né di giri regalati ai doppiati per movimentare la situazione, specie se già spettacolare di suo.

102° Indianapolis 500 – Ordine d’arrivo – 27/05/2018
Pos. Pilota Squadra Pacchetto N Sponsor Tempo
1 Will Power Penske Chevy 12 Verizon 200 giri in 02:59:42.6365 – 166,935
2 Ed Carpenter Carpenter Chevy 20 Fuzzy’s 3,159
3 Scott Dixon Ganassi Honda 9 PNC Bank 4,593
4 Alexander Rossi Andretti Honda 27 NAPA 5,224
5 Ryan Hunter-Reay Andretti Honda 28 DHL 6,719
6 Simon Pagenaud Penske Chevy 22 Menard’s 7,236
7 Carlos Munoz Andretti Honda 29 Ruoff 7,838
8 Josef Newgarden Penske Chevy 1 Verizon 8,692
9 Robert Wickens Schmidt Honda 6 Lucas Oil 9,311
10 Graham Rahal Rahal Honda 15 United Rentals 11,337
11 JR Hildebrand D&R Chevy 66 Salesforce 12,735
12 Marco Andretti Andretti Honda 98 US Concrete 14,075
13 Matheus Leist Foyt Chevy 4 ABC 14,780
14 Gabby Chaves Harding Chevy 88 Harding 15,117
15 Stefan Wilson Andretti Honda 25 Driven 33,675
16 Jack Harvey Shank Honda 60 Sirius XM 34,797
17 Oriol Servia Rahal Honda 64 Manitowac 38,233
18 Charlie Kimball Carlin Chevy 23 Fiasp 41,515
19 Zachary Claman De Melo Coyne Honda 19 Paysafe 1 giro
20 Spencer Pigot Carpenter Chevy 21 Preferred 1 giro
21 Conor Daly Coyne Honda 17 Usaf 1 giro
22 Max Chilton Carlin Chevy 59 Gallagher 2 giri
23 Zach Veach Andretti Honda 26 One Thousand One 2 giri
24 Jay Howard Schmidt Honda 6 One Cure 7 giri
25 Tony Kanaan Foyt Chevy 14 ABC incidente
26 Sage Karam D&R Chevy 24 Wix incidente
27 Helio Castroneves Penske Chevy 3 Pennzoil incidente
28 Sebastien Bourdais Coyne Honda 18 Sealmaster incidente
29 Kyle Kaiser Juncos Chevy 32 Binderholz mechanical
30 Danica Patrick Carpenter Chevy 13 Go Daddy incidente
31 Ed Jones Ganassi Honda 10 NTT Data incidente
32 Takuma Sato Rahal Honda 30 Panasonic incidente
33 James Davison Foyt Chevy 33 Jonathan Byrd incidente
Velocità massima Oriol Servia 236,4 mph 380,4 km/h
Giro più veloce Helio Castroneves 224,138 mph 40,1538
Giri condotti in testa
Ed Carpenter 65
Will Power 59
Tony Kanaan 19
Oriol Servia 16
Graham Rahal 12
Zachary Claman De Melo 7
Carlos Munoz 4
Sebastien Bourdais 4
Josef Newgarden 3
Stefan Wilson 3
Spencer Pigot 3
Robert Wickens 2
Alexander Rossi 1
Ryan Hunter-Reay 1
Simon Pagenaud 1

 

Classifica dopo Indianapolis 500
Pos. Pilota Punti Distacco Corse Vittorie Podi Top 5 Top 10 Poles LL L GPV
1 Will Power 243 0 6 2 3 3 4 1 201 4 0
2 Alexander Rossi 241 2 6 1 3 5 5 1 80 5 1
3 Josef Newgarden 233 10 6 2 2 2 5 1 110 5 1
4 Scott Dixon 218 25 6 0 2 3 5 0 0 0 1
5 Ryan Hunter-Reay 186 57 6 0 1 4 4 0 8 4 0
6 Graham Rahal 183 60 6 0 1 2 6 0 22 3 0
7 Robert Wickens 178 65 6 0 2 3 4 1 135 4 0
8 Sebastien Bourdais 168 75 6 1 1 3 3 1 108 6 1
9 Simon Pagenaud 155 88 6 0 0 0 4 0 4 2 0
10 James Hinchcliffe 144 99 5 0 1 2 5 0 20 1 0
11 Marco Andretti 141 102 6 0 0 0 3 0 0 0 0
12 Ed Carpenter 118 125 2 0 1 1 2 1 65 1 0
13 Tony Kanaan 106 137 6 0 0 0 2 0 19 1 0
14 Spencer Pigot 101 142 6 0 0 0 0 0 3 1 0
15 Takuma Sato 100 143 6 0 0 0 2 0 0 0 0
16 Gabby Chaves 100 143 6 0 0 0 0 0 0 0 0
17 Zach Veach 98 145 6 0 0 1 1 0 0 0 0
18 Ed Jones 97 146 6 0 1 1 2 0 0 0 0
19 Matheus Leist 94 149 6 0 0 0 0 0 0 0 0
20 Charlie Kimball 84 159 6 0 0 0 1 0 0 0 0
21 Max Chilton 74 169 6 0 0 0 0 0 0 0 0
22 Zachary Claman De Melo 72 171 5 0 0 0 0 0 7 1 1
23 Jack Harvey 53 190 3 0 0 0 0 0 0 0 0
24 Carlos Munoz 53 190 1 0 0 0 1 0 4 1 0
25 Kyle Kaiser 45 198 4 0 0 0 0 0 2 1 0
26 Jordan King 44 199 4 0 0 0 0 0 5 1 0
27 Helio Castroneves 40 203 2 0 0 0 1 0 0 0 1
28 JR Hildebrand 38 205 1 0 0 0 0 0 0 0 0
29 Stefan Wilson 31 212 1 0 0 0 0 0 3 1 0
30 Oriol Servia 27 216 1 0 0 0 0 0 16 1 0
31 Rene Binder 22 221 2 0 0 0 0 0 0 0 0
32 Conor Daly 18 225 1 0 0 0 0 0 0 0 0
33 Danica Patrick 13 230 1 0 0 0 0 0 0 0 0
34 Jay Howard 12 231 1 0 0 0 0 0 0 0 0
35 James Davison 10 233 1 0 0 0 0 0 0 0 0
36 Sage Karam 10 233 1 0 0 0 0 0 0 0 0
37 Pietro Fittipaldi 7 236 1 0 0 0 0 0 0 0 0

Immagine di copertina: indycar.com, John Cote

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