2020 – Texas

Genesys Indy 500 – 07/06/2020 – Prima gara della stagione 2020

Circuito Texas Motor Speedway
Tipologia Ovale medio
Lunghezza 1.5 mi – 2.414 km
Configurazione aerodinamica Super speedway
Record della pista 23.273 – Charlie Kimball, Dallara-Honda, 2017
Distanza di gara 200 giri – 350 mi
Vincitore uscente Josef Newgarden

Rinviata di tre mesi causa Covid 19, la stagione IndyCar 2020 comincia in Texas rispolverando il format della giornata singola: una sessione di libere, poi qualifica e gara. Altra anomalia che si somma alla mancanza di pubblico, l’imposizione di finestre di pit stop obbligatorie ogni 35 giri, a causa delle incognite relative agli pneumatici. Decisione cautelativa indotta dallo stop alla produzione, che ha costretto la Firestone a impiegare la stessa mescola del 2019, mai provata con l’aeroscreen (e il relativo peso aggiuntivo) in condizioni da gara.

Nelle prove a emergere è stato il team Ganassi, con Felix Rosenqvist davanti a tutti. La qualifica, complice anche l’ordine di uscita dettato dalla classifica 2019, ha invece premiato il campione in carica Newgarden, ultimo a prendere la bandiera a scacchi. Il pilota del Tennesse ha preceduto un Dixon apparso subito in gran forma, ma a fare scalpore è stato l’incidente nel giro di riscaldamento di Sato. A causa dei danni sostenuti e del poco tempo indotto dall’inusuale format, il giapponese è stato incredibilmente costretto a dare forfait.

Prima della partenza vari problemi hanno poi afflitto altri piloti Honda: guai elettronici hanno infatti costretto Rahal, Rossi e Hunter-Reay a schierarsi in pista oltre il tempo consentito, cosa che è costata a  tutti un drive trough. Al danno si è quindi aggiunta la beffa per il californiano, finito sotto di due giri dopo un altro passaggio in pit lane per eccesso di velocità mentre scontava la prima penalità.

Newgarden ha brevemente condotto le prime fasi, mostrando però problemi di bilanciamento che lo hanno costretto a cedere il comando a Dixon, in grado di fare il vuoto in pochi giri, prima della bandiera gialla per un incidente innescato dal rookie Veekay (già a muro nelle libere), che ha messo fuori combattimento anche l’incolpevole Palou. Al restart Dixon ha ripreso il comando con autorità, lasciando le Penske a subire il ritorno di un aggressivo Rosenqvist, ben destreggiatosi in un bellicoso gruppetto che ha visto a lungo coinvolti Veach, Carpenter, Kimball, Andretti, Hinchcliffe, Kanaan e un combattivo Daly.

La seconda bandiera gialla della corsa, arrivata circa a metà gara per detriti in pista, ha propiziato il terzo turno di soste, che ha visto Newgarden e Rosenqvist sopravanzare Dixon, mentre Power, Kanaan e Hinchcliffe rimanevano attardati da vari problemi in pit lane.

Alla ripartenza del 90° giro Dixon ha quindi messo un’ipoteca sulla vittoria, passando abilmente all’esterno prima Rosenqvist e poi Newgarden. Con lo svedese bloccato dietro il campione in carica, il neozelandese ha in breve costruito un vantaggio che ha superato i 10 secondi, salvo poi subire il rientro del compagno. L’estremo caldo ha infatti annullato le paure di pack racing indotte dal limite ridotto di giri percorribili, causando una forte riduzione di deportanza, cui si è unita l’impossibilità di utilizzare la seconda linea nelle curve 1 e 2. Dietro richiesta della Nascar queste sono infatti state interessate recentemente dalla stesura di una resina con lo scopo di aumentare l’aderenza, rivelatasi incompatibile con le gomme Firestone.

A lungo bloccato prima dietro Power e poi da Rossi, prima dell’ultimo pit stop Dixon ha visto Rosenqvist farsi minaccioso negli specchietti. Alla ricerca di pista libera per sfruttare la gomma fresca, al 186° giro lo svedese ha quindi tentato la carta della sosta anticipata, imitato tre giri più tardi dal compagno, rimasto per un soffio al comando. Voglioso di tentare l’assalto alla vetta nel traffico, Rosenqvist è però rimasto coinvolto in uno sfortunato episodio, che lo ha visto superato all’esterno di curva 1 dal doppiato Andretti. Di slancio l’americano ha poi passato anche un Hinchcliffe in difficoltà e finito in sovrasterzo nella turbolenza. Già impegnato nel sorpasso al canadese, per evitare il contatto Rosenqvist è uscito dalla traiettoria gommata, perdendo il posteriore per poi impattare contro il muro.

Senza più la minaccia dello svedese, Dixon ha poi condotto serenamente il gruppo alla ripartenza del 198° giro, andando a conquistare la vittoria numero 47 in carriera. Alle sue spalle ha chiuso un solido Pagenaud, in grado di mettersi dietro Newgarden in una giornata di alti e bassi per le Penske. Con un bel guizzo nel finale Zach Veach ha invece risolto in suo favore una lunghissima battaglia ai margini del podio, approfittando dell’eccessiva foga di Carpenter, quinto sul traguardo e quasi a muro nel tentativo di soffiare il podio a Newgarden. A lungo in lotta per la top5, Conor Daly si è dovuto accontentare di un pregievolissimo sesto posto, precedendo un difensivo Colton Herta. Ottavo ha chiuso quindi Hunter-Reay, irriducibile nella sua rimonta dopo un testacoda in prova e i guai al via. L’americano ha preceduto il primo dei rookies, il campione IndyLights Oliver Askew, con Tony Kanaan a chiudere la top ten dopo una sfortunata penalità nelle prime fasi. Peggio è andata al compagno Kimball, a lungo candidato per un posto sul podio, costretto ad una inattesa sosta nel finale e a muro all’ultimo giro, in un estremo tentativo di rimonta a gomme fresche.

 

Foto di copertina: Chris Owens, indycar.com