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2004

I MOTIVI

Da un punto di vista meramente sportivo la stagione 2004 rimane negli annali per l’incredibile numero di arrivi al fotofinish, nonostante un equilibrio tecnico decisamente orientato verso il motore Honda. Ben 9 corse si sono infatti chiuse in volata e nonostante la classifica premi chiaramente la grande consistenza di Tony Kanaan, nessun pilota si segnala davvero come l’autentico mattatore della stagione. Fatto dimostrato dal numero di piloti, ben 4, in grado di conquistare 3 successi. Per tutti a fare da denominatore comune è il motore Honda, capace di vincere con 3 squadre, 5 piloti e 2 telai diversi, lasciando le briciole alla Toyota e soprattutto alla Chevrolet, entrambe rimaste indietro nel passaggio ai motori di cilindrata più ridotta. La stagione 2004 è però anche l’ultima con l’impostazione originale, almeno per quanto riguarda il calendario. La volontà di Tony George di sfidare la ChampCar sul suo campo porta infatti ai primi test sul circuito stradale di Homestead, preludio alle corse su stradali e cittandini del 2005. Dopo l’ingresso dei top team CART e dei costruttori giapponesi, con conseguente innalzamento dei costi, arrivo in massa di piloti di estrazione europea e progressiva scomparsa dei piloti formatisi nelle categorie addestrative a stelle e strisce, l’apertura a stradali e cittadini allontana ulteriormente l’IRL dal suo concetto fondativo, avvicinandola pericolosamente alla ormai ex CART.

 

 

NOVITà TECNICHE

 

In risposta agli incidenti occorsi sul finire della stagione precedente, costati la vita a Tony Renna e la carriera a Kenny Brack, l’Indy Racing League impone per il 2004 una riduzione della cilindrata, da 3,5 a 3 litri. I costruttori, spiazzati da questa misura piuttosto drastica, ottengono di poter introdurre i nuovi propulsori dal quarto appuntamento della stagione, la Indy500. Nelle prime tre prove le squadre adoperano i motori da 3,5 litri, il cui approvvigionamento d’aria è ridotto da un cofano motore “tagliato”, misura simile a quanto accaduto in F.1 nel 1994.

 

 

 

TEAM E PILOTI

 

Chip Ganassi Racing

Pilota Scott Dixon (NZL) Darren Manning (GBR)
Vettura #1 Target #10 Target
Telaio G-Force G-Force
Motore Toyota Toyota
Ingegnere Julian Robertson Bill Pappas
Stratega Mike Hull Chip Ganassi
Capo meccanico Ricky Davis

Motorsport.com; Kenneth Plotkin, 2004
Motorsport.com; Kenneth Plotkin, 2004

Motorsport.com; Michael C. Johnson, 2004
Motorsport.com; Michael C. Johnson, 2004

 

 

Panther Racing

Pilota Mark Taylor (GBR) Tomas Scheckter (ZA)
Townsend Bell (USA)
Vettura #2 Menard’s #4 Pennzoil
Telaio Dallara Dallara
Motore Chevrolet Chevrolet
Ingegnere Andy Brown
Stratega
Capo meccanico Kevin Blanch

speedsport-magazine.com; 2004
speedsport-magazine.com; 2004

Motorsport.com, 2004
Motorsport.com, 2004

 

 

Team Penske

Pilota Helio Castroneves (BRA) Sam Hornish Jr. (USA)
Vettura #3 Marlboro #6 Marlboro
Telaio Dallara Dallara
Motore Toyota Toyota
Ingegnere Grant Newbury Tom German
Stratega Tim Cindric Roger Penkse
Capo meccanico Rick Rinaman Matt Jonsson

Gettyimages.com; Gavin Lawrence, 2004
Gettyimages.com; Gavin Lawrence, 2004

Motorsport.com; Earl Ma, 2004
Motorsport.com; Earl Ma, 2004

 

 

Fernandez Racing

Pilota Adrian Fernandez (MEX) Kosuke Matsuura (JPN)
Vettura #5 Tecate/Quaker State #55 Panasonic
Telaio G Force G Force
Motore Honda Honda
Ingegnere John Ward
Stratega Tom Anderson
Capo meccanico Mike Sales

Indycar.com; Shawn Payne, 2004
Indycar.com; Shawn Payne, 2004

speedsport-magazine.com; 2004
speedsport-magazine.com; 2004

 

 

Andretti-Green Racing

Pilota Bryan Herta (USA) Tony Kanaan (BRA) Dan Wheldon (GBR) Dario Franchitti (SCO)
Vettura #7 XM Sirius Radio #11 7-Eleven #26 Jim Beam/Klein Tools #27 Arca/Ex
Telaio Dallara Dallara Dallara Dallara
Motore Honda Honda Honda Honda
Ingegnere Martin Pare Eric Cowdin Eddie Jones Allen McDonald
Stratega Kim Green Kyle Moyer John Anderson
Capo meccanico Jeff Simon

Indycar.com; Ron McQueeney, 2004
Indycar.com; Ron McQueeney, 2004

Indycar.com; Ron McQueeney, 2004
Indycar.com; Ron McQueeney, 2004

Indycar.com; Chris Jones, 2004
Indycar.com; Chris Jones, 2004

Indycar.com; Ron McQueeney, 2004
Indycar.com; Ron McQueeney, 2004

 

 

Kelley Racing

Pilota Scott Sharp (USA)
Vettura #8 Delphi
Telaio Dallara
Motore Toyota
Ingegnere
Stratega
Capo meccanico

Indycar.com; Ron McQuenney, 2004

 

 

Mo Nunn Racing

Pilota Tora Takagi (JPN)
Vettura #12 Pioneer
Telaio Dallara
Motore Toyota
Ingegnere  Jeff Britton
Stratega
Capo meccanico

Motorsport.com; 2004
Motorsport.com; 2004

 

 

Access Motorsports

Pilota Greg Ray (USA)
Mark Taylor (GBR)
Vettura #13
Telaio G Force
Motore Honda
Ingegnere Mike Colliver
Stratega
Capo meccanico

Motorsport.com; 2004
Motorsport.com; 2004

 

 

A.J. Foyt Enterprises

Pilota A.J. Foyt IV (USA)
Vettura #14 Conseco
Telaio Dallara
Motore Toyota
Ingegnere
Stratega A.J. Foyt
Capo meccanico

Indycar.com; Ron McQueeney, 2004
Indycar.com; Ron McQueeney, 2004

 

 

Rahal Letterman Racing

Pilota Buddy Rice (USA) Vitor Meira (BRA)
Vettura #15 Argent Mortgage #16 Centrix
Telaio G Force G Force
Motore Honda Honda
Ingegnere Todd Bowland Ray Leto
Stratega Bobby Rahal Scott Roembke
Capo meccanico

tmsfan.com; 2004
tmsfan.com; 2004

indycar.com; Jim Haines, 2004
indycar.com; Jim Haines, 2004

 

 

Patrick Racing

Pilota Al Unser Jr. (USA)
Jaques Lazier (USA)
Tomas Enge (CZE)
Jeff Simmons (USA)
Vettura # 20
Telaio Dallara
Motore Chevrolet
Ingegnere
Stratega
Capo meccanico

Indycar.com; Ron McQueeney, 2004
Indycar.com; Ron McQueeney, 2004

 

 

Dreyer&Reinbold Racing

Pilota Robbie Buhl (USA)
Felipe Giaffone (BRA)
Vettura #23 Purex
Telaio Dallara
Motore Chevrolet
Ingegnere
Stratega
Capo meccanico

Indycar.com; Steve Snoddy, 2004
Indycar.com; Steve Snoddy, 2004

 

 

Cheever Racing

Pilota Alex Barron (USA) Ed Carpenter (USA)
Vettura #51 Red Bull #52 Red Bull
Telaio Dallara Dallara
Motore Chevrolet Chevrolet
Ingegnere Garrett Mothersead Iain Watt
Stratega
Capo meccanico

speedsport-magazine.com; 2004
speedsport-magazine.com; 2004

Motorsport.com; 2004
Motorsport.com; 2004

 

 

CALENDARIO

Gara Data Pista Tipologia
1 29 febbraio Homestead Ovale medio
2 21 marzo Phoenix Ovale corto
3 17 aprile Motegi Ovale medio
4 30 maggio Indianapolis Super speedway
5 12 giugno Texas Ovale medio
6 26 giugno Richmond Ovale corto
7 4 luglio Kansas Ovale medio
8 17 luglio Nashville Ovale medio – cemento
9 25 luglio Milwaukee Ovale corto
10 1 agosto Michigan Super speedway
11 15 agosto Kentucky Ovale medio
12 22 agosto Pikes Peak Ovale corto
13 29 agosto Nazareth Ovale corto
14 12 settembre Chicagoland Ovale medio
15 3 ottobre Fontana Super speedway
16 17 ottobre Texas Ovale medio

 

 

RACCONTO DELLA STAGIONE

Il primo appuntamento di Homestead da un’idea confusa degli equilibri che si stabiliranno durante la stagione. Buddy Rice conquista la pole davanti ad Alex Barron, ma sono i piloti della Penske a  controllare la corsa, insidiati da Wheldon e Scheckter. L’unico che sembrerebbe seriamente in grado di contrastarli è in realtà Dixon, ma il campione in carica rischia grosso quando finisce in testacoda nella corsia di decelerazione, centrando in pieno il muretto box. Dopo l’ultima sosta, Castroneves e Hornish si avventano su Wheldon, prendendo poi margine. Negli ultimi giri l’americano finta continuamente l’attacco fino all’ultimo passaggio, quando Castroneves lascia libera la traiettoria interna, convinto che la linea esterna sia favorevole sul traguardo. Non è così: Hornish riesce a completare la manovra in curva 3, cogliendo il successo all’esordio con la Penske, mentre Wheldon completa il podio.

Il riscatto del team Andretti-Green arriva subito, nel secondo appuntamento di Phoenix, dove Wheldon centra la pole davanti a Kanaan. Come promesso il brasiliano è però subito davanti al primo giro, dovendosi guardare dal ritorno di Sam Hornish, che però rovina tutto colpendo il muro poco dopo il primo turno di soste. Come accaduto in Florida è quindi Dixon a proporsi come sfidante, ma il campione in carica manca il sorpasso a metà gara, con Kanaan che alla fine replica il successo del 2003 davanti allo stesso Dixon e a Wheldon, ancora terzo.

Per l’inglese però le soddisfazioni non tardano ad arrivare. Nella tappa successiva a Motegi il rookie of the year 2003 conquista infatti la pole, controllando Kanaan per tutta la corsa. Con Hornish ancora vittima di un incidente, questa volta innescato dal rookie Matsuura, è Castroneves a completare il podio precedendo un aggressivo Manning. Quinto chiude Dixon, alle prese con una frattura al perone rimadiata in un brutto incidente durante le prove.

Si arriva così a Indianapolis, in cui avviene il debutto dei nuovi motori da 3 litri, che segnano il cambio di passo della Honda, capace di conquistare l’intera prima fila con Rice, Wheldon e Franchitti. In gara il sorprendente poleman comanda le prime fasi, per poi cedere il passo a Wheldon e Castroneves, prima che la pioggia causi la prima interruzione della corsa. Quando le ostilità riprendono, i piloti Penske appaiono gli unici non Honda in grado di inserirsi nel discorso di testa, con Hornish che risalendo da centro gruppo arriva a condurre la corsa battagliando con Rice, Wheldon e Kanaan. L’americano perde però tempo prezioso durante una sosta caotica ed esce poi di scena quando si ritrova coinvolto in un contatto tra Manning e Taylor in curva 4. Quando poi anche Castroneves perde il treno dei primi sbagliando l’ingresso nella sua piazzola ai box, la lotta per la vittoria si restringe e Kanaan, Wheldon e Rice, che su una sequenza di rifornimento leggermente sfalsata supera i rivali poco prima che il cielo si riapra sull’ovale dell’Indiana, ponendo fine alla corsa attorno al 180° giro. Per Rice un primo successo da sogno davanti a Kanaan e Wheldon, primi tra i delusi.

Pos. Pilota Punti
1 Dan Wheldon 158
2 Tony Kanaan 157
3 Helio Castroneves 128
4 Buddy Rice 126
5 Scott Dixon 106
6 Darren Manning 100
7 Bryan Herta 91
8 Tora Takagi 88
9 Sam Hornish Jr. 87
10 Alex Barron 82

La prima visita in Texas vede il solito gruppone contendersi le posizioni di testa per tutta la corsa. Franchitti conquista la pole davanti a Rice, che insidia a lungo Kanaan in testa alla corsa, dovendosi però guardare le spalle, fra gli altri, da Hornish e un aggressivo Manning. Proprio un contatto ruota a ruota con l’inglese pone fine alla gara del vincitore di Indy, lasciando strada libera al duo AGR, con Kanaan e Franchitti che nel finale prendono margine chiudendo nell’ordine. Il terzo gradino del podio va a un superlativo Barron che, partito dal fondo, conduce al podio il non irresistibile motore Chevrolet, avendo la meglio su Hornish, a sua volta danneggiato dal contatto Manning-Rice.

L’ovale corto di Richmond, dove la potenza è secondaria, rivitalizza le Penske, in pole con Castroneves. In gara è però Hornish a proporsi davanti, fino a quando una schermaglia nel traffico con Scheckter non degenera, mandando il bicampione contro il muro. Nonostante le diverse strategie portino in testa vari protagonisti, Castroneves appare sempre in controllo della situazione, ma la mossa azzardata di Wheldon e Meira, andati al comando evitando l’ultima sosta, è premiata da alcune bandiere gialle nel finale e dal traffico che frena il brasiliano. Per l’inglese, in fondo alla classifica per buona parte della corsa, arriva così una vittoria insperata davanti ai due brasiliani.

Se Richmond aveva dato un po’ di respiro alle altre squadre, l’ovale del Kansas ripropone il dominio della Honda, che comanda la corsa in lungo e in largo con i team Rahal e AGR. In realtà a dominare sono proprio il poleman Rice e Meira, che completano gli ultimi giri affiancati impedendo qualunque inserimento esterno. I due si presentano praticamente alla pari sul traguardo, con l’americano a beffare il compagno per soli 5 millesimi, mentre Kanaan completa il podio.

Si va quindi a Nashville, dove il team Rahal arriva con l’intenzione di protrarre il momento positivo, piazzando Rice in pole davanti a Meira. In gara è però il brasiliano a fare la voce grossa, comandando tre quarti di corsa in tutta tranquillità, fino a quando una sosta problematica lo spedisce nelle retrovie. Mentre Meira tenta la rimonta, Rice prende il controllo della gara, fino a quando l’ennesima ripartenza non lo fa finire nel mirino di Wheldon, il cui aggressivo attacco in curva 1 conduce a un contatto che estromette entrambi dalla lotta per la vittoria. Il comando passa quindi nelle mani di Kanaan, che all’ultimo giro rintuzza con veemenza un attacco di Hornish, conquistando la terza vittoria stagionale. L’americano chiude secondo davanti a Castroneves e al solito arrembante Manning.

Pos. Pilota Punti
1 Tony Kanaan 325
2 Dan Wheldon 264
3 Buddy Rice 253
4 Helio Castroneves 242
5 Sam Hornish Jr. 200
6 Scott Dixon 188
7 Darren Manning 187
8 Bryan Herta 177
9 Dario Franchitti 173
10 Vitor Meira 170

Dopo la delusione in Tennesse Meira colleziona un’altra prima fila staccando la pole a Milwaukee, dove Scott Dixon è costretto a dare forfait per un brutto incidente in prova. Dopo aver visto Kanaan, Castroneves, Rice e Hornish alternarsi al comando, la seconda metà gara passa sotto il controllo di Dario Franchitti, che prende il comando staccando Rice e Hornish per conquistare il primo successo personale in IRL.

L’appuntamento successivo vede la lunghezza della pista raddoppiare, quando la serie fa tappa a Michigan, dove nel finale si ripropone il solito dominio Honda. La corsa rimane infatti aperta per buona parte della sua durata, con inserimenti al vertice di Scheckter e delle vetture dei team Ganassi e Penske. Il sudafricano è però vittima di un incidente in pit lane, mentre Castroneves perde il treno di testa dopo un contatto con Meira. Nelle ultime battute Kanaan e Rice riescono a costruirsi un piccolo margine sugli inseguitori, giocandosi il successo in volata, dove l’americano precede il leader della classifica per mezza lunghezza. Wheldon regola invece il gruppo per il terzo posto precedendo Hornish e Meira.

I medesimi equilibri si ripropongono in Kentucky, dove Rice centra l’ennesima pole position davanti a Kanaan. In gara lo strapotere Honda è rotto saltuariamente da Hornish e Scheckter, ma il sudafricano è coinvolto come in Michigan in un incidente ai box, mentre l’americano è frenato da un problema durante le soste. La corsa si risolve quindi nelle ultime battute in un gruppo di vetture Honda (8 tra i primi 10), in cui Fernandez ha la meglio su Rice e Wheldon, con Matsuura a centrare un buon quarto posto davanti a Kanaan.

Equilibrio tecnico che non viene alterato neanche nell’ovale corto di Pikes Peak, in cui Kanaan conquista la pole davanti a Wheldon. Mentre un incidente al primo giro dà un brutto colpo alle speranze di titolo di Rice, in gara le Penske e Manning riescono ad affacciarsi nelle prime posizioni, ma la carica di Hornish si arresta ancora contro il muro, mentre l’inglese deve accontentarsi del quarto posto, dietro Wheldon, Fernandez e Franchitti, che firma il secondo successo stagionale confermandosi a suo agio sugli ovali corti.

Pos. Pilota Punti
1 Tony Kanaan 503
2 Dan Wheldon 431
3 Buddy Rice 427
4 Helio Castroneves 359
5 Dario Franchitti 354
6 Sam Hornish Jr. 314
7 Adrian Fernandez 312
8 Vitor Meira 302
9 Darren Manning 296
10 Bryan Herta 295

L’appuntamento di casa a Nazareth ripropone in prima fila le Penske, con Castroneves in pole a comandare la prima fase su Hornish e Kanaan. Qualche difficoltà di troppo nel traffico costa però cara al brasiliano, che in poche curve retrocede fino al quarto posto mentre Hornish, dopo aver preso saldamente il comando della corsa, rovina tutto durante una sosta per un’incomprensione con Roger Penske. Nonostante abbia condotto il gruppo di inseguitori per tutta la gara, Kanaan si ritrova secondo nella fase decisiva, superato da Wheldon durante l’ultimo turno di soste. Per l’inglese arriva così il terzo successo stagionale in un podio tutto AGR, con Kanaan e Franchitti che chiudono al secondo e terzo posto davanti a Rice e Castroneves.

Il brasiliano di Penske fa segnare la pole anche nell’appuntamento successivo a Chicago, che conferma la fama di ovale da mucchio selvaggio. Per 200 giri si assiste infatti a un gruppo compatto di vetture che combattono per le prime posizioni, che vedono alternarsi i soliti noti con qualche intromissione di Manning e Scheckter. Il momento cruciale della gara, e della corsa al titolo, arriva però a 15 giri dalla conclusione, quando le vetture di Manning e Rice si agganciano, mandando per aria la G-Force del team Rahal. Il pilota americano atterra a testa in giù, uscendo incolume dalla sua vettura dopo aver strisciato sull’asfalto per diverse decine di metri. Gli ultimi intensissimi giri vedono tre vetture del team AGR attaccare Fernandez, che però resiste fino al traguardo precedendo di un soffio Herta, Kanaan e Wheldon.

A Fontana Castroneves  precede Scott Dixon in una prima fila tutta Toyota. Il brasiliano domina per gran parte della corsa, perdendo però l’attimo giusto durante le ultime decisive ripartenze, che vedono Fernandez passare al comando davanti a un gruppetto composto da Kanaan, Wheldon e Hornish. Il messicano riesce ancora a spuntarla sul traguardo, raggiungendo quota tre successi, ma il secondo posto è comunque sufficiente a Kanaan per laurearsi campione. Il podio è completato da Wheldon, che precede Hornish e Rice.

Castroneves centra il poker di pole position nell’ultimo appuntamento in Texas, in cui guida una prima fila tutta Penske. Come a Fontana il brasiliano conduce buona parte della gara, braccato da un gruppetto composto da Hornish, Wheldon, Fernandez e Scheckter, con Rice che abbandona subito la corsa per problemi tecnici, consegnando di fatto il secondo posto in classifica a Wheldon. A metà gara la sorte di Hornish e Scheckter segue però quella del pilota di Bobby Rahal e un brutto incidente tra Franchitti e Barron trasforma gli ultimi giri in una resa dei conti tra i superstiti. Castroneves però sorprende tutti, anticipando eccessivamente l’ultima ripartenza e staccando i rivali. Al brasiliano viene concessa la vittoria, al prezzo di 50.000$ di multa, mentre Kanaan conquista l’undicesimo podio stagionale regolando in volata Wheldon e Meira.

Classifica finale
Pos. Pilota Punti Distacco Corse Vittorie Podi Top 5 Top 10 Poles LL L
1 Tony Kanaan 618 0 16 3 11 15 16 2 889 13
2 Dan Wheldon 533 85 16 3 11 12 13 2 433 11
3 Buddy Rice 485 133 16 3 5 7 12 5 342 8
4 Helio Castroneves 446 172 16 1 5 6 13 5 505 9
5 Adrian Fernandez 445 173 15 3 4 6 12 0 173 5
6 Dario Franchitti 409 209 16 2 4 5 8 1 349 6
7 Sam Hornish Jr. 387 231 16 1 3 6 8 0 301 11
8 Vitor Meira 376 242 14 0 2 6 11 1 152 4
9 Bryan Herta 362 256 16 0 1 4 10 0 67 4
10 Scott Dixon 355 263 16 0 1 2 10 0 3 1
11 Darren Manning 323 295 15 0 0 4 8 0 12 4
12 Alex Barron 310 308 16 0 1 2 5 0 3 1
13 Scott Sharp 282 336 16 0 0 0 6 0 5 2
14 Kosuke Matsuura 280 338 16 0 0 1 4 0 11 2
15 Tora Takagi 263 355 16 0 0 1 4 0 0 0
16 Ed Carpenter 245 373 16 0 0 0 1 0 0 0
17 Mark Taylor 232 386 15 0 0 0 3 0 4 1
18 A.J. Foyt IV 232 386 16 0 0 0 1 0 0 0
19 Tomas Scheckter 230 388 16 0 0 1 1 0 32 3
20 Felipe Giaffone 214 404 13 0 0 0 3 0 5 1
21 Townsend Bell 193 425 10 0 0 1 5 0 0 0
22 Jaques Lazier 104 514 7 0 0 0 1 0 0 0
23 Greg Ray 99 519 6 0 0 0 2 0 3 1
24 Al Unser Jr. 44 574 3 0 0 0 0 0 0 0
25 Robbie Buhl 44 574 3 0 0 0 1 0 0 0
26 Roger Yasukawa 39 579 2 0 0 0 1 0 0 0
27 Tomas Enge 31 587 2 0 0 0 0 0 0 0
28 Bruno Junqueira 30 588 1 0 0 1 1 0 16 1
29 Jeff Simmons 26 592 2 0 0 0 0 0 0 0
30 Richie Hearn 12 606 1 0 0 0 0 0 0 0
31 Sarah Fisher 12 606 1 0 0 0 0 0 0 0
32 Robby McGehee 12 606 1 0 0 0 0 0 0 0
33 Buddy Lazier 12 606 1 0 0 0 0 0 0 0
34 Marty Roth 12 606 1 0 0 0 0 0 0 0
35 P.J. Jones 10 608 1 0 0 0 0 0 0 0
36 Robby Gordon 10 608 1 0 0 0 0 0 0 0
37 Larry Foyt 10 608 1 0 0 0 0 0 0 0

 

2004 – Aggiornato

I MOTIVI

Il 2004, prevedibilmente, è l’anno di Sebastien Bourdais, che con una stagione di esperienza alle spalle, può mettere a frutto tutto il suo potenziale. Il titolo è un affare tutto Newman Haas, grazie a un Junqueira più concentrato rispetto al 2003, che pur risultando meno efficace del compagno, si dimostra consistente, riuscendo a tenere il discorso aperto fino all’ultima corsa, dove però si deve arrendere alla supremazia di un Bourdais superiore. Della partita potrebbe essere anche il campione in carica Tracy, che però dopo il bel successo di Long Beach, torna alle vecchie abitudini, gettando al vento punti e vittorie tra errori e contrattempi non ammissibili contro un Bourdais quasi inarrestabile. La stagione vede anche nuovi volti, con l’arrivo del campione F.Atlantic A.J. Allmendinger insieme al team RuSport, sfidati nella caccia al titolo di rookie of the year da Justin Wilson, a tratti molto competitivo con il team Conquest. Una sorpresa arriva anche dal giovane Hunter Reay, che dopo il rocambolesco successo di Surfers Paradise 2003, domina senza discussioni la corsa di Milwaukee.

 

NOVITà REGOLAMENTARI

La stagione 2004 vede inizialmente una modifica alla regola che dal 2002 determina delle finestre di rifornimento obbligatorie per eliminare la guida al risparmio indotta dalla formula consumo. In funzione della distanza di gara, vengono ora imposte da due a tre pit stop da effettuarsi in regime di bandiera verde ed entro un determinato numero di giri.  Dopo aver trasformato in uno spettacolo desolante la corsa potenzialmente avvincente di Road America, la regola viene semplificata prima dell’appuntamento successivo a Denver, prevedendo un solo pit stop obbligatorio da effettuarsi prima di un dato numero di giri, indipendentemente dal regime di bandiera verde o gialla. Il sistema delle soste con cadenza obbligatoria viene comunque mantenuto per l’ovale di Las Vegas, dove ne sono imposte 4 ogni 37 giri.

Per vivacizzare le corse e favorire i sorpassi si ha invece l’introduzione del push to pass, un dispositivo che aumenta temporaneamente la pressione di sovralimentazione, conferendo un aumento di potenza stimato in circa 50 cv, spendibili per un tempo complessivo variabile tra 60 e 75 secondi.  A ciò si somma l’impiego obbligatorio di due diverse mescole di pneumatici, primary (dure) e alternate (morbide, identificate dalla spalla rossa).

Cambia anche il sistema di punteggio, che pur lasciando fondamentalmente inalterati gli scarti tra posizioni, estende l’arrivo a punti dal 12° al 20° posto. Al punto supplementare per il tempo più veloce in ciascuna sessione di qualifica, si aggiungono quelli per il giro più veloce, per aver completato almeno un giro in testa e per il maggior numero di posizioni guadagnate dalla qualifica. I punti disponibili per evento salgono quindi a 36.

Posizione Punti
1 31
2 27
3 25
4 23
5 21
6 19
7 17
8 15
9 13
10 11
11 10
12 9
13 8
14 7
15 6
16 5
17 4
18 3
19 2
20 1
Miglior tempo Qualifica 1 1
Miglior tempo Qualifica 2 1
Giro più veloce 1
Un giro in testa 1
Maggior numero di posizioni guadagnate in gara 1

Sono confermate le regole di congelamento dei telai ammessi (Lola B02 e Reynard 02i), oltre che la monofornitura Ford Cosworth per quanto riguarda i motori e Bridgestone per gli pneumatici.

 

 

TEAM E PILOTI

 

Forsythe Racing

Pilota Paul Tracy (CAN) Rodolfo Lavin (MEX) Patrick Carpentier (CAN)
Vettura #1 Indeck #3 Corona #7 Indeck
Telaio Lola Lola Lola
Ingegnere Todd Malloy Eric Zeto
Stratega Neil Mickelwright
Capo meccanico

 

 

Newman Haas Racing

Pilota Sebastien Bourdais (FRA) Bruno Junqueira (BRA)
Vettura #2 McDonald’s #6 PacifiCare
Telaio Lola Lola
Ingegnere Craig Hampson Guillaume Rocquelin
Stratega
Capo meccanico Tim Coffeen Don Hoevel

 

 

Herdez Competition  

Pilota Ryan Hunter-Reay (USA) Mario Dominguez (MEX)
Vettura #4 #55
Telaio Lola Lola
Ingegnere Will Phillips Michael Cannon
Stratega Ketih Wiggins
Capo meccanico

 

 

 

Walker Racing

Pilota Mario Haberfeld(BRA) David Bensard (AUS)
Michael Valiante (CAN)
Vettura #5 #15
Telaio Reynard Reynard
Ingegnere
Stratega Derrick Walker
Capo meccanico Tim Broyles

 

 

Rocketsports Racing

Pilota Alex Tagliani (CAN) Nelson Philippe (FRA)
Memo Gidley (USA)
Guy Smith (ENG)
Vettura #8 #17
Telaio Lola Lola
Ingegnere
Stratega Paul Gentilozzi Rob Hill
Capo meccanico

 

 

RuSport Racing

Pilota Michel Jourdain Jr. (MEX) A.J. Allmendinger (USA)
Vettura #9 Gigante #10 Western Union
Telaio Lola Lola
Ingegnere David Brown
Stratega Jeremy Dale Paul Russo
Capo meccanico

 

 

Dale Coyne Racing

Pilota Oriol Servia (SPA) Tarso Marques (BRA)
Gaston Mazzacane (ARG)
Jarek Janis (CZE)
Vettura #11 #19
Telaio Lola Lola
Ingegnere Dave Watson
Stratega Dale Coyne
Capo meccanico

 

 

PKV Racing

Pilota Jimmy Vasser (USA) Roberto Gonzalez (MEX)
Vettura #12 #21
Telaio Lola Lola
Ingegnere
Stratega Russell Cameron
Capo meccanico

 

 

Conquest Racing

Pilota Alex Sperafico (BRA) Justin Wilson (ENG)
Nelson Philippe (FRA)
Vettura #14 Mi Jack #34 Mi Jack
Telaio Reynard/Lola Lola
Ingegnere
Stratega Eric Bachelart
Capo meccanico

 

 

 

IL CALENDARIO

Rispetto al 2003 il calendario subisce una drastica contrazione, sia temporale che come numero di eventi. St. Petersburg esce di scena lasciando posto come prova inaugurale a Long Beach, programmata per metà aprile, due mesi dopo rispetto alla prima corsa del 2003. Cancellate anche le costose trasferte europee, accompagnate dalla perdita di una tappa storica, Laguna Seca. Restano tre le corse in Canada, con Vancouver che però cede il passo a un circuito temporaneo realizzato nell’aeroporto di Edmonton. Confermata l’esclusione di Fontana, passata al calendario IRL, rimangono in calendario due ovali, Milwuakee e Las Vegas. Restano due anche le trasferte a sud del confine, con Mexico City ancora a chiudere la stagione la prima settimana di novembre.

Gara Data Pista Tipologia
1 18 aprile Long Beach Cittadino
2 23 maggio Monterrey Stradale permanente
3 5 giugno Milwaukee Ovale corto
4 20 giugno Portland Stradale permanente
5 3 luglio Cleveland Stradale – aeroporto
6 11 luglio Toronto Cittadino
7 25 luglio Vancouver Cittadino
8 8 agosto Road America Stradale permanente
9 15 agosto Denver Cittadino
10 29 agosto Montreal Cittadino
11 12 settembre Laguna Seca Stradale permanente
12 25 settembre Las Vegas Ovale medio – 1.5 miglia
13 24 ottobre Surfers Paradise Cittadino
14 7 novembre Città del Messico Stradale permanente

 

 

RACCONTO DELLA STAGIONE

Il team Newman-Haas monopolizza la prima fila nell’appuntamento inaugurale di Long Beach, con Junqueira a precedere Bourdais. Entrambi devono però lasciare spazio in partenza a Tracy, che con una grintosa staccata si porta subito in testa alla prima curva, mentre Tagliani soffia al francese la terza piazza. Dopo una iniziale neutralizzazione per un incidente nelle retrovie, in testa Tracy conduce per tutta la corsa, facendo l’elastico con Junqueira, che dopo l’ultima sosta sembra potersi avvicinare al canadese, ma deve in realtà guardarsi dal ritorno di Bourdais, I tre chiudono nell’ordine, precedendo Carpentier, che dopo l’ultima sosta riesce ad avere ragione di un battagliero Dominguez, beneficiario dei guai in pit lane che eliminano dalla contesa Tagliani. Ottima sesta piazza del debuttante Wilson, coinvolto nell’incidente iniziale, che precede Hunter-Reay, quinto nelle prime fasi e scivolato indietro dopo la prima sosta.

Monterrey un mese più tardi Bourdais replica la pole position di 12 mesi prima, precedendo il padrone di casa Dominguez. Mentre il francese prende subito il comando, il messicano va in testacoda al secondo giro, finendo in coda al gruppo. Ne approfitta Junqueira, che sale al secondo posto davanti a Wilson e Tracy. In mezzo a diverse alternanze al vertice indotte dalla cervellotica regola delle due soste obbligatorie in bandiera verde, Junqueira approfitta di una sosta lenta del compagno per prendere il comando nel tratto centrale di gara. Tallonato a lungo il brasiliano, Bourdais restituisce però il favore all’ultimo pit stop, andando a condurre in tranquillità un 1-2 Newman-Haas. Terzo chiude Dominguez, bravo e fortunato nella sua rimonta a sfruttare le tante bandiere gialle e una strategia alternativa, così come Carpentier, che precede l’arrembante Tagliani. Ancora un ottimo piazzamento di Wilson, che per tutta la gara contiene un Tracy sotto tono.

Milwaukee vede invece il dominio totale di Ryan Hunter-Reay, che mette a frutto i test precedentemente effettuati dal team Herdez sul miglio del Wisconsin, centrando la pole e dominando la corsa. Mai una minaccia per l’americano, prima Bourdais e poi Tracy abbandonano invece dopo aver colpito il muro: il primo nel traffico, il secondo mentre cerca di passare all’esterno Carpentier per il secondo posto. Senza nessuna possibilità di competere con Hunter-Reay, che centra in scioltezza il secondo successo in carriera, il canadese chiude al secondo posto avendo la meglio su Jourdain, ultimo dei piloti a pieni giri davanti a Vasser e il positivo Allmendinger, che precede Junqueira.

Il riscatto del team Newman-Haas arriva però subito a Portland, dove Bourdais precede Junqueira in prima fila. Superate due bandiere gialle iniziali causate da errori di Dominguez, la gara si risolve in breve in un affare privato tra i due, che ingaggiano un continuo elastico attorno ai pit stop da cui il francese esce vincitore, precedendo sul traguardo il compagno per poco più di un secondo. Paul Tracy, a lungo frenato dal doppiato Tagliani, chiude la sua prova solitaria in terza piazza davanti al compagno Carpentier, che su una strategia alternativa ha la meglio su Wilson e Allmendinger, protagonisti di un lunghissimo duello per il quinto posto.

Posizione Pilota Punti
1 Bruno Junqueira 105
2 Patrick Carpentier 99
3 Sebastien Bourdais 98
4 Paul Tracy 79
5 Ryan Hunter-Reay 75
6 Justin Wilson 71
7 Mario Dominguez 66
8 Alex Tagliani 61
9 A. J. Allmendinger 54
10 Jimmy Vasser 52

Una inedita prima fila Tracy-Wilson guida il gruppo sotto la bandiera verde a Cleveland. Dalla seconda fila l’aggressiva staccata in curva 1 di Tagliani sorprende però l’ex F1, che perde il controllo in frenata e travolge Tracy. Del disastro anglo-canadese approfitta il solito Bourdais, che va subito in fuga davanti a Servia, abile a trovare il varco giusto nella confusione del via e poi promosso al secondo posto da un guasto alla vettura di Carpentier e un testacoda di Allmendinger. Dopo le prime soste lo spagnolo deve però cedere a Junqueira, in rimonta dopo difficoltà nelle prove e posizioni perse alla prima curva. Nonostante due bandiere gialle, il brasiliano non può però impensierire Bourdais, che guida la seconda doppietta consecutiva del team Newman-Haas. Un gran ritmo e una strategia fortunata risollevano la giornata di Tagliani, che chiude terzo precedendo Servia e Vasser.

E’ ancora Bourdais a comandare nell’appuntamento successivo di Toronto, accomodandosi in pole position davanti a Tracy. La svolta alla gara e al campionato arriva già alla prima curva, quando il capo classifica Junqueira non lascia spazio all’esterno a Dominguez, causando il ritiro di entrambi. Nelle prime fasi il duo di testa prosegue compatto incalzato da Wilson, con Carpentier e Tagliani più staccati. Il primo turno di soste vede poi lo stesso Wilson sopravanzare Tracy, che alla ripartenza dopo l’incidente del rientrante Gidley manda in testacoda l’inglese, causando una reazione a catena che rovina anche la corsa di Servia. La conseguente penalità spedisce il canadese in fondo al gruppo, promuovendo al secondo posto Vasser, seguito da Hunter-Reay, che approfitta del dritto di Tagliani. Tracy, protagonista di una rimonta spiritata, raggiunge il quinto posto, prima di spedire contro il muro Jourdain in uscita dalla pit lane e guadagnarsi un’altra penalità. Recuperata la vettura di Gonzalez, spinto contro il muro da Tagliani, negli ultimi giri Bourdais va serenamente a vincere davanti a un ottimo Vasser e Carpentier, che toglie ad Hunter-Reay il podio in un contatto nel finale che costa all’americano una foratura.

Dopo i disastri di Toronto Tracy si presenta pronto al riscatto a Vancouver, dove conquista la pole davanti al sorprendente Lavin. Mentre l’idolo di casa prende subito il comando, il messicano al via cede la seconda piazza a Bourdais, rovinando poi la sua prova con un testacoda solitario, prima che con una manovra assurda il doppiato Sperafico elimini Carpentier, causando la prima neutralizzazione. Il primo turno di soste premia il duo RuSport Allmendinger-Jourdain, che si porta alle spalle di Tracy mentre Bourdais perde posizioni alle prese con problemi di assetto. Neanche un errore di calcolo durante la seconda sosta impensierisce il leader, che negli ultimi giri viaggia a passo di qualifica per costruire un margine sufficiente a effettuare un rabbocco. Tornato in pista abbondantemente in testa, Tracy è quindi libero di centrare il secondo successo stagionale, precedendo l’ottimo Jourdain e Allmendinger, bravo a contenere Junqueira per centrare il primo podio in carriera. In difficoltà dopo il primo pit stop, Bourdais deve accontentarsi del quinto posto. Menzione di merito per Mazzacane, che riesce ad autoeliminarsi già nei giri di riscaldamento.

Bourdais conquista una larga pole position nel successivo appuntamento di Road America, precedendo il sorprendente Hunter-Reay. Mentre il capo classifica prende subito il comando, l’americano rimane però intruppato al via, precipitando poi in coda al gruppo dopo un evitabile contatto con Vasser, che perde un giro coinvolgendo anche Carpentier. Bourdais guida poi il gruppo fino alla neutralizzazione successiva per recuperare Gonzalez, insabbiatosi alla Canada Corner. Nella seguente ripartenza il francese non riesce poi a contenere Tracy, che gli strappa il primato con un grande sorpasso all’esterno. Dopo aver perso anche la seconda piazza in favore di Servia, una strenua difesa del terzo posto su Junqueira porta a un contatto in curva 1, che vede il brasiliano insabbiarsi e perdere un giro. La bandiera gialla, unita alla delirante regola dei tre pit stop obbligatori in bandiera verde, rende poi incomprensibile la corsa, che vede i primi fermarsi in pit lane subito dopo la ripartenza. Ne approfitta Tagliani, fermatosi precedentemente, che prende il comando dopo aver superato Wilson, sulla stessa strategia. Mentre negli ultimi 30 giri i pit stop si susseguono con una frequenza ridicola, Tracy vede prima sfumare il podio per una pistola difettosa, poi esce di pista quando non può evitare Junqueira, doppiato, che gli frena davanti alla staccata della curva 5. Il canadese sopravvive poi a un assalto di Allmendinger, che girandosi causa l’ennesima neutralizzazione. Con la corsa accorciata per il sopraggiungere delle due ore, negli ultimi tre minuti di bandiera verde Tagliani controlla la situazione, andando a cogliere il primo successo in carriera davanti a Lavin, emerso in seconda posizione dal caos delle strategie, che chiude davanti a Bourdais e Hunter-Reay, bloccati poco correttamente dal doppiato Carpentier, compagno di squadra del messicano.

Posizione Pilota Punti
1 Sebastien Bourdais 213
2 Bruno Junqueira 166
3 Alex Tagliani 153
4 Paul Tracy 152
5 Patrick Carpentier 141
6 Ryan Hunter-Reay 139
7 Jimmy Vasser 127
8 Mario Dominguez 126
9 A. J. Allmendinger 116
10 Justin Wilson 107

Il team Newman-Haas monopolizza ancora la prima fila nell’appuntamento successivo di Denver, che vede il riacutizzarsi della rivalità tra i suoi alfieri. In una replica di quanto accaduto la settimana prima, al via un deciso attacco all’esterno di Junqueira spedisce infatti in testacoda Bourdais, costretto a ripartire dal fondo. Mentre il francese inscena una furiosa rimonta, il brasiliano comanda la corsa fino alla prima sosta, che lo vede scavalcato da Tracy. Alle prese con problemi ai freni, Junqueira subisce poi anche l’attacco di Dominguez e addirittura di Bourdais, che approfitta di una bandiera gialla nel finale per puntare il duo di testa. “Spostato” il messicano con una dura manovra in ripartenza, il francese non perde poi tempo per avventarsi su un Tracy in difficoltà e involarsi verso un successo insperato ma fondamentale, non solo per la classifica, ma anche per fiaccare il morale dei rivali, Tracy e Junqueira su tutti, demoliti dalla superiorità del francese.

Bourdais porta a sei il suo bottino di pole position a Montreal, precedendo Allmendinger. Mentre il francese alla bandiera verde prende subito il comando, l’americano ha invece un avvio incerto, subendo una foratura per un contatto con Tagliani, che spingendo Tracy sull’erba crea scompiglio nel gruppo. Dopo la neutralizzazione per un incidente solitario di Hunter-Reay, Bourdais guida il gruppo fino alla prima sosta, subendo poi il sorpasso di Dominguez a gomme fredde, mentre Junqueira in terza piazza continua a precedere Tagliani e Tracy. Una pistola bloccata durante la sosta successiva compromette però la corsa del messicano, riconsegnando il comando a Bourdais, che dopo il pit stop esce incredibilmente di scena quando Allmendinger, su una diversa strategia, lo travolge al tornantino. Il comando passa così a Junqueira, che con venti giri da completare conduce con oltre 10 secondi di vantaggio su un serrato gruppetto composto da Tracy, Carpentier, Dominguez e Wilson. Problemi tecnici eliminano poi l’inglese, mentre Tracy deve lasciare spazio a Carpentier e Dominguez, che però nel finale sono ormai troppo staccati dal leader Junqueira, che conquista il primo successo stagionale riducendo a 34 punti il suo distacco da Bourdais.

Il francese risponde facendo segnare l’ennesima pole position a Laguna Seca, precedendo Carpentier. E’ però Tracy a contendergli da subito il comando, fino a quando il duello non porta all’ennesima scontro che procura una foratura al francese e un danno all’ala anteriore del campione in carica. Tracy conserva comunque il comando su Carpentier e Allmendinger fino al primo pit stop, ma prima è superato dal compagno, poi torna in pit lane per una foratura procurata dall’ala danneggiata, perdendo un giro nel processo. Non ne approfitta Allmendinger, che facendo spegnere il motore durante la sua sosta regala il secondo posto a un Junqueira in difficoltà nelle prove. L’americano completa poi la frittata urtando Servia, che però riesce a continuare e conservare la terza piazza. Neanche una bandiera gialla per recuperare la vettura di Gonzalez impensierisce nel finale Carpentier, che stacca facilmente Junqueira, conquistando la prima vittoria stagionale. Il podio è completato da un eccellente Servia, che precede Jourdain, Hunter-Reay, Tagliani, Haberfeld e Bourdais, rallentato nella sua rimonta da un maldestro contatto con Gonzalez.

Carpentier conferma il momento positivo a Las Vegas, conquistando la pole position davanti a Bourdais e duellando per la vetta con Junqueira nelle prime fasi. Dopo un testacoda di Hunter-Reay in corrispondenza del giro della prima sosta obbligatoria (4 in tutto) che causa un po’ di confusione, costando una penalità a Tagliani, Bourdais emerge dal gruppo dopo un pit stop lento, prendendo il comando su Vasser e Allmendinger. Il francese conduce con margine anche dopo il secondo turno di soste, precedendo Junqueira, che a fatica prende distanza da un bellicoso gruppetto di inseguitori guidato da Vasser, Lavin e Carpentier. Il terzo pit stop non altera la situazione, promuovendo però Dominguez al terzo posto, prima che il gruppo venga ricompattato dalla rottura del motore di Guy Smith. La neutralizzazione è sfruttata da tutti per effettuare l’ultimo pit stop, da cui Bourdais e Junqueira emergono ancora in vetta. I due staccano gli inseguitori fin dalla ripartenza, ingaggiando un serrato duello che li vede affiancati per buona parte degli ultimi trenta giri. In vista della bandiera a scacchi il doppiaggio di Haberfeld fa perdere però la ruota del compagno a Junqueira, che sulla dirittura d’arrivo non ha più lo spunto per mettere il muso davanti. Per Bourdais arriva così la sesta vittoria stagionale, che porta a 27 i suoi punti di vantaggio. Carpentier, alle prese con problemi al cambio, porta a casa il terzo posto precedendo Lavin, che al termine di una lunga battaglia regola Vasser, Allmendinger e Dominguez, penalizzato da un ultimo pit stop lento. Ancora meno fortuna per Tracy, subito fuori per problemi alla trasmissione.

Posizione Pilota Punti
1 Sebastien Bourdais 307
2 Bruno Junqueira 280
3 Patrick Carpentier 241
4 Paul Tracy 218
5 Alex Tagliani 206
6 Mario Dominguez 203
7 A. J. Allmendinger 184
8 Ryan Hunter-Reay 176
9 Oriol Servia 174
10 Jimmy Vasser 171

Tracy conquista la pole position nel penultimo appuntamento di Surfers Paradise, precedendo i contendenti al titolo. Sopravvissuto a un contatto con Allmendinger, Bourdais mette pressione al canadese nella prima metà gara mentre Junqueira, inizialmente staccato, si fa sotto in vista del secondo turno di soste portandosi dietro Dominguez. Un testacoda di Haberfeld da a tutti la possibilità di completare sotto bandiera gialla i pit stop, che vedono Junqueira superare Bourdais tra le proteste della crew del francese, che reclama un’irregolarità del brasiliano nell’uscita dalla piazzola. Dopo i pit stop di Allmendinger, Carpentier e Wilson, su una strategia alternativa a due soste, è quindi Junqueira a prendere il comando su Bourdais, beneficiando del precedente dritto di Tracy, precipitato al quarto posto dietro anche a Dominguez. Rassegnato a un rabbocco nel finale, il brasiliano prende un ampio margine su Bourdais ma a quattro giri dal termine, quando tutti i leaders imboccano la pit lane, Carpentier è vittima di un violento incidente a causa del cedimento dell’ala anteriore, in bilico per buona parte della corsa e irresponsabilmente non sostituita. Il canadese fortunatamente se la cava solo con un grosso spavento mentre la corsa si conclude sotto bandiera gialla, con Junqueira dichiarato vincitore davanti a Bourdais, Dominguez, Tracy e Hunter-Reay.

Posizione Pilota Punti
1 Sebastien Bourdais 335
2 Bruno Junqueira 313
3 Patrick Carpentier 247
4 Paul Tracy 243
5 Mario Dominguez 228
6 Alex Tagliani 208
7 A. J. Allmendinger 204
8 Ryan Hunter-Reay 197
9 Oriol Servia 182
10 Jimmy Vasser 180

Nonostante gli basti un undicesimo posto per portare a casa il titolo, Bourdais conquista con ampio margine la pole position per la corsa decisiva di Mexico City, precedendo il rivale Junqueira. Superate alcune bandiere gialle nelle prime battute, il francese è semplicemente imprendibile, seminando in breve Junqueira e gli inseguitori Wilson, Vasser e Servia. Nulla cambia al vertice dopo il primo turno di soste, mentre ritardando il pit stop Allmendinger riesce a portarsi al terzo posto. Con oltre venti secondi di vantaggio, al 42° giro Bourdais rischia però di buttare tutto alle ortiche girandosi all’ingresso dello stadio. Evitate le barriere, il francese riesce comunque a ripartire con ancora 5 secondi di vantaggio su Junqueira. Il leader estende poi nuovamente il suo vantaggio prima del secondo turno di soste, navigando nel traffico negli ultimi giri per cogliere il settimo successo stagionale che gli vale il meritato titolo Champ Car 2004. Junqueira deve così accontentarsi del secondo posto in gara e in campionato, chiudendo davanti al rookie of the year Allmendinger, che precede sul traguardo l’altro rookie di lusso Wilson, con Vasser che a chiudere la top 5.

 

Classifica finale

Classifica finale
Pos. Pilota Punti Distacco Corse Vittorie Podi Top 5 Top 10 Poles LL L
1 Sebastien Bourdais 369 0 14 7 10 11 12 7 534 11
2 Bruno Junqueira 341 28 14 2 10 11 12 1 95 6
3 Patrick Carpentier 266 103 14 1 5 8 10 2 66 5
4 Paul Tracy 254 115 14 2 4 7 10 3 286 8
5 Mario Dominguez 244 125 14 0 3 6 11 0 10 3
6 A. J. Allmendinger 229 140 14 0 2 5 9 0 16 2
7 Alex Tagliani 218 151 14 1 2 3 10 0 50 4
8 Jimmy Vasser 201 168 14 0 1 5 9 0 5 1
9 Oriol Servia 199 170 14 0 1 2 8 0 6 2
10 Ryan Hunter-Reay 199 170 14 1 1 4 8 1 250 1
11 Justin Wilson 188 181 14 0 0 2 8 0 1 1
12 Michel Jourdain, Jr. 185 184 14 0 2 3 6 0 13 3
13 Mario Haberfeld 157 212 14 0 0 1 7 0 0 0
14 Rodolfo Lavin, Jr. 156 213 14 0 1 2 5 0 3 1
15 Roberto Gonzalez 136 233 14 0 0 0 5 0 0 0
16 Nelson Philippe 89 280 11 0 0 0 4 0 0 0
17 Gaston Mazzacane 73 296 10 0 0 0 1 0 0 0
18 Guy Smith 53 316 7 0 0 0 3 0 0 0
19 Alex Sperafico 47 322 8 0 0 0 1 0 0 0
20 David Besnard 18 351 1 0 0 0 1 0 0 0
21 Memo Gidley 15 354 2 0 0 0 0 0 0 0
22 Tarso Marques 9 360 3 0 0 0 0 0 0 0
23 Michael Valiante 7 362 1 0 0 0 0 0 0 0
24 Jarek Janis 3 366 1 0 0 0 0 0 0 0

 

Foto di copertina: meccaofspeed.com, Scott Rohloff and John Vatne